Turismo e arte: nasce il Coworking alla Città dell’Arte di Biella

terzo-paradisoFondazione Pistoletto ,Viaggi e Miraggi e Movimento Lento lanciano  un progetto di coworking in uno spazio prestigioso: la Città dell’Arte creata a Biella dall’artista Michelangelo Pistoletto.

L’obiettivo è quello di condividere uno spazio lavorativo anche con professionisti e aziende attive nello slow tourism. Open day il 16 novembre: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto – News.


Arriva a Stresa il Giro d’Italia in rosa

GDI_Banner_300x250_px_NEWPer la prima volta il Giro d’Italia in rosa fa tappa a Stresa! Appuntamento il 14 NOVEMBRE per parlare di

DONNE e SOSTENIBILITA.

Imprenditrici e rappresentanti del sistema territoriale parleranno di sostenibilità e porteranno la propria esperienza su turismoresponsabilità sociale cibo. Scarica qui il programma in pdf donne e sostenibilità .

Il filo conduttore del 6^ Giro d’Italia in rosa e’ il turismo. Per questo la tappa e’ organizzata da Comitato imprenditoria femminile e Camera di commercio in collaborazione con Lago Maggiore Meeting Industry e Lago Maggiore Green Meeting (le loro pagine web qui e qui).

Il  Lago Maggiore per primo in Italia si è posto l’obiettivo di proporre meeting e congressi eco sostenibili, con il marchio Lago Maggiore Green Meeting.  Insomma, il giro d’Italia in rosa a Stresa sarà anche un pò verde.

 La partecipazione e’ a numero chiuso;  per iscriverti:

Il Giro d’Italia delle donne che fanno impresa si svolge ormai da anni.  Quest’anno si parte da Napoli e poi via:, Monza, Stresa, Nuoro, Livorno, Brindisi, Trento, Forlì-Cesena e Latina saranno il teatro di eventi, incontri ed approfondimenti.  Si parlerà di turismo e dei settori collegati come  enogastronomia, made in Italy, artigianato. Focus sui dati piu’ aggiornati, sul rapporto tra imprenditoria femminile e turismo, sui trend della domanda e dell’offerta turistica,  sulle nuove professionalità. La manifestazione e’ stata ideata da Unioncamere e dai Comitati per la promozione dell’Imprenditoria Femminile . I dettagli sulle altre tappe sono qui.


FINANZIAMENTI per imprese e occupazione femminile – domande entro il 30 novembre 2013

Finanziamenti a fondo perduto per l’occupazione femminile | Dols Magazine.


La ricetta taglia costi

massive attack:live with me

Come si fa a tenere i costi sotto controllo? Come e cosa tagliare?

Tre imprenditrici ci raccontano, senza ipocrisie, la loro esperienza. Attenzione quindi: questo post potrebbe non piacervi.

Sono ben 3 le ricette che vi proponiamo, non una sola.

1. Menu’ classico: faccio meglio quel che so fare bene, faccio fare ad altri il resto.

Questa ricetta è in tutti i manuali, pardon ricettari: ci sarà un perchè! Si chiama anche innovazione + outsourcing: vediamo come funziona in pratica.

Ce lo racconta Sara Erba, industriale del settore moda.

Controllare i costi è un impegno delicato, non basta tagliare, bisogna tenere conto di mille sfumature ed equilibri per non perdere qualità e flessibilità.

Gli interventi sono diversi a seconda che si tocchi la produzione o l’amministrazione&gestione.

In produzione non posso agire più di tanto sui costi del personale. Abbiamo decine e decine di lavorazioni, solo alcune standardizzate: e’ necessaria una conoscenza approfondita sia dei materiali che del processo produttivo . Quando ci siamo rivolti a lavoratori con contratti a tempo determinato o agenzie interinali il risultato è stato pessimo.

Ciò che facciamo è cercare di rendere più snelle le lavorazioni introducendo sempre nuovi strumenti, macchinari, procedure produttive e di controllo dei flussi interni dei magazzini.

E’ paradossale: spendiamo x spendere meno.

Potremmo ridurre i costi facendo fare da altri, in outsourcing, alcune lavorazioni, ma i costi di trasporto arrivano ad incidere notevolmente. Inoltre siamo specializzati in collezioni personalizzate medio/piccole, affidarci all’esterno e’ spesso antieconomico.

