FINANZIAMENTI per imprese e occupazione femminile – domande entro il 30 novembre 2013

Finanziamenti a fondo perduto per l’occupazione femminile | Dols Magazine.


Sogni un lavoro nel turismo? Fai domanda per 20 settimane di formazione e lavoro all’estero (scade il 2 settembre)

100 borse di studio disponibili, se hai meno di 35 anni, sei diplomata/o  oppure  laureata/o  e parli l’inglese. Viaggio, alloggio e assicurazione pagati, pocket money per vitto/trasporti in loco:

Austria:n.posti disponibili 20;

Cipro:n.posti disponibili 20;

Spagna:n.posti disponibili 20;

Olanda:n.posti disponibili 20;

Repubblica Ceca:n.posti disponibili: 20.

Al via il Progetto Leonardo da Vinci Mobility:”Bando per l’assegnazione di n.100 borse di studio di mobilità nell’ambito del Progetto “Go Tour” – Competenze per lo sviluppo del lavoro nel settore turistico”Lifelong Learning Programme”..


Un lavoro dopo la laurea: OGGI!

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Una borsa di studio da 500 euro al mese per 6 mesi, 30 ore di impegno settimanale, formazione, inserimento in azienda.

Una porta d’ingresso al mondo del lavoro, o un bello spiraglio.

Eppure – ci crederete? – nel Verbano Cusio Ossola non ci sono neolaureate/i interessati. 

Abbiamo selezionato alcune tirocinanti, sono rimasti 3 posti scoperti: se siete laureate/i da non piu’ di 12 mesi e parlate almeno l’inglese, contattate il Servizio Promozione della Camera di commercio – tel. 0323.912.803/833  email promozione@vb.camcom.it

Oggi!


Opportunità per neolaureate/i ed imprese del Verbano Cusio Ossola

  • 6 mesi di tirocinio; borsa di studio mensile 500 euro lordi; formazione
  • consulenza per la realizzazione di un progetto di internazionalizzazione>

Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura del Verbano Cusio Ossola – Risorse per nuovi mercati.


APPRENDISTATO: ECCO I CONNOTATI

Anche in Piemonte sono previste le tre tipologie contrattuali di apprendistato inserite nella Riforma del mercato del lavoro.

Va precisato che due di queste- l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale e l’apprendistato di alta formazione e ricerca– consentono di acquisire titoli di studio oltre alle competenze lavorative.

Tutti i datori di lavoro di imprese private di qualunque settore possono stipulare contratti di apprendistato. Diverso il discorso per gli enti pubblici ancora in attesa di regolamentazione.

Ma quanti apprendisti può assumere un’azienda?

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Se siete un’azienda artigiana tutto dipende dal settore e dalla modalità di lavorazione (se lavorate in serie oppure no; se svolgete attività nei settori delle lavorazioni artistiche, tradizionali e dell’abbigliamento su misura; oppure siete un’ impresa di trasporto o di costruzioni edili).

In generale il numero di apprendisti corrisponde alla metà del numero complessivo di dipendenti in forza ad un’azienda. Un discorso che però va vagliato caso per caso: per questo vi raccomandiamo di consultare la legge 443/1985 .

Per le aziende non artigiane tutto dipende dalla pianta organica.

Se avete sino a 2 dipendenti qualificati potrete assumere un massimo di 3 apprendisti mentre se i dipendenti sono 3 o più, potrete far entrare in azienda un numero di apprendisti pari a quello dei dipendenti qualificati e specializzati in forza all’impresa. Inoltre da gennaio 2013 aumentano le possibilità di avvalersi di apprendisti agevolando chi ne ha assunti mesi addietro.

Se chi volete assumere ha un età compresa tra i 15 e i 25 anni potete stipulare un contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale.

L’obiettivo è coniugare la formazione e lavoro con il conseguimento di un titolo di qualifica e/o diploma professionale riconosciuto a livello nazionale.

Il contratto per la qualifica ha una durata di tre anni mentre quello per il diploma di quattro. In entrambi i casi il monte ore di attività (esterne o internae all’azienda) non deve essere inferiore alle 400 ore annue.

Diverso il rapporto che si istaura nel caso di un contratto di alta formazione e ricerca. L’età del destinatario/a è compresa tra i 18 ed i 29 anni. Può servire per conseguire titoli di studio di istruzione secondaria (maturità), specializzazioni Ifts , titoli universitari, praticantato per accesso agli ordini professionali e per promuovere l’ingresso di ricercatori nelle aziende. La durata dei contratti viene definita dalla Regione in accordo con le istituzioni formative e le parti sociali.

Siete un’azienda artigiana e volete avvicinare un giovane al vostro mestiere?

Ecco il contratto di apprendista che “non tramonta mai”: un contratto di mestiere ovvero il contratto di apprendistato professionalizzante.

Tra i 18 ed i 29 anni ; questa è la fascia d’età ammessa per coloro che aspirano a “rubarvi” il lavoro. Il monte ore massimo consentito è di 120  nell’intero triennio formativo che può diventare un quinquennio per alcune figure professionali.

