La ricetta taglia costi

massive attack:live with me

Come si fa a tenere i costi sotto controllo? Come e cosa tagliare?

Tre imprenditrici ci raccontano, senza ipocrisie, la loro esperienza. Attenzione quindi: questo post potrebbe non piacervi.

Sono ben 3 le ricette che vi proponiamo, non una sola.

1. Menu’ classico: faccio meglio quel che so fare bene, faccio fare ad altri il resto.

Questa ricetta è in tutti i manuali, pardon ricettari: ci sarà un perchè! Si chiama anche innovazione + outsourcing: vediamo come funziona in pratica.

Ce lo racconta Sara Erba, industriale del settore moda.

Controllare i costi è un impegno delicato, non basta tagliare, bisogna tenere conto di mille sfumature ed equilibri per non perdere qualità e flessibilità.

Gli interventi sono diversi a seconda che si tocchi la produzione o l’amministrazione&gestione.

In produzione non posso agire più di tanto sui costi del personale. Abbiamo decine e decine di lavorazioni, solo alcune standardizzate: e’ necessaria una conoscenza approfondita sia dei materiali che del processo produttivo . Quando ci siamo rivolti a lavoratori con contratti a tempo determinato o agenzie interinali il risultato è stato pessimo.

Ciò che facciamo è cercare di rendere più snelle le lavorazioni introducendo sempre nuovi strumenti, macchinari, procedure produttive e di controllo dei flussi interni dei magazzini.

E’ paradossale: spendiamo x spendere meno.

Potremmo ridurre i costi facendo fare da altri, in outsourcing, alcune lavorazioni, ma i costi di trasporto arrivano ad incidere notevolmente. Inoltre siamo specializzati in collezioni personalizzate medio/piccole, affidarci all’esterno e’ spesso antieconomico.

Nell’amministrazione invece un’interessante riduzione dei costi è stata fatta dando in outsourcing la contabilità, la gestione del personale, le manutenzioni etc. e snellendo il più possibile struttura e procedure.”

Quella di Sara e’ una realtà tipica del made in Italy. Qualità elevata, assicurata soprattutto dal “sapere fare” di alcune persone. E’ un’azienda di piccole dimensioni, una decina i dipendenti: eppure anche qui e’ possibile innovare prodotti e processi e tagliare quei costi che non riguardano il “cuore” dell’impresa.

2. Cucina fusion: domanda flessibile, risposta flessibile, lavoro flessibile.

Certi piatti son così: si prendono cose che esistono e si combinano, cercando nuovi equilibri.

Ad esempio, anziche’ tagliare i costi , si trasformano: da costi “fissi” a costi “variabili”.

Sono fissi i costi che dobbiamo sostenere anche se non abbiamo clienti. L’affitto, ad esempio, e’ un costo che non dipende dalla quantità prodotta. Altri costi variano a seconda di quanto produciamo: produciamo tot. marmellata, abbiamo un costo xy per frutta e zucchero. Piu’ marmellata, piu’ frutta e zucchero… (per le puriste/i : sì, l’aumento-diminuzione dei costi variabili non e’ necessariamente proporzionale al variare della quantità prodotta, tutte le economie di scala riducono sensibilmente l’incidenza di certi costi etc.).

Elisabetta Grassi, imprenditrice del turismo, ha necessità di collaboratori altamente qualificati e “fidelizzati” (anche selezione e formazione del personale sono un costo) e l’esigenza di non avere a busta paga troppo personale quando ci sono meno clienti.

“Nell’alberghiero il numero dei lavoratori aumenta in modo direttamente proporzionale al numero dei clienti. Che purtroppo sempre piu’ spesso prenotano all’ultimo momento.

Uno dei modi più efficaci per ridurre i costi in questo momento è quindi avere meno lavoratori a contratto, anche stagionali, e usare i famosi vouchers, che permettono elevata flessibilità.

Abbiamo sempre messo al primo posto la professionalità dei collaboratori, garanzia di servizio ad alto livello, con contratti a tempo indeterminato per chiunque meritasse il giusto riconoscimento per professionalità e fedeltà.