Nell’amministrazione invece un’interessante riduzione dei costi è stata fatta dando in outsourcing la contabilità, la gestione del personale, le manutenzioni etc. e snellendo il più possibile struttura e procedure.”

Quella di Sara e’ una realtà tipica del made in Italy. Qualità elevata, assicurata soprattutto dal “sapere fare” di alcune persone. E’ un’azienda di piccole dimensioni, una decina i dipendenti: eppure anche qui e’ possibile innovare prodotti e processi e tagliare quei costi che non riguardano il “cuore” dell’impresa.

2. Cucina fusion: domanda flessibile, risposta flessibile, lavoro flessibile.

Certi piatti son così: si prendono cose che esistono e si combinano, cercando nuovi equilibri.

Ad esempio, anziche’ tagliare i costi , si trasformano: da costi “fissi” a costi “variabili”.

Sono fissi i costi che dobbiamo sostenere anche se non abbiamo clienti. L’affitto, ad esempio, e’ un costo che non dipende dalla quantità prodotta. Altri costi variano a seconda di quanto produciamo: produciamo tot. marmellata, abbiamo un costo xy per frutta e zucchero. Piu’ marmellata, piu’ frutta e zucchero… (per le puriste/i : sì, l’aumento-diminuzione dei costi variabili non e’ necessariamente proporzionale al variare della quantità prodotta, tutte le economie di scala riducono sensibilmente l’incidenza di certi costi etc.).

Elisabetta Grassi, imprenditrice del turismo, ha necessità di collaboratori altamente qualificati e “fidelizzati” (anche selezione e formazione del personale sono un costo) e l’esigenza di non avere a busta paga troppo personale quando ci sono meno clienti.

“Nell’alberghiero il numero dei lavoratori aumenta in modo direttamente proporzionale al numero dei clienti. Che purtroppo sempre piu’ spesso prenotano all’ultimo momento.

Uno dei modi più efficaci per ridurre i costi in questo momento è quindi avere meno lavoratori a contratto, anche stagionali, e usare i famosi vouchers, che permettono elevata flessibilità.

Abbiamo sempre messo al primo posto la professionalità dei collaboratori, garanzia di servizio ad alto livello, con contratti a tempo indeterminato per chiunque meritasse il giusto riconoscimento per professionalità e fedeltà.

La nostra sensibilità non è cambiata, nel senso che riteniamo i collaboratori importanti tanto quanto un’ottima struttura. Purtroppo però le modalità sono necessariamente cambiate.

Oggi preferiamo premiare i dipendenti non con contratti a tempo indeterminato, ma in termini di retribuzioni. Alla fine il costo non diminuisce di molto, ma la flessibilità sì e in questo momento la flessibilità è una variabile fondamentale.

E’ chiaro poi che in un momento di incertezza come questo i nostri budget vengono tenuti sotto controllo a brevissimo periodo, così come il magazzino e le previsioni di fatturato. Siamo così passati a budget e rendicontazioni mensili invece che semestrali.”

3.Cucina molecolare: quel che conta e’ il risultato

Daniela De Angelis, è imprenditrice in un settore particolare, il marketing operativo. Si occupa proprio di questi servizi che, come ci ha detto Sara al punto 1, le imprese esternalizzano.

“Io ho ragionato sull’efficienza e sulla produttività, investendo in strumenti e formazione.

I nostri collaboratori non sono misurati a ore ma a performance e come tale sono remunerati. Sono stati introdotti elementi di flessibilità significativi.

Per contro l’azienda investe in formazione, coinvolge le risorse direttamente sui progetti del cliente e sul budget delle commesse. Un altro elemento positivo per l’efficienza e la produttività e’ stare vicino alle persone, per coinvolgerle, motivarle ed incentivarle.

Tutti stiamo soffrendo i contratti di lavoro di vecchia concezione. Lo dimostrano i numeri degli interinali e il successo dei voucher.

Di fatto i contratti lunghi da parte dei clienti non esistono più, e quindi i costi di contratti a tempo indeterminato non sono sostenibili né si giustificano nei mercati.

Non ci sono ricette, ma ci vuole coraggio e innovare le regole. Si deve ragionare per commessa.

