A COSTO ZERO. Quando la vacanza e’ sostenibile (II parte)

Diapositiva2 COSA E’ IL TURISMO GREEN?

Green e’ un’etichetta per tanti usi. In questo post cerchiamo di fare chiarezza e dare un esempio. Recentemente abbiamo approfondito il tema con alcuni studenti dell’Alberghiero Maggia. Una sintesi la trovate su prezi.com : chi vuole può scaricare e riutilizzare la presentazione, copiarla e modificarla. Sostenibilità e’ anche condividere,  sharing.

ECO, NATURALE O GREEN ?

Tante le definizioni e le sigle. Qui semplifico e riduco a tre grandi categorie:

  1. turismo naturalistico
  2. eco-turismo
  3. turismo sostenibile

Faccio turismo naturalistico quando la natura e la cultura locale sono una delle motivazioni di base del mio viaggio. Una motivazione, non l’unica:

–        in vacanza faccio sport nella natura. Breve escursioni o scalate di terzo grado stanno insieme qui dentro

–        pratico il turismo dell’entroterra: in piccoli borghi, magari in agriturismo, visito il mulino…Si chiamo anche turismo rurale

–        e altro ancora (sempre su prezi.com )

Eco turismo vuol dire vacanza in luoghi incontaminati, protetti, come il Parco Nazionale della Valgrande o il Parco Veglia Devero. In vacanza ci si impegna – turisti e fornitori di servizi – a mantenere incontaminato il luogo.

Sostenibile e’ il turismo che guarda al futuro.

L’abbiamo già detto nel post precedente qui.

Soddisfo i bisogni che oggi hanno i turisti e gli abitanti E lascio impregiudicate la possibilità delle generazioni future di fare altrettanto. E’ importante la E. Non e’ un ma, e’ una E.

Vuol dire: preservare le risorse naturali e culturali, aprendoci comunque a culture diverse. E distribuire i vantaggi a tutti, in modo equo. Lavoro; lavoro pagato. Servizi per la popolazione locale.  E così via.

Il turismo sostenibile quindi lo posso fare anche a Milano. Meglio il Lago Maggiore, certo. Ma si può fare.

L’eco turismo a Milano, no.

Turismo naturalistico ed ecoturismo =prodotto turistico. Vuol dire: qualcuno vende qualcosa che altri desiderano acquistare. Individuo i bisogni dei turisti e metto insieme prodotti e servizi che li soddisfano.

Turismo sostenibile = processo=  risposta a 3 bisogni.  Dei turisti, delle “regioni” che li ospitano, del futuro.

I bisogni futuri degli abitanti del pianeta, dei cittadini  di quella località turistica, dei turisti. Tutti quanti.

Per riassumere:

il turismo sostenibile e’ qualcosa che ciascuno si ritaglia onestamente a misura delle risorse ambientali e culturali che ha a disposizione  e che vanno preservate.

UN ESEMPIO DI TURISMO SOSTENIBILE: MEETING E CONGRESSI “GREEN”

Un esempio concreto che abbiamo costruito e continuiamo a costruire. Si chiama

Diapositiva1Lago Maggiore Green Meeting. In sintesi: abbiamo scritto delle regole da rispettare per ottenere un congresso, meeting, evento “sostenibile”.

Come? chiedo ai partecipanti di attendere all’aeroporto fino ad un massimo di 30 minuti. In questo modo riduco i transfer. Organizzandosi bene si riesce ad avere un solo autobus che va da Malpensa al Lago Maggiore.

Facile? Vediamo. Per questa esempio semplice semplice bisogna almeno:

1)      CONOSCERE . Chi  “compra” il convegno e soprattutto i singoli partecipanti devono essere informati e accettare la regola. Ci sono i megalattici, che di andare sul pulman con gli altri no grazie. Ci sono quelli abituati al cartello con il loro nome che li attende all’uscita dal gate di arrivo. E poi via  con l’autista, che bello! Vanno informati e “convinti” o educati, se preferite.

Chi si occupa di voli e transfer deve a sua volta conoscere bene  la regola e comportarsi di conseguenza.

