Come un albergo può risparmiare soldi riducendo il consumo di acqua

Con nuovi erogatori per le docce, ad esempio, si risparmiano quasi 3 mila euro. E molta acqua! Tutto  in questo articolo di  Adriano Nuccilli, responsabile sostenibilità SGM Conference Center:  Come un albergo può risparmiare soldi riducendo il consumo di acqua


A COSTO ZERO. Quando la vacanza e’ sostenibile (I parte)

by Roberta
a walk, a tree – roberta

In vacanza consumiamo di piu’.

Raddoppiamo il consumo di acqua, ad esempio. Un turista d’affari a un congresso produce mediamente il 75% di rifiuti solidi in piu’ che a casa propria.  Altri dati sui congressi anche qui http://www.linkedin.com/groups/Reduce-waste-save-money

Parleremo di questi temi il 14 novembre a Stresa: “DONNE PER LA SOSTENIBILITA’” e’ il titolo dell’evento, programma e iscrizioni qui. Questo e’ il primo di una serie di post sulla sostenibilità. Altri sono su Facebook: seguiteci anche lì.

Partiamo con il turismo sostenibile. Nei giorni scorsi  ne abbiamo discusso con un gruppo di studentesse e studenti dell’IStituto Alberghiero Maggia http://www.alberghierostresa.it/.  Alcune studentesse saranno con noi il 14 novembre: si occuperanno di accogliere gli ospiti e di illustrare gli aspetti green del convegno.

Perche’ si parla di turismo sostenibile? Io la chiamo la regola del cImenoerre:  + C-R=0.  Vediamola insieme.

Il turismo cresce o diminuisce?

C’e’ stata e c’è la crisi, sempre meno famiglie rinunciano alle vacanze: va male insomma.  Invece no.

Il turismo ha ritmi di crescita costanti negli anni: parlo del turismo mondiale. Nel 2012 per la prima volta e’ stato superato il miliardo di arrivi. Sono aumentati anche i guadagni, le entrate.  Chi va in vacanza? Quasi la metà degli arrivi e’ dai “paesi emergenti” – il 47% . E dove va? Il 52%  in Europa, il 16% in America (nord e sud) e ben il 23% nei “paesi emergenti”. La graduatoria dei singoli paesi: stabile al primo posto la Francia, la nazione piu’ desiderata, al secondo posto la Spagna, terza la Cina. Sì, la Cina, comparsa in graduatoria solo negli ultimi anni. Seguono USA e Italia, che rimane ferma al 5^ posto, dopo essere scesa dal podio.

Aggiungiamo altri cambiamenti: i voli low cost hanno ridotto le distanze ed aumentato anche la percezione che viaggiare sia possibile. Aggiungiamo la crisi economico-finanziaria e il web. Internet permette di confrontare posti, costi, di cambiare idea fino all’ultimo minuto. Consigliati e aiutati da amici o sconosciuti che scrivono commenti, descrivono itinerari, pubblicano guide gratuite.

Si fanno vacanze piu’ brevi ma piu’ frequenti (tecnicamente short breaks). Soprattutto cambiano le motivazioni del viaggio:

“andare in vacanza e’ oggi un bisogno primario”

Melissa – III A – Istituto Alberghiero Maggia

Cresce la concorrenza, c’e’ una grande pressione competitiva:  +C

Sempre piu’ persone vanno e vogliono andare in vacanza: piu’ clienti, + C

Che male c’è se il turismo continua a crescere?

Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita

                  Charles Franklin Kettering

Usiamo oggi risorse che non saranno piu’ disponibili domani:

  • risorse naturali (aria, acqua…)
  • risorse culturali (il paesaggio, le tradizioni locali….)

Le usiamo in un modo dissennato: le consumiamo e poi non ci sono piu’. Inquiniamo aria e acqua, costruiamo ovunque e comunque, asfaltiamo strade bianche e campi, disboschiamopasseggiamo in centri dove troviamo negozi tutti uguali – Milano, Dublino, Venezia, potremmo essere dovunque. Qualcosa resterà.

Prima Il “buco nell’ozono”,  poi l’effetto serra e il riscaldamento globale, oggi i costi dell’energia: cittadini e governi  hanno iniziato a pensare che e’ impossibile proseguire su questa strada.

Quel che sprechiamo, distruggiamo, inquiniamo non ci sarà piu’. Non c’e’ piu’: – R

Chi può e deve fare qualcosa?  Cosa davvero bisogna fare? Così nessuno e’ davvero responsabile: – R

Alla fine, la somma da’ un bello 0. Zero per noi, zero per chi verrà.