I servizi come manutenzione, amministrazione, IT , sempre più vengono esternalizzati dalle aziende. Ma si tratta di commesse a termine: creano lavoro, ma lavoro che deve avere la stessa logica”

E se al caffe’ i conti non tornano? – una postilla.

Le scelte di queste imprenditrici sono comprensibili e razionali e tengono conto delle persone che lavorano con e per loro. Tra l’altro tutte e tre si sono messe in gioco, dicendo cose anche “antipatiche”: anche per questo le ringrazio. Le loro ricette sono un mix di ingredienti adatti al loro specifico settore, alle caratteristiche della loro organizzazione e ad uno scenario di incertezza e cambiamento..

Flessibilità e’ una delle parole pìu’ usate.

E questo mi ha fatto pensare che

quello che e’ razionale per il singolo individuo e’, forse, irrazionale per il sistema.

Se passiamo dalla singola impresa a un livello piu’ generale, maggiiore flessibilità significa anche meno soldi da spendere/investire e quindi, ad esempio, meno consumi (alcune analisi economiche dicono che in Italia negli ultimi anni e’ andata così). E’ piu’ difficile per i singoli immaginare il proprio futuro – e non poter vedere un futuro ha riflessi anche sull’economia. E può portare a maggiore disuguaglianza, cioe’, indipendentemente dal sistema di valori cui ciascuna/o di noi fa riferimento, problemi socio-economici da gestire.

Una riflessione, la mia, sui paradossi dell’economia, su come sia difficile trovare le soluzioni (e a volte, persino dirle!).

la foto di LALI MASRIERA su flickr

COMUNICAZIONE DIGITALE E GREEN ECONOMY = UN LAVORO “SU MISURA”

antoniaAbbiamo intervistato Antonia Santopietro, 44 anni, sposata, un figlio di cinque anni, e’ titolare e socia dal 1999 di Business World , società di consulenza e formazione con sede a Bari e a Verbania.

E’ imprenditrice per libertà. Libertà di mettersi in gioco e “giocare” il proprio talento. Libertà di vivere a ritmi diversi da quelli che ci facciamo spesso imporre.

E’ anche Presidente dell’associazione culturale We feel Green! per la promozione e la diffusione del vivere sostenibile, del consumo critico e consapevole, del benessere naturale, della decrescita felice e altre economie possibili.

Raccontaci della tua impresa

Aiutiamo imprese ed enti in progetti di sviluppo attraverso

consulenza, percorsi di formazione o accompagnamento manageriale con particolare riferimento alle aree della green economy e della comunicazione digitale web & social.

In collaborazione con enti ed associazioni organizziamo convegni e workshop su temi legati prevalentemente alla sostenibilità e al green marketing. Il mio lavoro prevede prevalentemente partnership con altri colleghi: parole d’ordine net-working ed integrazione delle competenze su progetti complessi. Ho sempre considerato l’interazione con altri professionisti, anche concorrenti, una risorsa ed un’opportunità di crescita. Per fortuna le opportunità di collaborazione, anche su grandi distanze, con internet e i social media sono fortemente migliorate ed amplificate. Condivisione e collaborazione per me sono sempre un valore aggiunto.

Che studi hai fatto e cosa facevi prima di diventare imprenditrice?citazionesantopietro

Il mio percorso formativo è stato piuttosto articolato, forse un po’ indicativo di una incertezza tipica del periodo post diploma. Laurea in Lingue e Letterature Straniere nel 1993 con una tesi sulla lingua russa e specializzazione in filologia slava. Questo percorso è stato trampolino di lancio per un’immediata introduzione al mondo del lavoro: ben lontano dalle pagine dei romanzi russi, in ambito commerciale ed internazionale. La necessità di comprendere alcune dinamiche e la crescente passione per il mondo di impresa mi hanno ben presto condotto ad intraprendere un ulteriore, lungo e mai interrotto percorso di studi e formazione che hanno spaziato da corsi in Gestione degli scambi internazionali, marketing internazionale, fino al Master of Arts (MA) in Marketing, Sales and International Business conseguito nel 2001. Da allora ho continuato con studi sempre più specialistici, legati al management di impresa e delle risorse umane (leadership ed intelligenza emotiva, comunicazione efficace, empowerment etc.). L’auto-formazione è quotidiana: la mia professione richiede aggiornamenti continui. Prima di diventare imprenditrice ho lavorato come traduttrice e responsabile ufficio estero per aziende manifatturiere e trading companies.