La nostra sensibilità non è cambiata, nel senso che riteniamo i collaboratori importanti tanto quanto un’ottima struttura. Purtroppo però le modalità sono necessariamente cambiate.

Oggi preferiamo premiare i dipendenti non con contratti a tempo indeterminato, ma in termini di retribuzioni. Alla fine il costo non diminuisce di molto, ma la flessibilità sì e in questo momento la flessibilità è una variabile fondamentale.

E’ chiaro poi che in un momento di incertezza come questo i nostri budget vengono tenuti sotto controllo a brevissimo periodo, così come il magazzino e le previsioni di fatturato. Siamo così passati a budget e rendicontazioni mensili invece che semestrali.”

3.Cucina molecolare: quel che conta e’ il risultato

Daniela De Angelis, è imprenditrice in un settore particolare, il marketing operativo. Si occupa proprio di questi servizi che, come ci ha detto Sara al punto 1, le imprese esternalizzano.

“Io ho ragionato sull’efficienza e sulla produttività, investendo in strumenti e formazione.

I nostri collaboratori non sono misurati a ore ma a performance e come tale sono remunerati. Sono stati introdotti elementi di flessibilità significativi.

Per contro l’azienda investe in formazione, coinvolge le risorse direttamente sui progetti del cliente e sul budget delle commesse. Un altro elemento positivo per l’efficienza e la produttività e’ stare vicino alle persone, per coinvolgerle, motivarle ed incentivarle.

Tutti stiamo soffrendo i contratti di lavoro di vecchia concezione. Lo dimostrano i numeri degli interinali e il successo dei voucher.

Di fatto i contratti lunghi da parte dei clienti non esistono più, e quindi i costi di contratti a tempo indeterminato non sono sostenibili né si giustificano nei mercati.

Non ci sono ricette, ma ci vuole coraggio e innovare le regole. Si deve ragionare per commessa.

I servizi come manutenzione, amministrazione, IT , sempre più vengono esternalizzati dalle aziende. Ma si tratta di commesse a termine: creano lavoro, ma lavoro che deve avere la stessa logica”

E se al caffe’ i conti non tornano? – una postilla.

Le scelte di queste imprenditrici sono comprensibili e razionali e tengono conto delle persone che lavorano con e per loro. Tra l’altro tutte e tre si sono messe in gioco, dicendo cose anche “antipatiche”: anche per questo le ringrazio. Le loro ricette sono un mix di ingredienti adatti al loro specifico settore, alle caratteristiche della loro organizzazione e ad uno scenario di incertezza e cambiamento..

Flessibilità e’ una delle parole pìu’ usate.

E questo mi ha fatto pensare che

quello che e’ razionale per il singolo individuo e’, forse, irrazionale per il sistema.

Se passiamo dalla singola impresa a un livello piu’ generale, maggiiore flessibilità significa anche meno soldi da spendere/investire e quindi, ad esempio, meno consumi (alcune analisi economiche dicono che in Italia negli ultimi anni e’ andata così). E’ piu’ difficile per i singoli immaginare il proprio futuro – e non poter vedere un futuro ha riflessi anche sull’economia. E può portare a maggiore disuguaglianza, cioe’, indipendentemente dal sistema di valori cui ciascuna/o di noi fa riferimento, problemi socio-economici da gestire.

Una riflessione, la mia, sui paradossi dell’economia, su come sia difficile trovare le soluzioni (e a volte, persino dirle!).

la foto di LALI MASRIERA su flickr

Cosa c’è alla fine del mondo?

Angel by peasap

Angel by peasap

UNA POESIA

Ci vuole, ogni tanto. E chi si aspettava folgori e lampi, non sia deluso.

Il giorno della fine del mondo – di Czesław Miłosz

Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.

Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,

L’ubriaco si…………………..

Per sapere cosa c’è alla fine del mondo e gustarvi la bella versione video guardate farsi leggere , il sorprendente blog di Francesco Vignotto, che parla di comunicazione, web, filosofia, scienza..