La distribuzione totale delle ore dipenderà dall’età, dal titolo di studio e dalle competenze della persona che avete scelto mentre la formazione tecnico-professionale è disciplinata dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro ma anche dal progetto vagliato dall’impresa.

La Riforma del mercato del lavoro ricorda inoltre che è possibile stipulare un contratto di apprendistato anche ai lavoratori in mobilità indipendentemente dalla loro età anagrafica.

Quest’ultima possibilità dà alle aziende un regime contributivo agevolato come per altro avviene con l’assunzione di apprendisti secondo le modalità sopra citate.

Oltre a tutto ciò, porte aperte alla sperimentazione di percorsi formativi in apprendistato. Su questo fronte la  Regione Piemonte   ha realizzato un bando ad “hoc”.

 

 

 

 


“A” come apprendistato “B” come Bonus “C” come contratti di lavoro

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Diverse le tipologie di contratti di lavoro a disposizione dell’ impresa che vuole (e può) assumere personale.

  1.  APPRENDISTATO

State cercando un giovane a cui impartire competenze tecnico-professionali? I criteri di ricerca portano alla figura dell’apprendista che, come spiega la Riforma del mercato del lavoro , si rivela vantaggiosa per chi assume.

E’ un contratto con finalità formativa utilizzato dalle imprese per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro sulla base di uno scambio.

Cosa significa?

Signifca che se l’azienda si impegna a “guidare” il neo assunto in un percorso di acquisizione graduale, portandolo ad una completa formazione, riceve una riduzione del costo del lavoro come effetto combinato di agevolazioni contributive e di una minore retribuzione che deve corrispondere alla persona inserita con questo contratto.( in questa pagina del blog tutto sull’apprendistato)

2. INCENTIVI PER CHI ASSUME DONNE

Assumete donne? Porte aperte anche alle quote rosa di ogni età purché disoccupate da almeno sei mesi. Le aziende, dal 1 gennaio 2013, possono assumerle con sgravio contributivo al 50%.

3. APRI UN’IMPRESA? CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO

Se siete alle prese con il lancio di una nuova azienda, di uno start-up, oppure di un progetto di ricerca, il contratto a tempo determinato è quello che risponde alle vostre esigenze di personale.

La Riforma del mercato del lavoro dice che se si tratta di una prima stipula per l’azienda- che si trova nelle condizioni sopra citate- il contratto non necessita la casuale ed è adatto per qualunque tipo di mansione. Solo in questo caso non potrà mai superare i 12 mesi di durata e non è prorogabile anche se la durata inizialmente stabilita è inferiore alla durata massima.

Il limite massimo previsto con questa tipologia contrattualistica è del 6% dei lavoratori impegnati nell’unità produttiva. Al fine di evitare una reiterazione di questa tipologia contrattualistica il contratto può durare al massimo 36 mesi. Previsti intervalli di durata diversa a seconda della tipologia di stipula dei contratti.

4. BONUS ASSUNZIONI PER CHI HA ESPERIENZA

Cercate manodopera con esperienza?

Ci sono bonus assunzioni con sgravi contribuitivi per quelle aziende  che assumono lavoratori over 50 anni disoccupati da più di 12 mesi. Se il contratto di assunzione viene successivamente trasformato a tempo indeterminato la riduzione si prolunga sino al 18esimo mese dalla data di assunzione

5. LAVORO OCCASIONALE

Picchi di lavoro in azienda? Una buona risposta si trova nella prestazione di lavoro accessorio e occasionale. La retribuzione del personale avviene con buoni lavoro detti anche voucher, del valore di 10 euro nominali che garantiscono anche copertura Inps e Inail. Novità per il settore agricolo: ci si può avvalere di giovani sino ai 25 anni di età (studenti e/o universitari) e di pensionati. Ammessi anche coloro che percepiscono già un sostegno al reddito.


Il lavoro che c’è

Il lavoro manca, è difficile trovarlo. Per i più giovani, per le donne, per chi il lavoro l’aveva e l’ha perso a 50 anni. Oggi in Italia ci sono circa 2 milioni e 800 mila persone in cerca di lavoro. Eppure ci sono imprese che faticano a trovare personale. No, non abbiamo indirizzi da segnalare. Ma un paio di dati e un’informazione che può essere utile: a chi offre lavoro, a chi cerca lavoro. Senza trovarlo, anche se c’è.

Andiamo con ordine: prima i dati.

A fine 2011, l’indagine Excelsior condotta da Unioncamere segnalava 111.000 posti di lavoro “scoperti” in Italia: operai, macellai, tecnici informatici, elettricisti, idraulici, addetti alle vendite, falegnami, personale alberghiero. Anche nel Verbano Cusio Ossola  le assunzioni sono in diminuzione, ma fra gennaio e febbraio 2012 le imprese prevedevano di assumere più di 50 addette/i alla segreteria e personale amministrativo, segnalando che ben in 6 casi su 10 queste figure erano di “difficile reperimento”. Come cuochi e camerieri, baristi, operatori di cucina.

I motivi di questo mancato incontro fra domanda ed offerta di lavoro, sono numerosi: come diceva il prof. di Sociologia “il mercato del lavoro non è il mercato delle pere e delle mele”.