2)      ORGANIZZARE. Incastrare i voli di persone che arrivano da varie parti del mondo e ottenere tempi di attesa massimi di 30 minuti non e’ semplicissimo, richiede tempo ed energia

Una cosa facile e quasi scontata quindi richiede molta comunicazione, dettagliare inviti e programma, mail di verifica, contatti, attenzione. E collaborazione.

1Lago Maggiore Green Meeting non e’ solo una serie di regole: e’ un gruppo di imprese, molte guidate da donne, che lavorano insieme per ottenere un evento sostenibile.

Chi fornisce il catering a km. 0. Chi organizza i “piccoli” eventi che caratterizzano il congresso: attività di gruppo dette anche team building, cene di gala, escursioni, momenti di relax etc. Chi offre le sale ed i servizi collegati. Gli alberghi. I trasporti via terra, acqua etc. La tipografia. La comunicazione. Eccetera eccetera.  Chi si occupa di meeting e congressi sa quante persone ed imprese che fanno cose molto diverse siano coinvolti!

Il codice di comportamento di Lago Maggiore Green Meeting lo trovate su  http://lagomaggioremeetingindustry.wordpress.com o www.illagomaggiore.com o  prezi.com

I VANTAGGI

Molti. Ne riporto solo 3:

  1. meno pressione ambientale
  2. tutela delle risorse culturali. Imprenditrici ed imprenditori di Lago Maggiore Green Meeting si impegnano ad acquistare prodotti locali. Miele del Lago Maggiore anziche’ gadget made in Cina come omaggio. Danno informazioni sui “fattori” di attrattività naturale, artistica e culturale del luogo e promuovono azioni e interventi di responsabilità sociale a favore della comunità ospitante. Alcuni alberghi della filiera sono registrati EMAS, altri operatori fanno il bilancio sociale etc.
  3. vantaggi economici e sociali.  Facciamo  lavorare le imprese locali. Nasce qualche posto di lavoro qualificato in piu’. Il turismo congressuale allunga la stagione turistica: vuol dire contratti di lavoro piu’ lunghi, meno congestione etc….

MA E’ DAVVERO GREEN?

Alcuni spacciano per “green” cose che non lo sono: si chiama green washing. Si legge: fuorviare i consumatori, dire false verità, facendo apparire “green” cio’ che non lo e’.  Ad esempio “CFC free” e’ una bufala, non green. La legge vieta i CFC. Punto. Comprereste qualcosa  che e’ “colera free?”  E un prodotto “tutto naturale”? Cosa vuol dire? Pieno di allegri germi patogeni? fatto di fango? Lasciamo stare. Due bei siti per saperne di piu’ sono http://www.stopgreenwash.org/criteria   e http://sinsofgreenwashing.org/findings/the-seven-sins/index.html con l’elenco dei 7 peccati di chi fa green washing. Due li ho copiati qui.

Per non fare anche noi green washing, le imprese di Lago Maggiore Green Meeting si impegnano a fare un report finale al cliente e alla Camera di commercio, indicando cosa e’ stato fatto per rispettare le regole. Il report e’ unico ed e’ la somma di informazioni provenienti da tutte le imprese coinvolte. Specifica se il catering e’ stato a km 0, quali erano i prodotti locali (per categorie), in che percentuale erano presenti prodotti a km 0 sul totale dei prodotti offerti. The e caffe’ a km o ad esempio non li abbiamo. E cosi via.

GDI_Banner_300x250_px_NEWIl 14 novembre a Stresa a “Donne per la sostenibilità” c’e’ un assaggio di green meeting.

Tutta la comunicazione e promozione dell’evento e’ esclusivamente on line.  Anche le presentazioni e documenti sono su chiavette in cartone riciclato. Il resto, lo scoprite partecipando. Il programma e la scheda di iscrizione sono qui.

La prima parte del post e’ qui.