Cambiamo la regola

Il turismo sostenibile mette insieme  due aspetti:

–        l’attenzione all’uso ottimale delle risorse, ambientali e culturali. E l’attenzione alla distribuzione dei vantaggi socio-economici che dal turismo possono venire. Pensiamo alle aree molto povere: il turismo e’ sostenibile se il turismo aiuta una larga fetta della popolazione ad uscire dalla povertà, ad esempio.

–        la necessità di adattarsi ai cambiamenti e ritagliarsi una fetta di mercato. Necessità che tocca sia le imprenditrici/imprenditori  (alberghi, campeggi, agenzie di viaggio, ristoranti, centri sportivi etc. etc.) sia le destinazioni – vale a dire l’insieme della località geografiche, imprenditrici/imprenditori e tutti coloro che ci lavorano, tutte le risorse presenti (lago, montagna, musei, eventi culturali, accoglienza….) e l’immagine che hanno di questi luoghi i turisti.

“Il turismo ha un impatto significativo, ma e’ possibile fare in modo di ridurre o eliminare gli impatti negativi, aumentando quelli positivi”

Cambiamo  la regola. +C-R= 0 può diventare +C+R=S:

+ C            maggiore conoscenza

+ R            riuso, riciclo, riduco il consumo

=

S               sostenibilità ambientale, sociale, economica

Nella seconda parte del post, come può funzionare.


La ricetta taglia costi

massive attack:live with me

Come si fa a tenere i costi sotto controllo? Come e cosa tagliare?

Tre imprenditrici ci raccontano, senza ipocrisie, la loro esperienza. Attenzione quindi: questo post potrebbe non piacervi.

Sono ben 3 le ricette che vi proponiamo, non una sola.

1. Menu’ classico: faccio meglio quel che so fare bene, faccio fare ad altri il resto.

Questa ricetta è in tutti i manuali, pardon ricettari: ci sarà un perchè! Si chiama anche innovazione + outsourcing: vediamo come funziona in pratica.

Ce lo racconta Sara Erba, industriale del settore moda.

Controllare i costi è un impegno delicato, non basta tagliare, bisogna tenere conto di mille sfumature ed equilibri per non perdere qualità e flessibilità.

Gli interventi sono diversi a seconda che si tocchi la produzione o l’amministrazione&gestione.

In produzione non posso agire più di tanto sui costi del personale. Abbiamo decine e decine di lavorazioni, solo alcune standardizzate: e’ necessaria una conoscenza approfondita sia dei materiali che del processo produttivo . Quando ci siamo rivolti a lavoratori con contratti a tempo determinato o agenzie interinali il risultato è stato pessimo.

Ciò che facciamo è cercare di rendere più snelle le lavorazioni introducendo sempre nuovi strumenti, macchinari, procedure produttive e di controllo dei flussi interni dei magazzini.

E’ paradossale: spendiamo x spendere meno.

Potremmo ridurre i costi facendo fare da altri, in outsourcing, alcune lavorazioni, ma i costi di trasporto arrivano ad incidere notevolmente. Inoltre siamo specializzati in collezioni personalizzate medio/piccole, affidarci all’esterno e’ spesso antieconomico.

Nell’amministrazione invece un’interessante riduzione dei costi è stata fatta dando in outsourcing la contabilità, la gestione del personale, le manutenzioni etc. e snellendo il più possibile struttura e procedure.”

Quella di Sara e’ una realtà tipica del made in Italy. Qualità elevata, assicurata soprattutto dal “sapere fare” di alcune persone. E’ un’azienda di piccole dimensioni, una decina i dipendenti: eppure anche qui e’ possibile innovare prodotti e processi e tagliare quei costi che non riguardano il “cuore” dell’impresa.

2. Cucina fusion: domanda flessibile, risposta flessibile, lavoro flessibile.

Certi piatti son così: si prendono cose che esistono e si combinano, cercando nuovi equilibri.

Ad esempio, anziche’ tagliare i costi , si trasformano: da costi “fissi” a costi “variabili”.

Sono fissi i costi che dobbiamo sostenere anche se non abbiamo clienti. L’affitto, ad esempio, e’ un costo che non dipende dalla quantità prodotta. Altri costi variano a seconda di quanto produciamo: produciamo tot. marmellata, abbiamo un costo xy per frutta e zucchero. Piu’ marmellata, piu’ frutta e zucchero… (per le puriste/i : sì, l’aumento-diminuzione dei costi variabili non e’ necessariamente proporzionale al variare della quantità prodotta, tutte le economie di scala riducono sensibilmente l’incidenza di certi costi etc.).