C’è un momento, un’occasione in cui scatta la molla che ci fa decidere: cosa ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?

Ricordo bene di aver avuto questa spinta dopo aver fatto un’esperienza di lavoro dipendente. Ci sono sempre, a mio avviso, due componenti motivazionali in questo processo:

la prima è il desiderio di essere artefice del proprio percorso di crescita professionale, nel bene e nel male, l’altro avere una grande convinzione che la propria idea imprenditoriale sia assolutamente fondata,

per usare un termine cauto…geniale” per esprimere una certa dose di “fiducia in se stessi” che nell’imprenditore non deve di certo mancare. La combinazione di intuizione, determinazione e audacia deve, tuttavia, assolutamente essere conciliata con studio, rigorosa preparazione e metodo.

Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?

Ho iniziato con un capitale personale, sebbene allora fosse molto utilizzata una formula per giovan iimprenditori, il Prestito d’onore, che aveva delle incompatibilità con i miei tempi di realizzazione e quindi decisi di optare per l’autofinanziamento.

La tua giornata-tipo, dalle 7.00 alle 20.00.

Premetto che

per scelta personale ho dato alla mia vita un taglio di sostenibilità adattando un po’ l’attività e questo è uno dei vantaggi del lavoro in proprio.

Sveglia alle 7, disbrigo delle faccende domestiche, accompagno il figlio a scuola e poi (non prima di aver preso un buon caffè godendo dei vari scenari che il lago offre in ogni stagione) vado in studio dove in genere ho al mattino quasi sempre gli aggiornamenti via social sui vari progetti. Lavoro fino alle 16 se la giornata non prevede che mi sposti in giro per consulenze, appuntamenti etc.. quindi vado a prendere mio figlio, passo un paio di ore con lui spesso questo è il momento più rilassante, e poi aspettiamo cena e marito, dopo cena in genere rientro in studio per concludere attività di solito di tipo culturali, scrittura di articoli, etc.. Viaggio per lavoro abbastanza spesso e questo richiede un po’ di organizzazione in più.

Quali sono le difficoltà maggiori ?

Gli aspetti organizzativi, conciliare la gestione della famiglia e anche il piacere di ritagliare degli spazi per sé e il lavoro. In questo spesso ci si affida a delle collaborazioni oppure ad una rete di relazioni. Ottima programmazione e attitudine al problem solving rimangono in ogni caso le strategie migliori.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Senza alcun dubbio l’opportunità di sperimentare, la versatilità dei progetti e la possibilità di interagire con tanti professionisti in contesti diversi. Non nego di scontrarmi con delle difficoltà o imbattermi in fasi di stanchezza, a volte la vena creativa si spegne e si devono cercare delle nuove energie, soprattutto perché in questo lavoro ci si muove a contatto con le persone e le loro problematiche.

E’ un percorso di crescita personale, in cui si misurano anche i propri limiti

e quello che ci sta più a pennello, ma personalmente valuto il cambiamento come opportunità di rinnovamento e quindi cerco sempre nuovi ambiti e sfide su cui lavorare.

Le debbono sempre impegnarsi di piu’, per dimostrare quel che valgono?

Non ho incontrato particolari pregiudizi perche’ donna, forse più spesso per l’età, avendo iniziato abbastanza giovane, ma non posso dire che la strada per le donne non sia a volte in salita in alcuni contesti. Posso certamente dire che ho invece conosciuto professioniste molto in gamba e molto determinate anche con storie personali forti e che hanno fatto scelte importanti. Io dico che le donne hanno una marcia in più e devo anche dire che lavorano benissimo insieme.

Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio santopietro2

Premetto che io ho sempre visto prevalentemente vantaggi superiori agli svantaggi, soprattutto nella già citata libertà intellettuale di essere artefici della propria crescita professionale, tuttavia è innegabile che il sistema contributivo e fiscale italiano penalizza, anziché favorire, le attività imprenditoriali, spesso le logiche della burocrazia amministrativa di un’impresa tanto piccola quanto grande sfuggono a qualsiasi buon senso. Forse negli ultimi anni, a maggiore ragione con i venti di crisi che conosciamo, più forte si fa strada la necessità di pensare a fare impresa basandola su valori, cuore e relazioni più che su una logica incentrata su risultati di esercizio, e sui numeri della crescita.

Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?

Di un confronto costante con altre persone, di avere uno spazio dedicato e di alternare l’attività lavorativa con attività culturali.

Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio

# tenacia # preparazione costante ed una certa dose di .. #follia.

Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare?

Direi di no, al limite quando avverto una certa stanchezza è perché devo mettere a fuoco il cambiamento. Ci ho pensato più volte e ho maturato l’idea che sia la sola dimensione lavorativa compatibile con la mia personalità: Questa scelta non è sempre a buon mercato ovviamente, perché

autodeterminarsi significa anche sopportare il peso della responsabilità delle scelte che riguardano sé e gli altri,

ma ritengo che chi lavora mettendo a frutto un proprio talento intellettuale o manuale ha in ogni caso l’opportunità di trovare una strada di espressione privilegiata, a volte, per alcune logiche, negata o limitata in contesti di lavoro dipendente. Se poi il governo e le istituzioni ci dessero una mano in più a non farci desistere scoraggiati sarebbe anche meglio! Ma questo è un altro capitolo…

Per saperne di piu’ : www.bwconsulenza.it e www.comunicazionegreen.it

Antonia e’ di casa su molti social network:

http://it.linkedin.com/in/antoniasantopietro

http://www.facebook.com/greenmarketingbusinessworld

https://twitter.com/bworldgreen

http://www.scoop.it/t/green-marketing


B&B: IMPRESARIE DI CASA PROPRIA

primacolazioneridottoE’ il Bed & Breakfast la parola vincente, la risposta immediata ad una fame di incentivazione turistica che mai come in questo periodo di crisi vuole essere saziata. Sembra una nuova forma di accoglienza turistica invece altro non è che l’applicazione di uno schema semplice attuabile in quasi tutti i contesti abitativi con l’applicazione di poche ma precise regole. Gran Bretagna e Irlanda custodiscono le radici di questo modello di ricezione turistica che nei paesi del Nord Europa ha conosciuto il suo massimo sviluppo. In Italia ha fatto capolino negli anni 90  prendendo piede nelle aree più turistiche di mare e montagna sviluppandosi nel tempo in tutti gli angoli del Paese. Ma, in pratica, come si fa ad aprire un B&B? Cosa serve e cosa va fatto? Innanzi tutto aprire un B&B significa offrire pernottamento e prima colazione. Dal 2001 esiste una legge nazionale che norma queste gestioni  ma ogni Regione ha la sua applicazione specifica.

Nella Regione Piemonte?

Innanzi tutto per aprire un B&B non occorre essere residenti nel luogo in cui si trova la struttura che abbiamo scelto. Si può aprire anche in seconde case; l’importante è che il proprietario nel periodo d’apertura conviva nella struttura con i propri ospiti dato che il B&B si basa sul concetto di ospitalità a casa propria.

Bisogna aprire Partita Iva per gestire un B&B?

Il carattere occasionale che contraddistingue l’apertura di questo servizio ne consente l’esclusione. Al Comune in cui ha sede il B&B si deve spedire per via telematica il modello Scia, (Segnalazione certificata di inizio attività) corredato dagli allegati elencati al fondo del modello stesso. Sarà poi il Municipio ad inviare la documentazione a Provincia, Asl e Atl (Associazione turistica locale)All’esterno della struttura verrà posto un logo distintivo dell’attività con  il numero di stelle segnale  la categoria assegnata all’esercizio, così come avviene per gli alberghi.L’eliminazione delle barriere architettoniche permette di acquisire un alto punteggio di categoria come pure la qualità e quantità di servizi offerti.

Ma di quanto spazio si può disporre?

Non più di tre camere con un massimo di sei posti letto. Sulle dimensioni delle stanze si rimanda alla legge come pure quelle dei servizi igienici che devono essere in prossimità delle camere e/o possono comunicare direttamente, completi di sanitari (con vasca o doccia) e con ventilazione naturale o forzata.