Tantissime belle foto di peasap su http://www.flickr.com/photos/peasap/


AVERE SUCCESSO E DIVERTIRSI: INTERVISTA ALLA DONNA DEI RECORD

Maria Luisa Zambrini

Maria Luisa Zambrini

Maria Luisa Zambrini e’ la donna dei record.  Una macchina per vincere , titolava La Repubblica in questo divertente articolo di Ormezzano che  ne ripercorre l’incredibile carriera .  E’ una donna vivace, arguta, disponibile. Ama la vita,  vivendola.  La sua energia e passione sono contagiose.  Abbiamo avuto il grande piacere ed il grande onore di incontrarla  durante il suo soggiorno sul Lago Maggiore.  Ci ha spiegato come raggiungere tanti traguardi e fare cose per altri difficili: con  la regola del tre.  Riassumo le tante cose belle che ci ha raccontato. E spero di non farle torto: Marisa ha una personalità spiccata, ma soprattutto ha tanto da dire e da insegnare.

I RECORD? SONO ANOMALA PERCHE’ VIVO

Roberta:  hai lavorato a fianco di molti uomini di spicco e di carattere non certo morbido. Imprenditrice nella moda, giornalista sportiva, pluripremiata.  E incontri scintillanti: come quella volta che la bellissima Tina Onassis….

Marisa: sono anomala per come ho vissuto e come vivo la mia età. Compio 90 anni a gennaio.

Sono anomala perche’ ho fatto tante cose, e le ho fatte perche’ mi piacevano tutte.  E’ vivendo che si impara qualche cosa, credo.

Sono una donna fortunata, così si sarebbe intitolata la mia autobiografia, se l’avessi scritta (sei ancora in tempo! NdR)

E così che ho ottenuto i miei record.  Sono l’unica giornalista donna  ad avere corso la Mille Miglia, vincendola nella categoria, negli anni ’50. Sono stata una delle prime giornaliste sportive donna, negli anni ’50. Azzurra di tuffi, a 75 anni l’ultimo salto dal trampolino dei 5 metri.  Sono una delle poche donne,  30 su  3000 uomini, premiate dal CONI  con la “Stella d’Oro al Merito Sportivo”. E sono stata:

  • il primo Segretario di una squadra di calcio maschile – e che squadra: la Juve, dal ’55 al ’59.

  • l’unica donna a dirigere una squadra di corse automobilistiche,  negli anni ’60

LA FAMOSA REGOLA DEL 3 – OVVERO COME FARE TANTE COSE E AVERE SUCCESSO

Roberta:  alla base dei tuoi record  sportivi e professionali  e forse di tutta la tua vita c’è la “regola dei 3 anni”. Come funziona?

Marisa: Ho cambiato spesso,

diciamo che ogni 3 anni ho cambiato attività.

Dopo un po’ che faccio una cosa mi viene in mente di farne un’altra o me ne viene offerta un’altra.  Spesso me ne viene offerta un’altra. Perche’ ho il coraggio di dire sì quando penso di essere in grado di farlo. Non posso fare quella che ha fatto Margherita Hack, ad esempio, non ho la preparazione. Ma altre cose sì.

Se lo fanno gli altri posso farlo anch’io, e’ il mio motto.

Se  leggo un’offerta di lavoro interessante, mi viene da rispondere subito. Poi mi dico “alla mia età..”, sono del ’24. 

Ho l’interesse per le cose nuove. Questo mi ha sempre dato la volontà di dire “buongiorno, signori, me ne vado”.  E lascio a vuoto, senza avere altre proposte, altre offerte.  Arrivano sempre dopo.

Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano: mai pensando questo mi rende, qui mi pagano tanto. Ho  avuto incarichi molto ben remunerati, alla Juventus o alla Scuderia “Serenissima” per esempio, avrei potuto aggrapparmi a questi incarichi per averne altri, ma non l’ho fatto.

Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano:

perciò quando non mi piacevano più me ne andavo, potevo andarmene.

Il caso ha avuto la sua parte: sono diventata azzurra di tuffi per caso, ho fatto la Mille Miglia al posto di un altro che non ha potuto partire.

VINCERE LA PAURA, VIVERE NELL’INCERTEZZA: “IL SEGRETO” (DI MARISA)

Roberta: Hai sempre avuto il coraggio di lasciare, senza sapere se ci sarebbe stata un’altra occasione. Incertezza e cambiamento segnano la nostra vita, vissuti anche con angoscia e timore. Qual’e’ il segreto per affrontare l’incertezza?

