La ricetta taglia costi

massive attack:live with me

Come si fa a tenere i costi sotto controllo? Come e cosa tagliare?

Tre imprenditrici ci raccontano, senza ipocrisie, la loro esperienza. Attenzione quindi: questo post potrebbe non piacervi.

Sono ben 3 le ricette che vi proponiamo, non una sola.

1. Menu’ classico: faccio meglio quel che so fare bene, faccio fare ad altri il resto.

Questa ricetta è in tutti i manuali, pardon ricettari: ci sarà un perchè! Si chiama anche innovazione + outsourcing: vediamo come funziona in pratica.

Ce lo racconta Sara Erba, industriale del settore moda.

Controllare i costi è un impegno delicato, non basta tagliare, bisogna tenere conto di mille sfumature ed equilibri per non perdere qualità e flessibilità.

Gli interventi sono diversi a seconda che si tocchi la produzione o l’amministrazione&gestione.

In produzione non posso agire più di tanto sui costi del personale. Abbiamo decine e decine di lavorazioni, solo alcune standardizzate: e’ necessaria una conoscenza approfondita sia dei materiali che del processo produttivo . Quando ci siamo rivolti a lavoratori con contratti a tempo determinato o agenzie interinali il risultato è stato pessimo.

Ciò che facciamo è cercare di rendere più snelle le lavorazioni introducendo sempre nuovi strumenti, macchinari, procedure produttive e di controllo dei flussi interni dei magazzini.

E’ paradossale: spendiamo x spendere meno.

Potremmo ridurre i costi facendo fare da altri, in outsourcing, alcune lavorazioni, ma i costi di trasporto arrivano ad incidere notevolmente. Inoltre siamo specializzati in collezioni personalizzate medio/piccole, affidarci all’esterno e’ spesso antieconomico.

Nell’amministrazione invece un’interessante riduzione dei costi è stata fatta dando in outsourcing la contabilità, la gestione del personale, le manutenzioni etc. e snellendo il più possibile struttura e procedure.”

Quella di Sara e’ una realtà tipica del made in Italy. Qualità elevata, assicurata soprattutto dal “sapere fare” di alcune persone. E’ un’azienda di piccole dimensioni, una decina i dipendenti: eppure anche qui e’ possibile innovare prodotti e processi e tagliare quei costi che non riguardano il “cuore” dell’impresa.

2. Cucina fusion: domanda flessibile, risposta flessibile, lavoro flessibile.

Certi piatti son così: si prendono cose che esistono e si combinano, cercando nuovi equilibri.

Ad esempio, anziche’ tagliare i costi , si trasformano: da costi “fissi” a costi “variabili”.

Sono fissi i costi che dobbiamo sostenere anche se non abbiamo clienti. L’affitto, ad esempio, e’ un costo che non dipende dalla quantità prodotta. Altri costi variano a seconda di quanto produciamo: produciamo tot. marmellata, abbiamo un costo xy per frutta e zucchero. Piu’ marmellata, piu’ frutta e zucchero… (per le puriste/i : sì, l’aumento-diminuzione dei costi variabili non e’ necessariamente proporzionale al variare della quantità prodotta, tutte le economie di scala riducono sensibilmente l’incidenza di certi costi etc.).

Elisabetta Grassi, imprenditrice del turismo, ha necessità di collaboratori altamente qualificati e “fidelizzati” (anche selezione e formazione del personale sono un costo) e l’esigenza di non avere a busta paga troppo personale quando ci sono meno clienti.

“Nell’alberghiero il numero dei lavoratori aumenta in modo direttamente proporzionale al numero dei clienti. Che purtroppo sempre piu’ spesso prenotano all’ultimo momento.

Uno dei modi più efficaci per ridurre i costi in questo momento è quindi avere meno lavoratori a contratto, anche stagionali, e usare i famosi vouchers, che permettono elevata flessibilità.

Abbiamo sempre messo al primo posto la professionalità dei collaboratori, garanzia di servizio ad alto livello, con contratti a tempo indeterminato per chiunque meritasse il giusto riconoscimento per professionalità e fedeltà.

La nostra sensibilità non è cambiata, nel senso che riteniamo i collaboratori importanti tanto quanto un’ottima struttura. Purtroppo però le modalità sono necessariamente cambiate.

Oggi preferiamo premiare i dipendenti non con contratti a tempo indeterminato, ma in termini di retribuzioni. Alla fine il costo non diminuisce di molto, ma la flessibilità sì e in questo momento la flessibilità è una variabile fondamentale.