Turismo e arte: nasce il Coworking alla Città dell’Arte di Biella

terzo-paradisoFondazione Pistoletto ,Viaggi e Miraggi e Movimento Lento lanciano  un progetto di coworking in uno spazio prestigioso: la Città dell’Arte creata a Biella dall’artista Michelangelo Pistoletto.

L’obiettivo è quello di condividere uno spazio lavorativo anche con professionisti e aziende attive nello slow tourism. Open day il 16 novembre: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto – News.


A COSTO ZERO. Quando la vacanza e’ sostenibile (I parte)

by Roberta
a walk, a tree – roberta

In vacanza consumiamo di piu’.

Raddoppiamo il consumo di acqua, ad esempio. Un turista d’affari a un congresso produce mediamente il 75% di rifiuti solidi in piu’ che a casa propria.  Altri dati sui congressi anche qui http://www.linkedin.com/groups/Reduce-waste-save-money

Parleremo di questi temi il 14 novembre a Stresa: “DONNE PER LA SOSTENIBILITA’” e’ il titolo dell’evento, programma e iscrizioni qui. Questo e’ il primo di una serie di post sulla sostenibilità. Altri sono su Facebook: seguiteci anche lì.

Partiamo con il turismo sostenibile. Nei giorni scorsi  ne abbiamo discusso con un gruppo di studentesse e studenti dell’IStituto Alberghiero Maggia http://www.alberghierostresa.it/.  Alcune studentesse saranno con noi il 14 novembre: si occuperanno di accogliere gli ospiti e di illustrare gli aspetti green del convegno.

Perche’ si parla di turismo sostenibile? Io la chiamo la regola del cImenoerre:  + C-R=0.  Vediamola insieme.

Il turismo cresce o diminuisce?

C’e’ stata e c’è la crisi, sempre meno famiglie rinunciano alle vacanze: va male insomma.  Invece no.

Il turismo ha ritmi di crescita costanti negli anni: parlo del turismo mondiale. Nel 2012 per la prima volta e’ stato superato il miliardo di arrivi. Sono aumentati anche i guadagni, le entrate.  Chi va in vacanza? Quasi la metà degli arrivi e’ dai “paesi emergenti” – il 47% . E dove va? Il 52%  in Europa, il 16% in America (nord e sud) e ben il 23% nei “paesi emergenti”. La graduatoria dei singoli paesi: stabile al primo posto la Francia, la nazione piu’ desiderata, al secondo posto la Spagna, terza la Cina. Sì, la Cina, comparsa in graduatoria solo negli ultimi anni. Seguono USA e Italia, che rimane ferma al 5^ posto, dopo essere scesa dal podio.

Aggiungiamo altri cambiamenti: i voli low cost hanno ridotto le distanze ed aumentato anche la percezione che viaggiare sia possibile. Aggiungiamo la crisi economico-finanziaria e il web. Internet permette di confrontare posti, costi, di cambiare idea fino all’ultimo minuto. Consigliati e aiutati da amici o sconosciuti che scrivono commenti, descrivono itinerari, pubblicano guide gratuite.

Si fanno vacanze piu’ brevi ma piu’ frequenti (tecnicamente short breaks). Soprattutto cambiano le motivazioni del viaggio:

“andare in vacanza e’ oggi un bisogno primario”

Melissa – III A – Istituto Alberghiero Maggia

Cresce la concorrenza, c’e’ una grande pressione competitiva:  +C

Sempre piu’ persone vanno e vogliono andare in vacanza: piu’ clienti, + C

Che male c’è se il turismo continua a crescere?

Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita

                  Charles Franklin Kettering

Usiamo oggi risorse che non saranno piu’ disponibili domani:

  • risorse naturali (aria, acqua…)
  • risorse culturali (il paesaggio, le tradizioni locali….)

Le usiamo in un modo dissennato: le consumiamo e poi non ci sono piu’. Inquiniamo aria e acqua, costruiamo ovunque e comunque, asfaltiamo strade bianche e campi, disboschiamopasseggiamo in centri dove troviamo negozi tutti uguali – Milano, Dublino, Venezia, potremmo essere dovunque. Qualcosa resterà.