Marisa:

  1. Il primo segreto e’ dire sì. Mi chiedono e dico sì, vado.
  2. Ho l’idea che ogni lavoro e’ dignitoso se lo fai come si deve. In periodi difficili, ce ne sono stati, ero disponibile anche a fare la donna di servizio.  Non ho mai avuto problemi perché sono sempre stata disponibile a fare qualsiasi lavoro.
  3. Non ammetto di non fare qualcosa, se posso: vado avanti a testa bassa. Forse anche questo e’ un pregio: non desistere.
  4. Il senso dell’ironia mi e’ servito molto. Trovo che oggi il senso dell’ironia manchi, specialmente alle giovani donne. Si possono affrontare molte situazioni complicate con l’ironia – non parliamo poi dei corteggiatori indesiderati!
  5.  Non ho mai ammesso di avere dei complessi. Avevo il complesso del lato sud, l’ho vinto tuffandomi,  con il sud rivolto al pubblico. Ho vinto la paura del buio, la paura dei cavalli e altre. Mi sono costretta a stare al buio e in mezzo ai cavalli. Se vivi le situazioni che ti fanno paura, scopri che alla fine non ti succede niente.

LO SPORT – QUALCHE LEZIONE PER LA VITA E IL LAVORO

Roberta: perche’ lo sport e’ importante?

Marisa:

Lo sport aiuta a capire che le difficoltà esistono e che c’è la possibilità di superarle

Cerco sempre di spiegare queste tre regole, soprattutto a ragazze e ragazzi:

  1. Lo sport deve essere divertimento, piacere. E’ gioco, innanzitutto. E’ bene che lo sappiano i ragazzi e anche i genitori.  I miei genitori erano grandi sportivi, mio papà uno schermitore e  Segretario della Nazionale di scherma: ma non mi ha mai detto di tirar di scherma. Ho provato, non era per me
  2. C’e’ sempre qualcuno piu’ forte di noi. Anche se oggi sono la piu’ forte o  il piu’ bravo, fra un anno  verrà fuori qualcuno può forte.  Quindi, non diamoci delle arie, se siamo i primi.
  3. Le sconfitte esistono. Io anche se perdevo non ne facevo una malattia.

Roberta: Lo sport ci insegna anche qualcosa sulle donne? Poche fanno sport, da noi un’indagine recente evidenzia una grande differenza fra ragazze e ragazzi  delle superiori.

Marisa: E’ vero, le ragazze in Italia fanno meno sport dei ragazzi: da una parte le ragazze si sentono inferiori in qualche cosa, mi sembra.. Dall’altra, la cultura e l’organizzazione non le aiuta. I genitori spesso non le incoraggiano e anzi sono un ostacolo: andare in giro, in trasferta? No, no. I maschi iniziano a giocare al calcio: iniziano fin da piccoli a fare cose insieme, a sentire l’importanza della squadra, a praticare uno sport come deve essere inizialmente, un gioco. Questo li aiuta molto. Pensiamo ad esempio agli USA: ci sono i college, lì tutti fanno sport, ragazze e ragazzi. Eppure

quando le donne riescono ad emergere spesso riescono meglio degli uomini

Pensa ai successi di questi giorni: nella scherma, alla maratona di Berlino. Grandi donne, grandi storie.

SI’, PER LE DONNE E’ PIU’ DIFFICILE

Roberta: sei stata ai vertici in attività difficili. Ma e’ vero che per una donna e’ diverso o ci piace raccontarcelo?

Marisa: Ho fatto molte cose, anche nel lavoro, che le donne in Italia non facevano e non avevano mai fatto. Ho ricoperto incarichi “da uomo”. Consapevole che se avessi sbagliato io, una donna. .. Non erano tanto le persone, ma il contesto, la cultura a rendere difficile o impossibile ad una donna  di avere certi incarichi.

C’era chi, come Umberto Agnelli, era aperto a fare lavorare le donne: mi ha chiamato, una donna, in una squadra di calcio, mai visto prima. Sapendo che venivo da tutt’altro settore, dall’automobilismo.