Una volta chiariti questi passaggi va detto che chi apre un B&B deve garantire ai propri ospiti-oltre alla cortesia della modalità di accoglienza che ne definiscono un buon operatore di struttura- semplici norme igieniche quali:

  • la pulizia dei locali quotidiana,
  •  la fornitura di biancheria (compresa quella del bagno) almeno due volte alla settimana oltre che ad ogni cambio cliente.

In riferimento al sevizio della prima colazione (chiamata da alcuni anche piccola colazione) va detto che bisogna garantire la sicurezza dei prodotti che vanno somministrati. La legge vieta la somministrazione di prodotti fatti in casa- come ad esempio una torta- ed impone solo cibi confezionati.

A questo si aggiunge una notifica sanitaria relativa alla sicurezza alimentare dei cibi messi a disposizione degli ospiti che va presentata all’Asl competente.

 I prezzi chi li stabilisce?

Le tariffe sono libere e vanno comunicate al Comune ed all’Atl. Si possono effettuare sconti per gruppi o formule di risparmio. L’importante è rispettarle . Il titolare del B&B rilascia all’ospite una semplice ricevuta di quietanza che attesti l’avvenuto pagamento del soggiorno. Chi sceglie di aprire un B&B vive un’esperienza gratificante che avvicina culture, usi e costumi diversi e ne arricchisce i soggetti che si prestano a questa interazione.

Inoltre costituisce una valida integrazione al bilancio familiare. La sua gestione consente di guadagnare ed allo stesso tempo di avere del tempo libero a disposizione. Una proposta interessante per la donna casalinga divisa tra impegni domestici e famigliari.

 


Donna, lavoro, famiglia e passione. Equazione perfetta?

Lorella Granzotto ridottabis

 Lorella Granzotto, funzionario  presso l’Assessorato al Turismo del  Comune di Verbania, tra l’impegno professionale e quello famigliare -ha cinque figli e tre nipotini- trova il tempo per gestire  un Bed & Breakfast che si chiama “VerdeBlu”.

1. Che studi hai fatto e cosa facevi prima di diventare imprenditrice?

 Ho fatto il Liceo Classico e poi Laurea al DAMS (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) di Bologna.Ho sempre lavorato per il Comune di Verbania, prima in Biblioteca e poi al Turismo

2. C’è un momento, un’occasione in cui scatta la molla che ci fa decidere: qual’ è stata per te la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?

La convinzione che a Verbania ci fosse spazio per modi diversi di ospitalità turistica e la voglia di aprire la propria casa, oltre che agli amici, ad ospiti italiani e stranieri. Le poche soddisfazioni nel lavoro dipendente ma anche le necessità economiche legate al fatto di avere tre figli. E grazie allo stimolo di un compagno che mi ha esortato a credere maggiormente in me stessa.

3. Raccontaci della tua impresa  

Ho aperto un’attività di Bed and Breakfast: una camera con il bagno e il giardino. Ho conosciuto gente molto interessante ma l’ho chiusa due motivi: per fare una grande cucina per la nostra grande famiglia e perché ne avevo sottovalutato l’impegno. Recentemente, dopo aver ottenuto il part-time sul lavoro, ho riaperto il B&B in un’altra stanza della casa.

 4. Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?

Ho usato qualche risparmio per fare un bagno supplementare (la prima volta) ma aprire un B&B non ha grandi costi. Questa seconda volta ho solo acquistato un letto

5. Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te.

Tutta la famiglia collabora: mio marito – che ama cucinare – prepara le colazioni, i figli aiutano nell’accoglienza e nelle attività di prenotazione (gestione mail e telefonate), lavaggio e stiratura biancheria.

6. La tua giornata-tipo

Quando ci sono ospiti: sveglia alle 7.30, aiuto nella preparazione della colazione, lavoro in Comune dalle 8.30 alle 14.30, a casa risistemazione stanza e cucina, spesa, gestione mail, accoglienza clienti con suggerimenti per escursioni e per i locali in cui cenare

7. Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato sinora e come le hai risolte, con l’aiuto di chi/cosa?

La cosa più preoccupante è stata affrontare la burocrazia legata all’apertura dell’attività e le incombenze con polizia, statistica, tasse di soggiorno… La promozione non è stata difficile perché ho usato l’esperienza acquisita in ufficio dove avevo già curato materiali promozionali e siti internet; l’accoglienza è una mia dote che ho dovuto solo sviluppare e “professionalizzare”.