Prima Il “buco nell’ozono”,  poi l’effetto serra e il riscaldamento globale, oggi i costi dell’energia: cittadini e governi  hanno iniziato a pensare che e’ impossibile proseguire su questa strada.

Quel che sprechiamo, distruggiamo, inquiniamo non ci sarà piu’. Non c’e’ piu’: – R

Chi può e deve fare qualcosa?  Cosa davvero bisogna fare? Così nessuno e’ davvero responsabile: – R

Alla fine, la somma da’ un bello 0. Zero per noi, zero per chi verrà.

Cambiamo la regola

Il turismo sostenibile mette insieme  due aspetti:

–        l’attenzione all’uso ottimale delle risorse, ambientali e culturali. E l’attenzione alla distribuzione dei vantaggi socio-economici che dal turismo possono venire. Pensiamo alle aree molto povere: il turismo e’ sostenibile se il turismo aiuta una larga fetta della popolazione ad uscire dalla povertà, ad esempio.

–        la necessità di adattarsi ai cambiamenti e ritagliarsi una fetta di mercato. Necessità che tocca sia le imprenditrici/imprenditori  (alberghi, campeggi, agenzie di viaggio, ristoranti, centri sportivi etc. etc.) sia le destinazioni – vale a dire l’insieme della località geografiche, imprenditrici/imprenditori e tutti coloro che ci lavorano, tutte le risorse presenti (lago, montagna, musei, eventi culturali, accoglienza….) e l’immagine che hanno di questi luoghi i turisti.

“Il turismo ha un impatto significativo, ma e’ possibile fare in modo di ridurre o eliminare gli impatti negativi, aumentando quelli positivi”

Cambiamo  la regola. +C-R= 0 può diventare +C+R=S:

+ C            maggiore conoscenza

+ R            riuso, riciclo, riduco il consumo

=

S               sostenibilità ambientale, sociale, economica

Nella seconda parte del post, come può funzionare.


Arriva a Stresa il Giro d’Italia in rosa

GDI_Banner_300x250_px_NEWPer la prima volta il Giro d’Italia in rosa fa tappa a Stresa! Appuntamento il 14 NOVEMBRE per parlare di

DONNE e SOSTENIBILITA.

Imprenditrici e rappresentanti del sistema territoriale parleranno di sostenibilità e porteranno la propria esperienza su turismoresponsabilità sociale cibo. Scarica qui il programma in pdf donne e sostenibilità .

Il filo conduttore del 6^ Giro d’Italia in rosa e’ il turismo. Per questo la tappa e’ organizzata da Comitato imprenditoria femminile e Camera di commercio in collaborazione con Lago Maggiore Meeting Industry e Lago Maggiore Green Meeting (le loro pagine web qui e qui).

Il  Lago Maggiore per primo in Italia si è posto l’obiettivo di proporre meeting e congressi eco sostenibili, con il marchio Lago Maggiore Green Meeting.  Insomma, il giro d’Italia in rosa a Stresa sarà anche un pò verde.

 La partecipazione e’ a numero chiuso;  per iscriverti:

Il Giro d’Italia delle donne che fanno impresa si svolge ormai da anni.  Quest’anno si parte da Napoli e poi via:, Monza, Stresa, Nuoro, Livorno, Brindisi, Trento, Forlì-Cesena e Latina saranno il teatro di eventi, incontri ed approfondimenti.  Si parlerà di turismo e dei settori collegati come  enogastronomia, made in Italy, artigianato. Focus sui dati piu’ aggiornati, sul rapporto tra imprenditoria femminile e turismo, sui trend della domanda e dell’offerta turistica,  sulle nuove professionalità. La manifestazione e’ stata ideata da Unioncamere e dai Comitati per la promozione dell’Imprenditoria Femminile . I dettagli sulle altre tappe sono qui.


FINANZIAMENTI per imprese e occupazione femminile – domande entro il 30 novembre 2013

Finanziamenti a fondo perduto per l’occupazione femminile | Dols Magazine.