Mi e’ capitato che fossimo in 3000 ed ero l’unica donna. Ma ho sentito i miei bei no:

corrispondente donna per lo corse alla RAI? Negli anni ’60: no. Direttore Sportivo dell’Alfa Romeo? Dirigenti donne: qui, no. A meno di accettare di fare la dirigente “fantasma”. No allora l’ho detto io:

no grazie, io voglio gli onori, non solo gli oneri.

Eppure non ho mai rinunciato alla femminilità, ad essere donna: anche alla Mille Miglia avevo un bel tailleur ( e mi sono sentita dire “finalmente una pilota vestita da donna”). Facevo i tuffi e mi mettevo il rossetto.

GLI ALTRI SONO IMPORTANTI

Roberta: hai lavorato per squadre sportive, quando hai iniziato con i tuffi a Torino c’era molti bravi atlete e atleti. Quanto contano gli altri?

Marisa: Gli altri sono importanti, soprattutto per l’amicizia. Ho moltissimi amici, soprattutto uomini. Di Enzo Ferrari ad esempio ero amica, perche’ gli dicevo chiaro in faccia quel che pensavo e lui era circondato da troppi yes-man.  Abbiamo fatto delle litigate da paura!

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Non c’è spazio per altro, nemmeno la storia della  scuderia piu’ buffa del mondo, la Serenissima in Florida, con Consiglieri dell’ONU e marchesi… Grandi donne, grandi storie.  Avevo molti timori, prima di incontrare Marisa Zambrini e di intervistarla, non avevo mai intervistato nessuno: ma qualche paura la affronto anch’io. Grazie mille Marisa!  Date un’occhiata al suo curriculum manoscritto qui 

Grazie  anche a Claudia Campagnoli, anche lei ha superato qualche timore, e alla famiglia Campagnoli dell’agriturismo “Al Motto”, se siete sul Lago fate un salto su http://www.agriturismoalmotto.com  , per avermi fatto incontrare la bellissima donna dei record.


DA DOVE VENGONO LE BUONE IDEE? ancora sulla creatività

Steven Johnson illustra la nascita delle idee in questo bel video di 4 minuti:

Le idee hanno necessità di incontrarsi

Le intuizioni devono collidere con altre intuizioni, dice Johnson

spesso quel che trasforma una idea in una cosa di successo e’ un’altra intuizione che ronza nella testa di un’altra persona

La creatività e l’innovazione richiedono anche il confronto, lo scambio, il mescolarsi.

Servono quindi degli spazi dove questo possa avvenire. Il web, certo : sempre disponibile, gratuito o quasi, si trova tutto e tutti. Ma non basta. I caffe’ letterari sono stati un sistema che connetteva idee ed intuizioni.

Idee ed intuizioni, certo, ma teniamo conto anche del sincero piacere di incontrarsi, ri-trovarsi, fare parte di una comunità che ci riconosce, divertirsi e scoprire il piacere di condividere. Qualcosa che ha a che fare anche con la libertà , anche quella di sbagliare. Questione di cuore, sì a volte mi ripeto. Se non e’ bello, se non c’e’ gioia ne’ piacere, perche’ farlo?

La creatività e’ (anche) una questione di spazio

Ne L’ultimo teorema di Fermat Simon Singh racconta la passione che richiede la soluzione di un problema matematico e descrive un ambiente straordinario, l’Isaac Newton Institute di Cambridge:

“Il solo scopo dell’esistenza di quell’istituto e’ di riunire le piu’ grandi intelligenze del mondo..allo scopo di discutere e tenere seminari avanzati di ricerca (…) …

l’edificio e’ progettato in maniera particolare per favorire la collaborazione e lo scambio di idee degli accademici.

Non ci sono corridoi chiusi dove ci si possa occultare.. I matematici vengono invitati a passare il tempo” nell’area comune.

Viene favorita la collaborazione anche quando ci si sposta nell’istituto: l’ascensore, che mette in comunicazione i tre piani, contiene una lavagna. In ogni stanza dell’edificio c’e’ almeno una lavagna, bagni compresi (!)