E’ chiaro poi che in un momento di incertezza come questo i nostri budget vengono tenuti sotto controllo a brevissimo periodo, così come il magazzino e le previsioni di fatturato. Siamo così passati a budget e rendicontazioni mensili invece che semestrali.”

3.Cucina molecolare: quel che conta e’ il risultato

Daniela De Angelis, è imprenditrice in un settore particolare, il marketing operativo. Si occupa proprio di questi servizi che, come ci ha detto Sara al punto 1, le imprese esternalizzano.

“Io ho ragionato sull’efficienza e sulla produttività, investendo in strumenti e formazione.

I nostri collaboratori non sono misurati a ore ma a performance e come tale sono remunerati. Sono stati introdotti elementi di flessibilità significativi.

Per contro l’azienda investe in formazione, coinvolge le risorse direttamente sui progetti del cliente e sul budget delle commesse. Un altro elemento positivo per l’efficienza e la produttività e’ stare vicino alle persone, per coinvolgerle, motivarle ed incentivarle.

Tutti stiamo soffrendo i contratti di lavoro di vecchia concezione. Lo dimostrano i numeri degli interinali e il successo dei voucher.

Di fatto i contratti lunghi da parte dei clienti non esistono più, e quindi i costi di contratti a tempo indeterminato non sono sostenibili né si giustificano nei mercati.

Non ci sono ricette, ma ci vuole coraggio e innovare le regole. Si deve ragionare per commessa.

I servizi come manutenzione, amministrazione, IT , sempre più vengono esternalizzati dalle aziende. Ma si tratta di commesse a termine: creano lavoro, ma lavoro che deve avere la stessa logica”

E se al caffe’ i conti non tornano? – una postilla.

Le scelte di queste imprenditrici sono comprensibili e razionali e tengono conto delle persone che lavorano con e per loro. Tra l’altro tutte e tre si sono messe in gioco, dicendo cose anche “antipatiche”: anche per questo le ringrazio. Le loro ricette sono un mix di ingredienti adatti al loro specifico settore, alle caratteristiche della loro organizzazione e ad uno scenario di incertezza e cambiamento..

Flessibilità e’ una delle parole pìu’ usate.

E questo mi ha fatto pensare che

quello che e’ razionale per il singolo individuo e’, forse, irrazionale per il sistema.

Se passiamo dalla singola impresa a un livello piu’ generale, maggiiore flessibilità significa anche meno soldi da spendere/investire e quindi, ad esempio, meno consumi (alcune analisi economiche dicono che in Italia negli ultimi anni e’ andata così). E’ piu’ difficile per i singoli immaginare il proprio futuro – e non poter vedere un futuro ha riflessi anche sull’economia. E può portare a maggiore disuguaglianza, cioe’, indipendentemente dal sistema di valori cui ciascuna/o di noi fa riferimento, problemi socio-economici da gestire.

Una riflessione, la mia, sui paradossi dell’economia, su come sia difficile trovare le soluzioni (e a volte, persino dirle!).

la foto di LALI MASRIERA su flickr

Turismo settore leader?

Si’, il turismo e’ leader. 

Anche contro lo spreco alimentare. Il 5 giugno e’ la Giornata Mondiale dell’Ambiente e noi la festeggiamo così: esperienze concrete per ridurre lo spreco alimentare.

 

Comunicato Stampa #savethefood5giugno.


AL LAVORO DOPO LA MATERNITA’ – Darsi una mano 3

Beautiful womenRientrare al lavoro dopo la maternità o paternità non e’ semplice.  Nel frattempo, fra il prima e il dopo, e’ cambiato il mondo: quello dei genitori e quell’altro,  in azienda e fuori.

 

C’è anche una diffusa cultura “contro” ,  che rende impossibile conciliare lavoro e figli. Se diventi genitore e sei donna, sul lavoro  sembra che hai chiuso, o quasi.  Lo dicono i numeri, ma qui parliamo dei fatti.  Statistiche e dati in un’altro post.

I FATTI

Dopo un’assenza prolungata, il rientro al lavoro e’ di per se’ un trauma:  sono cambiate le procedure, i clienti, i colleghi, la concorrenza, il mercato, i prodotti.  Bisogna ri-adattarsi a orari, tempi, luoghi e modi.