Un caso? NO. Il 27 settembre a Omegna incontro con esperte antiviolenza

Zapatos rojos (Scarpette rosse) II

Ci sono cose che sfuggono alla nostra comprensione ed altre che forse non si possono capire: ma succedono lo stesso. La violenza. Come fare? Difendersi e’ nostro diritto. Difendere e difendersi e’ un dovere: per noi e i nostri figli.

Venerdì 27 alle 21 si affronta insieme questo tema in bliblioteca ad Omegna  – via XI Settembre n. 9. 

Saranno presenti le esperte dello Sportello Donna del VCO curato dalla cooperativa La BItta – qui contatti ed orari http://www.cooplabitta.it/bitta/bitta/donna.html

La foto di Luca Platania su Flicrk   ritrae il  progetto d’arte pubblica di Elina Chauvet, a cura di Francesca Guerisoli.  Elina Chauvet ha raccolto a Ciudad Juárez, Messico, 33 paia di scarpe. Negli ultimi 10 anni centinaia e centinaia di donne sono state uccise o sono scomparse, vittime bianche, a Ciudad Juarez. I colpevoli?  “Il caso fu presto chiuso”  scriveva Roberto Bolano nel suo stupefacente 2666 – che trovate anche qui


La ricetta taglia costi

massive attack:live with me

Come si fa a tenere i costi sotto controllo? Come e cosa tagliare?

Tre imprenditrici ci raccontano, senza ipocrisie, la loro esperienza. Attenzione quindi: questo post potrebbe non piacervi.

Sono ben 3 le ricette che vi proponiamo, non una sola.

1. Menu’ classico: faccio meglio quel che so fare bene, faccio fare ad altri il resto.

Questa ricetta è in tutti i manuali, pardon ricettari: ci sarà un perchè! Si chiama anche innovazione + outsourcing: vediamo come funziona in pratica.

Ce lo racconta Sara Erba, industriale del settore moda.

Controllare i costi è un impegno delicato, non basta tagliare, bisogna tenere conto di mille sfumature ed equilibri per non perdere qualità e flessibilità.

Gli interventi sono diversi a seconda che si tocchi la produzione o l’amministrazione&gestione.

In produzione non posso agire più di tanto sui costi del personale. Abbiamo decine e decine di lavorazioni, solo alcune standardizzate: e’ necessaria una conoscenza approfondita sia dei materiali che del processo produttivo . Quando ci siamo rivolti a lavoratori con contratti a tempo determinato o agenzie interinali il risultato è stato pessimo.

Ciò che facciamo è cercare di rendere più snelle le lavorazioni introducendo sempre nuovi strumenti, macchinari, procedure produttive e di controllo dei flussi interni dei magazzini.

E’ paradossale: spendiamo x spendere meno.

Potremmo ridurre i costi facendo fare da altri, in outsourcing, alcune lavorazioni, ma i costi di trasporto arrivano ad incidere notevolmente. Inoltre siamo specializzati in collezioni personalizzate medio/piccole, affidarci all’esterno e’ spesso antieconomico.

Nell’amministrazione invece un’interessante riduzione dei costi è stata fatta dando in outsourcing la contabilità, la gestione del personale, le manutenzioni etc. e snellendo il più possibile struttura e procedure.”

Quella di Sara e’ una realtà tipica del made in Italy. Qualità elevata, assicurata soprattutto dal “sapere fare” di alcune persone. E’ un’azienda di piccole dimensioni, una decina i dipendenti: eppure anche qui e’ possibile innovare prodotti e processi e tagliare quei costi che non riguardano il “cuore” dell’impresa.

2. Cucina fusion: domanda flessibile, risposta flessibile, lavoro flessibile.

Certi piatti son così: si prendono cose che esistono e si combinano, cercando nuovi equilibri.

Ad esempio, anziche’ tagliare i costi , si trasformano: da costi “fissi” a costi “variabili”.