Elisabetta Grassi, imprenditrice del turismo, ha necessità di collaboratori altamente qualificati e “fidelizzati” (anche selezione e formazione del personale sono un costo) e l’esigenza di non avere a busta paga troppo personale quando ci sono meno clienti.

“Nell’alberghiero il numero dei lavoratori aumenta in modo direttamente proporzionale al numero dei clienti. Che purtroppo sempre piu’ spesso prenotano all’ultimo momento.

Uno dei modi più efficaci per ridurre i costi in questo momento è quindi avere meno lavoratori a contratto, anche stagionali, e usare i famosi vouchers, che permettono elevata flessibilità.

Abbiamo sempre messo al primo posto la professionalità dei collaboratori, garanzia di servizio ad alto livello, con contratti a tempo indeterminato per chiunque meritasse il giusto riconoscimento per professionalità e fedeltà.

La nostra sensibilità non è cambiata, nel senso che riteniamo i collaboratori importanti tanto quanto un’ottima struttura. Purtroppo però le modalità sono necessariamente cambiate.

Oggi preferiamo premiare i dipendenti non con contratti a tempo indeterminato, ma in termini di retribuzioni. Alla fine il costo non diminuisce di molto, ma la flessibilità sì e in questo momento la flessibilità è una variabile fondamentale.

E’ chiaro poi che in un momento di incertezza come questo i nostri budget vengono tenuti sotto controllo a brevissimo periodo, così come il magazzino e le previsioni di fatturato. Siamo così passati a budget e rendicontazioni mensili invece che semestrali.”

3.Cucina molecolare: quel che conta e’ il risultato

Daniela De Angelis, è imprenditrice in un settore particolare, il marketing operativo. Si occupa proprio di questi servizi che, come ci ha detto Sara al punto 1, le imprese esternalizzano.

“Io ho ragionato sull’efficienza e sulla produttività, investendo in strumenti e formazione.

I nostri collaboratori non sono misurati a ore ma a performance e come tale sono remunerati. Sono stati introdotti elementi di flessibilità significativi.

Per contro l’azienda investe in formazione, coinvolge le risorse direttamente sui progetti del cliente e sul budget delle commesse. Un altro elemento positivo per l’efficienza e la produttività e’ stare vicino alle persone, per coinvolgerle, motivarle ed incentivarle.

Tutti stiamo soffrendo i contratti di lavoro di vecchia concezione. Lo dimostrano i numeri degli interinali e il successo dei voucher.

Di fatto i contratti lunghi da parte dei clienti non esistono più, e quindi i costi di contratti a tempo indeterminato non sono sostenibili né si giustificano nei mercati.

Non ci sono ricette, ma ci vuole coraggio e innovare le regole. Si deve ragionare per commessa.

I servizi come manutenzione, amministrazione, IT , sempre più vengono esternalizzati dalle aziende. Ma si tratta di commesse a termine: creano lavoro, ma lavoro che deve avere la stessa logica”

E se al caffe’ i conti non tornano? – una postilla.

Le scelte di queste imprenditrici sono comprensibili e razionali e tengono conto delle persone che lavorano con e per loro. Tra l’altro tutte e tre si sono messe in gioco, dicendo cose anche “antipatiche”: anche per questo le ringrazio. Le loro ricette sono un mix di ingredienti adatti al loro specifico settore, alle caratteristiche della loro organizzazione e ad uno scenario di incertezza e cambiamento..

Flessibilità e’ una delle parole pìu’ usate.

E questo mi ha fatto pensare che

quello che e’ razionale per il singolo individuo e’, forse, irrazionale per il sistema.

Se passiamo dalla singola impresa a un livello piu’ generale, maggiiore flessibilità significa anche meno soldi da spendere/investire e quindi, ad esempio, meno consumi (alcune analisi economiche dicono che in Italia negli ultimi anni e’ andata così). E’ piu’ difficile per i singoli immaginare il proprio futuro – e non poter vedere un futuro ha riflessi anche sull’economia. E può portare a maggiore disuguaglianza, cioe’, indipendentemente dal sistema di valori cui ciascuna/o di noi fa riferimento, problemi socio-economici da gestire.

Una riflessione, la mia, sui paradossi dell’economia, su come sia difficile trovare le soluzioni (e a volte, persino dirle!).

la foto di LALI MASRIERA su flickr