C’e’ il coworking ne abbiamo già parlato qui, citando l’esperienza di TAG e di Davide Dattoli, imprenditore di 22 anni. Dopo di noi ne parla anche Repubblica, in un lungo articolo del 6 agosto:

Il vero valore aggiunto di questo formula e’ di riunire le persone e i rispettivi talenti.

Se io sto tutti i giorni in un ambiente dove mi dicono che non ho speranze certo che mi rassegno. Ma se mi circondo di ragazzi pieni di idee che stanno provando a realizzare, cambia tutto.

Certo, e’ impegnativo e rischioso: quando le idee girano, poi di chi sono? E chi le usa e ne trae utilità ed utili?

“non avendo invenzioni da brevettare i matematici.. sono fra le persone meno gelose dei loro lavori. La comunità dei matematici e’ orgogliosa di avere uno scambio di idee libero e aperto …” Simon Singh

L’innovazione e’ – in estrema sintesi – la capacità di usare idee a fini di lucro. Concorrenza perfetta e innovazione vanno in direzioni diverse – così insegnano. Poi siamo umane, ci piace anche farci dire brave, ogni tanto (se l’idea non ce la ruba il solito signore magari piu’ dotato di noi ma di certo piu’ bravo a farsi vedere).

L’idea eccola qui

Possono esserci altri spazi e sistemi, diversi dal coworking o paralleli: occasioni e luoghi fisici dove le persone si incontrano, raccontano la propria esperienza, condividono quel che sanno e quello che hanno imparato con l’esperienza e ascoltano e rispondono a chi meno sa e vorrebbe sapere, a chi a delle idee ma non sa bene, a chi e’ piu’ giovane o giovanissimo e allora gli spazi son tutti presi o sono un po’ ghetti (solo per giovani, solo per quelli che no eccetera). Troppo spesso non ci accorgiamo di quanto sappiamo e di quanto potrebbe interessare ad altri.

Che ne dite? Ah, mi raccomando: ricordatevi che l’idea e’ anche un pò mia…

Annamaria Testa

Io invece dico grazie ad Anna Maria Testa, la signora della creatività – Liscia, gassata o Ferrarelle? – che mette a disposizione quel che sa: il video di Johnson lo trovate qui e tantissimo altro sul suo Nuovo e Utile . Non vi titilla la papilla?

 


L’importante e’ finire

velocibracchius

velocibracchius

Questa mattina ho fatto fatica a concludere la mia corsetta. Ho un pò esagerato con bici&corsa. No, questo l’ho già detto l’altro giorno. Dieta sbagliata, pochi carboidrati? E poi l’umidità, il caldo. Eh certo: e’ estate! 

Insomma, stamattina

qual’e’ la scusa?

Mentre arrancavo con ignominia nella salitella finale,  ho avuto il tempo di pensare alla scusa. 

E’ facile dire vado a correre. Anche alzarsi appena suona la sveglia, tutto sommato. Una si sente a posto, a dirsi:  io, mi impegno.

La cosa difficile e’ farla tutta, la corsa.

Obiettivi, buoni propositi e voglia non bastano: occorre impegnarsi per tutto il percorso.

Questa  la riflessione mattutina: avere attenzione e cura e dedizione per tutto il tempo che ci vuole. 

Per tutte le cose, o almeno per le cose importanti, le uniche che meritano impegno ed attenzione.

Perche’ la corsa perfetta esiste, ma le condizioni ideali non ci sono (quasi) mai.

Le salite le affronto sempre con qualche timore, chiedendomi se ce la farò. Ma la vera domanda che mi faccio è: quanto dovrò faticare?   Ho paura della fatica, dell’impegno e so che la parte piu’ dura e’ questa, continuare,  avere fiducia o almeno tenacia.  

La mia corsetta inizia in discesa, la salita al ritorno.  Non e’ forse sempre così?

Gli ostacoli li troviamo a metà o alla fine: altrimenti che ostacoli sono? Prima e’ tutto facile, abbiamo lo slancio e la voglia.

E con questa scusa, oggi la corsa l’ho finita.  Alla fine, e’ questo che fa la differenza fra il successo e il resto.