8. Cosa ti piace di più di questa attività?

 Mi piace il fatto che nessuno mi debba dire cosa fare e il fatto che se lavori bene hai sicuramente un ritorno. Mi piace anche che mi dicano che ho una bella casa, che sono gentile, disponibile e competente. Ho potuto negli anni aiutare altre persone ad aprire l’attività e sono contenta di essere un punto di riferimento al riguardo.

 9. C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio, per dimostrare quel che valgono. Alcune imprenditrici raccontano invece di non avere avuto particolari difficoltà perché donne. Nella tua esperienza, quale delle due è più vera?

 In questo campo essere una donna non è penalizzante. Nei lavori che hanno a che fare con la casa e l’accoglienza tradizionalmente sono le donne che la fanno da padrone!

 10. Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente

 Hai la libertà di sbagliare ma se fai bene il tuo lavoro ne vedi i risultati: in termini di soddisfazione ed anche a livello economico.

 11. Ti confronti o lavori insieme ad altre imprese?

 Ho fatto parte dell’Associazione Case piemontesi ed è stata un’esperienza molto interessante perché tutti i dubbi che mi venivano all’inizio li potevo risolvere grazie al confronto con altri gestori di B&B; abbiamo anche attivato dei corsi che hanno affrontato tutte le problematiche connesse alla gestione di un bed and breakfast, da quelli fiscali, assicurativi, legali a quelli promozionali, turistici e di accoglienza. Quando vado in giro cerco sempre di alloggiare nelle case dei colleghi in modo da poter scambiare con loro esperienze e prendere spunto per migliorare l’ospitalità.

 12. Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?

 Mi piacerebbe avere più stanze perché spesso devo smistare altrove le richieste che non possiamo soddisfare. Mi sto organizzando per farmi aiutare nelle pulizie e vorrei risolvere anche il lavaggio della biancheria. Vorrei poter mantenere solo la parte dell’accoglienza lasciando ad altri le incombenze “domestiche”. Sentirei anche il bisogno di conoscere meglio le lingue ma questo è un problema che potrei facilmente risolvere vincendo la mia pigrizia.

13. Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio

 Beh, la mia attività non presenta i rischi di impresa che hanno in genere le attività in proprio. Posso quindi consigliare a tutte le donne che lo desiderano di…provarci! Mal che vada si può sempre smettere e sicuramente sarà stata un’esperienza arricchente. Quello che occorre mettere in conto è il fatto che apri la tua casa agli altri, in genere a persone educate, gentili e piacevoli ma potrebbe capitare anche qualche esperienza sgradevole. L’ospitalità deve essere una cosa che fai volentieri e non ti pesa. E devi sapere che se PRIMA vedendo una bella giornata pensavi ad andare in montagna o al lago DOPO ne approfitterai per fare il bucato e sarai felice che i tuoi ospiti possano andare alle isole!

 14. Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare? E come ti rispondi?

 Mi sono chiesta chi me l’avesse fatto fare quando lavoravo trentasei ore alla settimana e avevo i figli ancora in età scolare. Infatti ho chiuso l’attività, nonostante funzionasse molto bene, perché il tutto era troppo faticoso. Quando l’ho riaperta l’ho fatto in modo che la cosa non mi pesasse così tanto perché credo che l’accoglienza debba essere prima di tutto un piacere. Ho scelto di essere solo su un portale http://www.bed-and-breakfast.it perché non mi piace avere intermediari. Questo sito promuove l’attività ma lascia che i contatti con gli ospiti siano diretti. Anche quando vado in vacanza utilizzo questo portale che trovo molto serio ed affidabile. Costa Euro 180,00 all’anno e la fattura si può scaricare.


Opportunità per neolaureate/i ed imprese del Verbano Cusio Ossola

  • 6 mesi di tirocinio; borsa di studio mensile 500 euro lordi; formazione
  • consulenza per la realizzazione di un progetto di internazionalizzazione>

Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura del Verbano Cusio Ossola – Risorse per nuovi mercati.


FACEBOOK E TWITTER :ISTRUZIONI PER L’USO

Frustrated Woman at Computer With Stack of PaperLe statistiche italiane  dicono che almeno il 65% delle imprese nazionali investe in un Social Network e nella rosa dei “papabili” sceglie proprio Facebook (seguito da Youtube e Twitter).