E poi, c’e’ il  nuovo capo: una boss o un boss che strilla, chiama a qualsiasi ora, non sente ragioni e impone mansioni non sempre qualificate o gradevoli… Genitore, At-ttenti!

Un bel casino, chi lo conosce lo sa.   Eppure qualcosa si può fare.

Whirpool, multinazionale che ha una sede a Varese, ha un “programma” per il rientro.

“Welcome back kit” : “bentornata, bentornato – ecco come fare”.

Colleghi e consulenti spiegano cosa e’ successo durante l’assenza, gli aspetti contrattuali legati alla maternità/paternità e come affrontare alcuni punti “critici” – la gestione del tempo, le relazioni con i colleghi dopo il rientro etc.

Piu’ in dettaglio il programma lo trovate qui http://www3.varesenews.it/economia/welcome-back-training-per-le-mamme-un-ritorno-al-lavoro-guidato-276611.html

Whirpool non e l’unica azienda che offre programmi per chi tiene famiglia: PWC offre servizi e assistenza prima, durante e dopo la nascita dei figli. L’intervista al responsabile del personale e’ qui  http://donne.manageritalia.it/2013/11/27/smart-welfare-pwc/    Il linguaggio “tecnico” e’ faticoso, ma comunque bravi anche a quelli di pidabliusì (e all’orgoglioso manager-papà intervistato).

E’ vero, queste non sono piccole aziende:

ma non ci avevano detto che le dimensioni non contano?

Le imprese piccole possono fare lo stesso unendosi, divendo le spese, aiutate magari da Comitati per l’imprenditoria femminile, associazioni di categoria etc.  (ci siete?)

Foto Beautiful women by Ray RLJ Photography NYC  su Flickr


Ambiente, paesaggio, cultura: contributi per progetti culturali

Wassup?

La Camera di commercio finanzia la progettazione di un’iniziativa  in linea con “Paesaggio a colori”, piano strategico culturale del Verbano Cusio Ossola. Domande entro il 13 dicembre 2013.  Bando e info su http://www.vb.camcom.it/Tool/News/Single/view_html?id_news=730

Paesaggio a colori e’ un’iniziativa sviluppata nel 2012 da Camera di commercio e Provincia, insieme al Distretto dei Laghi e con il contributo di Fondazione Cariplo. Hanno partecipato 80 rappresentanti di associazioni culturali, enti ed istituzioni pubbliche, comuni e comunità montane, associazioni di categoria e sono stati 1.500 studenti delle superiori.

Durante un anno di lavoro sono emersi punti di forza e debolezza, criticità ed opportunità del sistema culturale locale. Ma soprattutto sono state individuate e condivise priorità e modalità per raggiungerle

Foto Wassup? – di Charlie Stinchcomb su Flickr


ROSA? NO, ABBIAMO BISOGNO DI QUOTE AZZURE

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Alle superiori, solo 4 prof. su 10 sono uomini, meno di 3 su 10 alle medie. Insegnanti, baby sitter, assistenti di direzione: tutte donne o quasi. Sì, le quote azzurre servono. Si laureano piu’ femmine che maschi: ahi, anche all’Università servono le quote azzurre? Purtroppo se i ragazzi si laureano di meno e’ perche’ ne hanno meno voglia. La differenza fra quote rosa e quote azzurre e’ tutta qui.

Gli uomini sono assenti perche’ non vogliono, non perche’ non riescono ad esserci!

La buona notizia e’ che la situazione migliora, lentamente.

The good news is we are making progress, but very slowly

                                                  Saidia Zandi – World Economic Forum

Lentamente migliora nel mondo, lentamente migliora in Italia.

L’Italia resta al 71° posto su 136 Paesi presi in esame dal World Economic Forum – una delle piu’ autorevoli voci nel mondo in materia di analisi economiche e sociali.  Recuperiamo qualche posizione rispetto al 2012: piu’ donne in politica. Sarò mica un effetto quote rosa?

La nostra esperta Cinzia Gatti ha preparato  una sintesi dei dati mondiali, italiani e della provincia del VCO:  la trovate su slideshare  .Ne abbiamo parlato a “Donne per la sostenibilità” il 15 novembre.

I NUMERI

I dati servono: innanzitutto per vedere la realtà come e’, non come ci piacerebbe che fosse.