Sono fissi i costi che dobbiamo sostenere anche se non abbiamo clienti. L’affitto, ad esempio, e’ un costo che non dipende dalla quantità prodotta. Altri costi variano a seconda di quanto produciamo: produciamo tot. marmellata, abbiamo un costo xy per frutta e zucchero. Piu’ marmellata, piu’ frutta e zucchero… (per le puriste/i : sì, l’aumento-diminuzione dei costi variabili non e’ necessariamente proporzionale al variare della quantità prodotta, tutte le economie di scala riducono sensibilmente l’incidenza di certi costi etc.).

Elisabetta Grassi, imprenditrice del turismo, ha necessità di collaboratori altamente qualificati e “fidelizzati” (anche selezione e formazione del personale sono un costo) e l’esigenza di non avere a busta paga troppo personale quando ci sono meno clienti.

“Nell’alberghiero il numero dei lavoratori aumenta in modo direttamente proporzionale al numero dei clienti. Che purtroppo sempre piu’ spesso prenotano all’ultimo momento.

Uno dei modi più efficaci per ridurre i costi in questo momento è quindi avere meno lavoratori a contratto, anche stagionali, e usare i famosi vouchers, che permettono elevata flessibilità.

Abbiamo sempre messo al primo posto la professionalità dei collaboratori, garanzia di servizio ad alto livello, con contratti a tempo indeterminato per chiunque meritasse il giusto riconoscimento per professionalità e fedeltà.

La nostra sensibilità non è cambiata, nel senso che riteniamo i collaboratori importanti tanto quanto un’ottima struttura. Purtroppo però le modalità sono necessariamente cambiate.

Oggi preferiamo premiare i dipendenti non con contratti a tempo indeterminato, ma in termini di retribuzioni. Alla fine il costo non diminuisce di molto, ma la flessibilità sì e in questo momento la flessibilità è una variabile fondamentale.

E’ chiaro poi che in un momento di incertezza come questo i nostri budget vengono tenuti sotto controllo a brevissimo periodo, così come il magazzino e le previsioni di fatturato. Siamo così passati a budget e rendicontazioni mensili invece che semestrali.”

3.Cucina molecolare: quel che conta e’ il risultato

Daniela De Angelis, è imprenditrice in un settore particolare, il marketing operativo. Si occupa proprio di questi servizi che, come ci ha detto Sara al punto 1, le imprese esternalizzano.

“Io ho ragionato sull’efficienza e sulla produttività, investendo in strumenti e formazione.

I nostri collaboratori non sono misurati a ore ma a performance e come tale sono remunerati. Sono stati introdotti elementi di flessibilità significativi.

Per contro l’azienda investe in formazione, coinvolge le risorse direttamente sui progetti del cliente e sul budget delle commesse. Un altro elemento positivo per l’efficienza e la produttività e’ stare vicino alle persone, per coinvolgerle, motivarle ed incentivarle.

Tutti stiamo soffrendo i contratti di lavoro di vecchia concezione. Lo dimostrano i numeri degli interinali e il successo dei voucher.

Di fatto i contratti lunghi da parte dei clienti non esistono più, e quindi i costi di contratti a tempo indeterminato non sono sostenibili né si giustificano nei mercati.

Non ci sono ricette, ma ci vuole coraggio e innovare le regole. Si deve ragionare per commessa.

I servizi come manutenzione, amministrazione, IT , sempre più vengono esternalizzati dalle aziende. Ma si tratta di commesse a termine: creano lavoro, ma lavoro che deve avere la stessa logica”

E se al caffe’ i conti non tornano? – una postilla.

Le scelte di queste imprenditrici sono comprensibili e razionali e tengono conto delle persone che lavorano con e per loro. Tra l’altro tutte e tre si sono messe in gioco, dicendo cose anche “antipatiche”: anche per questo le ringrazio. Le loro ricette sono un mix di ingredienti adatti al loro specifico settore, alle caratteristiche della loro organizzazione e ad uno scenario di incertezza e cambiamento..

Flessibilità e’ una delle parole pìu’ usate.

E questo mi ha fatto pensare che

quello che e’ razionale per il singolo individuo e’, forse, irrazionale per il sistema.