Questo “social” dà la possibilità di creare una pagina ufficiale della propria impresa  per presentarsi, aumentare le conoscenze e favorire il mondo in rete

Diversamente da prima in cui si diventava fan di una pagina generica di Facebook, ora per iscriversi ad una pagina ufficiale basterà cliccare sul pulsante “mi piace/like”.

Compiendo questo gesto chiunque vedrà nella propria home page gli aggiornamenti della pagina stessa come se fossero i post dei propri amici.

Come si fa? Basta andare sul menu Facebook sulla voce “ads and page”. Il percorso porta ad una pagina in cui si trovano l’elenco delle pagine che vengono amministrate da voi.

In alto c’è un pulsante con scritto “Create page”.

Cliccando qui si giunge alla maschera di creazione delle pagine dove, dopo aver dichiarato di essere i rappresentanti ufficiali per realizzarla, gli darete un nome.

Attenzione: la scelta del nome è importante perché superati i 100 iscritti non potrà essere cambiato. Per lavorarci senza renderla visibile si può operare con la modalità settings mentre con i wall settings (impostazioni sulla pagina) possiamo proibire ai fan di scrivere sul wall (pagina in questo caso) fino a quando non sarà pronta ( da “Manuale di buon senso in rete” di Alessandra Farabegoli)

Avete un blog e volete collegarlo alla pagina di Facebook?

Basta andare in “Edit”, nella pagina, e cliccare su “Applicazioni”. Qui compaiono modalità diverse che permetteranno di poter creare il collegamento.

Lo stesso si può fare con Twitter che permette anche di dare risposte automatiche.

A differenza di Facebook questo mezzo di comunicazione è più invasivo in quanto i cinguettii (da to tweet che significa cinguettare) possono essere davvero numerosi provocando stress in chi deve gestire questi canali.

Twitter permette di inviare messaggi solo a chi è presente nella lista dei contatti twett quindi a sua volta è già un follower (ovvero un sostenitore) non necessariamente un vostro amico ma semplicemente gente interessata a ciò che noi scriviamo e che ci ha rintracciato con lo stesso mezzo. Invece, per inviare un messaggio diretto pubblico è sufficiente avere il destinatario come following ( ovvero che ci segue!). Se siamo interessati a seguire qualcuno dobbiamo andare su segui. Se veniamo abilitati potremo ricevere da chi seguiamo tutti i tweet relativi all’argomento.

Il numero di caratteri a disposizione per scrivere ogni messaggio è al massimo 140. Chi lo utilizza è vivamente consigliato a non usarli tutti ma circa un centinaio in modo che i restanti siano utilizzati da chi vi risponde ovvero vi ritweet. Nei messaggi serve digitare gli hashtag ovvero il simbolo cancelletto (#):parole o combinazioni di parole concatenate precedute da questo simbolo fungono da etichette.

Etichettando un messaggio con un hashtag si crea un collegamento ipertestuale a tutti i messaggi recenti che citano lo stesso hashtag. Si possono inviare dei messaggi a tutti i propri follower e poi rispondere ai loro singoli post. Per rispondere pubblicamente usate lo username del destinatario preceduto dalla chiocciola (@). Tutti i messaggi vengono raggruppati in una conversazione e saranno visibili a tutti i follower partecipanti alla conversazione. Per inviare dei messaggi leggibili esclusivamente dagli utenti cui son diretti, basta andare nella pagina del destinatario e cliccare sull’omino con la scritta “invia un messaggio diretto” digitare il nome della persona preceduto dalle lettere ‘dm’. Si possono pubblicare anche foto cliccando sulla macchina fotografica e caricando dal PC l’immagine da postare, o inviandola direttamente dal telefonino se si ha l’applicazione . Twitter è nato come mezzo di comunicazione per commentare gli articoli pubblicati on line dai giornalisti ed oggi si rivela un utile motore di ricerca funzionale grazie alla modalità di invio dei messaggi, molto contenuta. Esistono poi all’interno di Twitter una barra di ricerca e un riassunto dei temi di attualità/tendenza chiamati Trending Topics. Qui si trova un elenco degli hashtag più utilizzati nelle frasi

Ci sono anche i Trending Topics localizzati che permettono la visualizzazione degli hashtag più popolari per ogni Nazione.