Senza dati, ci sentiamo un pò come nel paese dei bugiardi. Il paese inventato (inventato?) da un uomo che ha avuto voglia di fare anche il maestro:

In quel paese nessuno /diceva la verità,/ non chiamavano col suo nome/ nemmeno la cicoria:

la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole/ c’era subito uno pronto/ a dire: “Che bel tramonto!”

                                                                                                                                                            Gianni Rodari – Il Paese dei bugiardi

Nel Verbano Cusio Ossola 1 impresa su 4 è governata da donne. Prevalgono turismo, dove quasi la metà delle imprese sono governate da donne, e commercio.

Il contributo delle donne all’economia provinciale e ai settori trainanti dell’economia provinciale e’ evidente. Tutto bene? No.

Le donne sono piu’ della metà dei cittadini (51%) e poco meno del 60% dei residenti laureati. Eppure  nel VCO il tasso di disoccupazione femminile e’ 3,6 punti percentuali piu’ di quello maschile.  Moltissime le donne scoraggiate  che abbandonano il mercato del lavoro. Il tasso di inattività femminile tra i 35-44 anni,  passa dal 17% nel 2011 ad oltre il 25% nel 2012.

E LA POLITICA?

Sono poche donne le  sindaco nel Verbano Cusio Ossola: 9 su 77 comuni.  Ancora meno le donne presenti in Giunte e Consigli comunali: risultati ben al di sotto delle medie regionali e nazionali.

Questi e molti altri dati li trovate nel bilancio integrato 2012 della Camera di commercio: contiene un primo bilancio di genere.

Detto altrimenti:

I temi posti dalle donne, la loro responsabilità, concretezza, il loro senso immediato di ciò che è primario, la loro vicinanza alla vita, la loro idea di economia di  crescita e di sviluppo NON ENTRANO NELLE AGENDE POLITICHE

                                                                                                                                                                                                                                    Pieranna Margaroli – imprenditrice

 Della stessa opinione la Premier Neozelandese Hellen Clark : ne abbiamo parlato sulle nostre pagine facebook qui.

Sono opinioni, per quanto autorevoli. Ma rispecchiano i numeri.

Nelle Camere di commercio le quote rosa sono state appena introdotte: oggi il 7% dei componenti di Giunta e’ donna. Prima erano il 2%.  Nessuna donna e’ Presidente di Camera di commercio. Ci sono solo due Vicepresidenti donna: una e’ Vittorina Prina, nel VCO.                                                                                Monica Onori – Unioncamere

                                                                                                                                                                                                                                             

Nelle società quotate sono state imposte le “quote rosa”. Oggi le donne sono piu’ presenti nei Consigli di amministrazione, ma sono

 appena l’11,8%. (erano il 6,8 prima della legge)  la situazione peggiora se si guarda ai ruoli ricoperti dalle donne: il 2,3% sono Presidenti del Cda e meno del 4% sono Amministratore Delegato                                                                                                                                                                                         http://www.linkiesta.it/donne-cda 

I dati dicono, sull’interpretazione si corre. C’e’ chi si arrovella, chi strilla:  piu’ donne nel cda = piu’ redditiviità. No, piu’ donne nel cda=piu’ propensione al rischio!.

E’ davvero necessario chiedersi e indagare cosa porta una donna in un cda? Cosa portano gli uomini con gli occhi verdi? E quelli con i calzini corti?

Ma che domande vi fate, ci facciamo?  Le donne non sono nei consigli di amministrazione, non sono dove si decide e questa e’ una stortura. Punto.

QUOTE AZZURRE? UN SUGGERIMENTO

6971031213_26ed7805da_zBoneyard_1Chiediamo le quote azzurre: alle simpaticissime feste scolastiche e di compleanno, in attesa nella sala d’aspetto del pediatra e del medico che visita genitori e zii,  a cercare parcheggio vicino alla scuola o all’asilo e così via. Su, via:  il mondo e’ bellissimo perche’ e’ fatto di tanti colori. Altrimenti e’ monotono.

LAVORIAMOCI SU, ALLORA.

La realtà e’ quella che e’: va cambiata. Lavoriamoci su. Mettiamo insieme i colori. Non e’ sempre necessario immaginare grandi cose: può bastare pensarle diverse.

Anche una sciarpa può essere concettuale: una riga al giorno, dell’identico colore del cielo: sky scarf Le cose a volte sono piu’ facili di quel che sembra,  come la sciarpa indossata da Steve West :  il modello gratis lo trovate qui.