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Temporary manager (in rosa)

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Rosaria Brambilla, 50 anni e due figli di 22 e 19 anni , è titolare di Melting Pot, una società di consulenza per l’internazionalizzazione delle aziende settore alberghiero e casalingo. I suoi clienti sono importatori,  negozi di articoli casalinghi e cookshop, department stores e mail orders. La sua metafora e’ il viaggio: non fermarsi, guardare avanti, coltivare la curiosità.

Che studi hai fatto e cosa facevi prima ?

Sono diplomata alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori- Simultanea e Consecutiva Tedesco, Inglese e Spagnolo. Ho lavorato come export manager per un’azienda di rilievo nel settore e due anni nell’alta moda come area manager.

Qual’ è stata la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?

La crisi e il posizionamento delle figure come la mia nelle aziende.

Trasformare una parola  come “crisi” in “cambiamento”, un nuovo percorso di vita e l’ennesimo viaggio nel mio viaggio quotidiano

Raccontaci della tua impresa

Ho cercato di offrire a piu’ aziende per le quali gestisco il settore Export lo stesso servizio di marketing, ricerca clienti e strategia aziendale come temporary manager. Così le imprese dividono i costi: questo  permette loro di avere una figura onerosa ad un costo minimo.

Visito clienti all’estero, seguo le strategie, organizzo fiere e follow up… quello che fa il manager in azienda ma per più aziende.

Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?

Il mio capitale è la mia esperienza e la mia volontà

Ho chiesto il classico fido per inizio attività e sono partita per questo “viaggio”.

Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te

Le persone che lavorano con me sono i miei clienti, tutti diversi tra loro, da cui ho molto da imparare e che mi appoggiano nelle mie proposte.

La tua giornata-tipo

Sveglia alle 6:15 preparo colazione per me e mio figlio Matteo che va ancora a scuola, controllo le email e organizzo la giornata: se sono in Italia esco, vado dalle mie aziende o da potenziali clienti, se sono all’estero mi reco agli appuntamenti, rientro e a volte dopo cena lavoro ancora un pò fino alle 21, ma le mie giornate non sono mai uguali. Salto da un aereo all’altro e via, sempre in movimento.

Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato sinora e come le hai risolte?

Le difficoltà sono sempre tante ma basta considerarle nuovi orizzonti da raggiungere e quindi non demordere mai. Certo la situazione attuale non è la più rosea dal punto di vista economico, ma lamentarsi e non agire non serve a nulla

Quindi: Adelante Chica Adelante mi dico, e vado avanti.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Tutto! lavoro con passione e con il cuore. Incontrare la gente di varie culture, cogliere le sfumature del quotidiano, le sfide.

C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio, per dimostrare quel che valgono. Alcune imprenditrici raccontano invece di non avere avuto particolari difficoltà perché donne. Nella tua esperienza, quale delle due è più vera?

Ho esperienze differenti; spesso per una donna non è tutto semplice, molte volte l’uomo ha una considerazione maggiore, meno difficoltà nell’imporsi, ma me la sono sempre cavata e ho gestito un pool di tanti ometti.

Comunque trovo che tra donne ci sia molta complicità

Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente

Non ho mai lavorato come dipendente, ma sempre come consulente.

Certo che lavorare in proprio significa rischio e non guardare la lancetta dell’orologio, svegliarsi di notte e chiedersi “ cosa sarà il mio domani”.. ma credo che oggi giorno anche per un dipendente la vita non sia facile.

Ti confronti o lavora insieme ad altre imprese?

Si: nel mio pool ci sono 6 aziende e il nostro è un confronto e una crescita quotidiana.

 Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?

Ho iniziato lo scorso anno a settembre, credo sia ancora prematuro definire questo punto. Certo è, che il contatto con i clienti e la buona relazione è fondamentale.

Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio

1 Astute come la volpe 2 Semplici come la colomba 3 Metteteci il cuore, come solo le donne sanno fare.

Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare? E come ti rispondi?

ADELANTE ADELANTE CHICA, il viaggio e’ appena iniziato ed io sono una viaggiatrice instancabile. Non a caso ho risposto in rosa.