Ci sono aspettative, motivazioni profonde dietro al lavoro che si cerca: per molti, se non per tutti, il lavoro è anche realizzazione di sè e riconoscimento da parte degli altri. Fare coincidere tutto questo con la domanda di lavoro (cioè con i posti disponibili) non è semplice.

A volte mancano le informazioni. Premesso che studiare, sempre, in qualsiasi momento della nostra vita, riguarda innanzitutto la nostra crescita come persone, si tratta anche di un investimento in capitale umano . Per fare poi nella vita, di solito per mestiere, quello che più ci appassiona. Non tutti sanno tre anni dopo la laurea poco meno di un terzo dei laureati in lettere è in cerca di lavoro, contro il 19% degli economisti e l’8% degli ingegneri, che fanno lavori legati al loro titolo di studio. Invece un terzo dei laureati in lettere, come il 22% dei giuristi, ha mansioni che poco o nulla c’entrano con il loro titolo di studio.

Ci sono anche altri aspetti: ad esempio i candidati vengono selezionati in più del 60% dei casi per conoscenza diretta/tramite  conoscenti.  Malissimo: di lavoro c’è ne poco, e quando c’è ho la fortissima probabilità di non venirlo neanche a sapere. Si è proprio così.

Altro importante aspetto, la “carenza di abilità” – tecnicamente skill shortage: si cercano lavoratori qualificati ma quella professionalità specifica non si riesce a trovare. Vale nella “new economy“, ma non solo.

Eppure in modo per rompere un pò questo schema del lavoro che c’è ma non si trova, esiste. Ad esempio con il tirocinio formativo.

E’ vero, il “titolo” non è invogliante. E sembra più una cosa per studenti. Invece no.

Serve a farsi le competenze che mancano, entrare nel “giro”, trovare un lavoro. Anche a 50 anni. Anche se negli ultimi 10 anni ci siamo occupate “solo” della famiglia. Anche se l’impresa ha chiuso e quel che sappiamo fare non sembra interessare più a nessuno.

Unici requisiti la voglia di imparare, anche a costo di qualche sacrificio, e l’attitudine, quello che siamo e che possiamo diventare – e qui è importante un autoesame, sul quale torneremo nei prossimi post.

Con il tirocinio formativo lavoro in un’impresa e imparo: imparo un mestiere che non ho mai fatto (lavoravo in magazzino, adesso vorrei fare la pasticcera) imparo a fare meglio quello che già so fare (ho fatto il corso da estetista, ma passo sei mesi in un centro molto qualificato e all’avanguardia) imparo a fare quello sto studiando ma non ho mai messo in pratica, così capisco anche se mi piace o no, dove devo migliorare. E mi faccio conoscere.

Sono coinvolti tre soggetti: l’impresa, il tirocinante, il Centro per l’impiego. L’impresa individua direttamente il tirocinante, se vuole, e sottoscrive una convenzione con il Centro per l’impiego. Il tirocinante viene inserito in azienda per il tempo – di solito il massimo è 6 mesi – e con le modalità del progetto formativo definito con la convenzione. Il tirocinio formativo non è un contratto di lavoro ma un inserimento temporaneo con l’obiettivo di un addestramento pratico. Niente stipendio e contributi ma l’impresa può pagare un equo compenso. Insomma, è uno “strumento per l’acquisizione di esperienza professionale e per l’inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro” secondo il Centro per l’impiego che ci dà tutte le info di dettaglio. Ed è molto utile ed apprezzato dalle imprese: che così formano quelle professionalità di cui hanno bisogno, lo skill shortage di cui parlavamo prima, e capiscono se quella persona può essere assunta.

Elisabetta Grassi, manager del Centro Benessere del Grand Hotel des Iles Borromees e Vicepresidente del Comitato per l’imprenditoria femminile del VCO, racconta:

“Nella nostra struttura alberghiera a 5 stelle con SPA annessa, il ricorso al tirocinio formativo, in qualità di ente promotore, ha dato molta soddisfazione ai tirocinanti e all’azienda stessa. Questa opportunità di formazione nasce a favore degli studenti di oltre 16 anni, con la finalità di realizzare momenti di alternanza fra studio e lavoro (come dice la definizione: “tirocinio di formazione e di orientamento”) ma, negli ultimi tempi, ha trovato un’ulteriore applicazione e sviluppo nella riqualificazione professionale di disoccupati, inoccupati e lavoratori in mobilità.

Da anni la nostra azienda accoglie oltre a studenti in stage anche adulti in cerca di una nuova professionalità e l’esperienza è quasi sempre positiva per entrambi, infatti il tirocinio diventa uno strumento per la selezione di persone effettivamente motivate ma da riqualificare nel settore turistico. Non stupisce quindi il fatto che, in diverse occasioni, la proposta di un impiego sia la naturale conclusione di una esperienza di stage di questo genere. Questa possibilità di “riciclarsi” da un settore all’altro, proprio perché riservata anche agli adulti, permette di concordare una retribuzione che può corrispondere al vitto e all’alloggio, a un rimborso spese o a una vera e propria retribuzione minima”.