L’ha disegnato proprio lui, Steve West: anche gli uomini ci riescono, se vogliono


OLTRE IL SILENZIO. Darsi una mano 2

howIl 25 novembre e’ la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Oltre il silenzio invita “donne e uomini a raccontare un episodio dove sono stati oltrepassati i confini dell’amore e condividere il testo” su una pagina on line dedicata. Si può scrivere prima e “trascrivere” dalle  18.30 di domenica 24 novembre. Per partecipare:  Libera Università di Anghiari  http://www.lua.it/beyond/

Un modo per  trasformare il silenzio di chi non sa dire nel silenzio di chi sa ascoltare.

L’origine della parola silenzio e’ in due verbi: tacere e legare.  C’è il silenzio che e’ quiete, pace, riflessione. C’e’ il gioco del silenzio e il silenzio pieno di calore nello starsi accanto di chi si ama. Il silenzio dei timidi. C’e’il silenzio che cresce come il cancro,  e’ “The sound of silence” .

LA MIA PROPOSTA

in silenzioIl 25 novembre mettiamo un cartello fuori dal nostro ufficio, negozio, bar:

“Dalle 9.00 alle 10.00 oggi vi serviamo in silenzio. E’ la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Facciamo silenzio, per rompere il silenzio. Fatelo anche voi. Grazie”.

Ho pensato che

il silenzio può aiutare a rompere il silenzio.

Che ne dite?

Foto “In silenzio a guardare” di Rita M. su Flickr . La canzone dei Negramaro invece e’ qui. La foto dell’installazione a Palazzo Albrizzi e’ mia: Overplay – 55. Mostra Internazionale, Venezia. Grazie  al responsabile dell’ACIT che ha aperto per noi la porta principale, che onore!


Finanziamenti per donne e giovani

Hand in hand

In Piemonte e’ piu’ facile l’accesso ai finanziamenti bancari per imprese di donne e giovani.

La Regione infatti garantisce alla banca il prestito concesso, a costo zero.

Domani ne parla a Stresa Susanna Barreca  qui

Altre info sulle iniziative della Regione Piemonte qui http://www.vb.camcom.it/Page/t02/view_html?idp=1204

foto Hand in hand by © John Krzesinski, 2011  su Flickr qui


Oggi e domani: darsi una mano.

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Domani pomeriggio  parliamo di voi: delle vostre imprese, dei vostri sogni. Delle difficoltà, ci sono anche quelle. 

Oggi e domani e dopodomani, ci sono anche i sogni degli altri. Spezzati.

Diamo. A Medici senza frontiere, ad esempio: emergenza umanitaria Filippine Https://www.medicisenzafrontiere.it/donazionionline/online.asp?msf_campaign=donazioni-online&msf_campaign_info=sito_braccio_190x103


Donne per la sostenibilità: collaboriamo? Il 29 novembre il primo evento dedicato all’economia collaborativa

http://flic.kr/p/9fPtsT

C’e’ il coworking  e le warmshowers, il crowd funding e il carpooling.  Ci sono molte nuove imprese: di giovani e di donne. Sul coworking trovate un post qui  , le docce calde sono per i cicloturisti, la raccolta di fondi per le buone idee, il carpooling per muoversi spendendo e inquinando meno. Tutte vogliono dire: fiducia, voglia di stare insieme e collaborare.

Sharitaly e’ un grande evento dedicato all’economia collaborativa. Al mattino  vengono presentate  due ricerche, dell’Università Cattolica e di Duepuntozero Research. Al pomeriggio confronto fra start up, grandi imprese, enti pubblici e società civile.  Il progamma qui  http://www.sharitaly.com/programma-sharitaly.php.  Da leggere questo articolo di Marta Maineri, fondatrice di Collaboriamo!

Secondo gli organizzatori, l’economia collaborativa o sharing economy e’:

“un nuovo modello economico, capace di rispondere alle sfide della crisi e di promuovere forme di consumo più consapevoli basate sul riuso piuttosto che sull’acquisto e sull’accesso al bene piuttosto che sulla proprietà”

Voi che  ne dite? La foto  e’ “share some LOVE” – by Antony Cain su Flickr


Come un albergo può risparmiare soldi riducendo il consumo di acqua

Con nuovi erogatori per le docce, ad esempio, si risparmiano quasi 3 mila euro. E molta acqua! Tutto  in questo articolo di  Adriano Nuccilli, responsabile sostenibilità SGM Conference Center:  Come un albergo può risparmiare soldi riducendo il consumo di acqua