Se passiamo dalla singola impresa a un livello piu’ generale, maggiiore flessibilità significa anche meno soldi da spendere/investire e quindi, ad esempio, meno consumi (alcune analisi economiche dicono che in Italia negli ultimi anni e’ andata così). E’ piu’ difficile per i singoli immaginare il proprio futuro – e non poter vedere un futuro ha riflessi anche sull’economia. E può portare a maggiore disuguaglianza, cioe’, indipendentemente dal sistema di valori cui ciascuna/o di noi fa riferimento, problemi socio-economici da gestire.

Una riflessione, la mia, sui paradossi dell’economia, su come sia difficile trovare le soluzioni (e a volte, persino dirle!).

la foto di LALI MASRIERA su flickr

COMUNICAZIONE DIGITALE E GREEN ECONOMY = UN LAVORO “SU MISURA”

antoniaAbbiamo intervistato Antonia Santopietro, 44 anni, sposata, un figlio di cinque anni, e’ titolare e socia dal 1999 di Business World , società di consulenza e formazione con sede a Bari e a Verbania.

E’ imprenditrice per libertà. Libertà di mettersi in gioco e “giocare” il proprio talento. Libertà di vivere a ritmi diversi da quelli che ci facciamo spesso imporre.

E’ anche Presidente dell’associazione culturale We feel Green! per la promozione e la diffusione del vivere sostenibile, del consumo critico e consapevole, del benessere naturale, della decrescita felice e altre economie possibili.

Raccontaci della tua impresa

Aiutiamo imprese ed enti in progetti di sviluppo attraverso

consulenza, percorsi di formazione o accompagnamento manageriale con particolare riferimento alle aree della green economy e della comunicazione digitale web & social.

In collaborazione con enti ed associazioni organizziamo convegni e workshop su temi legati prevalentemente alla sostenibilità e al green marketing. Il mio lavoro prevede prevalentemente partnership con altri colleghi: parole d’ordine net-working ed integrazione delle competenze su progetti complessi. Ho sempre considerato l’interazione con altri professionisti, anche concorrenti, una risorsa ed un’opportunità di crescita. Per fortuna le opportunità di collaborazione, anche su grandi distanze, con internet e i social media sono fortemente migliorate ed amplificate. Condivisione e collaborazione per me sono sempre un valore aggiunto.

Che studi hai fatto e cosa facevi prima di diventare imprenditrice?citazionesantopietro

Il mio percorso formativo è stato piuttosto articolato, forse un po’ indicativo di una incertezza tipica del periodo post diploma. Laurea in Lingue e Letterature Straniere nel 1993 con una tesi sulla lingua russa e specializzazione in filologia slava. Questo percorso è stato trampolino di lancio per un’immediata introduzione al mondo del lavoro: ben lontano dalle pagine dei romanzi russi, in ambito commerciale ed internazionale. La necessità di comprendere alcune dinamiche e la crescente passione per il mondo di impresa mi hanno ben presto condotto ad intraprendere un ulteriore, lungo e mai interrotto percorso di studi e formazione che hanno spaziato da corsi in Gestione degli scambi internazionali, marketing internazionale, fino al Master of Arts (MA) in Marketing, Sales and International Business conseguito nel 2001. Da allora ho continuato con studi sempre più specialistici, legati al management di impresa e delle risorse umane (leadership ed intelligenza emotiva, comunicazione efficace, empowerment etc.). L’auto-formazione è quotidiana: la mia professione richiede aggiornamenti continui. Prima di diventare imprenditrice ho lavorato come traduttrice e responsabile ufficio estero per aziende manifatturiere e trading companies.

C’è un momento, un’occasione in cui scatta la molla che ci fa decidere: cosa ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?

Ricordo bene di aver avuto questa spinta dopo aver fatto un’esperienza di lavoro dipendente. Ci sono sempre, a mio avviso, due componenti motivazionali in questo processo:

la prima è il desiderio di essere artefice del proprio percorso di crescita professionale, nel bene e nel male, l’altro avere una grande convinzione che la propria idea imprenditoriale sia assolutamente fondata,

per usare un termine cauto…geniale” per esprimere una certa dose di “fiducia in se stessi” che nell’imprenditore non deve di certo mancare. La combinazione di intuizione, determinazione e audacia deve, tuttavia, assolutamente essere conciliata con studio, rigorosa preparazione e metodo.

Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?

Ho iniziato con un capitale personale, sebbene allora fosse molto utilizzata una formula per giovan iimprenditori, il Prestito d’onore, che aveva delle incompatibilità con i miei tempi di realizzazione e quindi decisi di optare per l’autofinanziamento.

La tua giornata-tipo, dalle 7.00 alle 20.00.

Premetto che

per scelta personale ho dato alla mia vita un taglio di sostenibilità adattando un po’ l’attività e questo è uno dei vantaggi del lavoro in proprio.

Sveglia alle 7, disbrigo delle faccende domestiche, accompagno il figlio a scuola e poi (non prima di aver preso un buon caffè godendo dei vari scenari che il lago offre in ogni stagione) vado in studio dove in genere ho al mattino quasi sempre gli aggiornamenti via social sui vari progetti. Lavoro fino alle 16 se la giornata non prevede che mi sposti in giro per consulenze, appuntamenti etc.. quindi vado a prendere mio figlio, passo un paio di ore con lui spesso questo è il momento più rilassante, e poi aspettiamo cena e marito, dopo cena in genere rientro in studio per concludere attività di solito di tipo culturali, scrittura di articoli, etc.. Viaggio per lavoro abbastanza spesso e questo richiede un po’ di organizzazione in più.

Quali sono le difficoltà maggiori ?

Gli aspetti organizzativi, conciliare la gestione della famiglia e anche il piacere di ritagliare degli spazi per sé e il lavoro. In questo spesso ci si affida a delle collaborazioni oppure ad una rete di relazioni. Ottima programmazione e attitudine al problem solving rimangono in ogni caso le strategie migliori.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Senza alcun dubbio l’opportunità di sperimentare, la versatilità dei progetti e la possibilità di interagire con tanti professionisti in contesti diversi. Non nego di scontrarmi con delle difficoltà o imbattermi in fasi di stanchezza, a volte la vena creativa si spegne e si devono cercare delle nuove energie, soprattutto perché in questo lavoro ci si muove a contatto con le persone e le loro problematiche.

E’ un percorso di crescita personale, in cui si misurano anche i propri limiti

e quello che ci sta più a pennello, ma personalmente valuto il cambiamento come opportunità di rinnovamento e quindi cerco sempre nuovi ambiti e sfide su cui lavorare.

Le debbono sempre impegnarsi di piu’, per dimostrare quel che valgono?

Non ho incontrato particolari pregiudizi perche’ donna, forse più spesso per l’età, avendo iniziato abbastanza giovane, ma non posso dire che la strada per le donne non sia a volte in salita in alcuni contesti. Posso certamente dire che ho invece conosciuto professioniste molto in gamba e molto determinate anche con storie personali forti e che hanno fatto scelte importanti. Io dico che le donne hanno una marcia in più e devo anche dire che lavorano benissimo insieme.

Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio santopietro2

Premetto che io ho sempre visto prevalentemente vantaggi superiori agli svantaggi, soprattutto nella già citata libertà intellettuale di essere artefici della propria crescita professionale, tuttavia è innegabile che il sistema contributivo e fiscale italiano penalizza, anziché favorire, le attività imprenditoriali, spesso le logiche della burocrazia amministrativa di un’impresa tanto piccola quanto grande sfuggono a qualsiasi buon senso. Forse negli ultimi anni, a maggiore ragione con i venti di crisi che conosciamo, più forte si fa strada la necessità di pensare a fare impresa basandola su valori, cuore e relazioni più che su una logica incentrata su risultati di esercizio, e sui numeri della crescita.

Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?

Di un confronto costante con altre persone, di avere uno spazio dedicato e di alternare l’attività lavorativa con attività culturali.

Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio

# tenacia # preparazione costante ed una certa dose di .. #follia.

Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare?

Direi di no, al limite quando avverto una certa stanchezza è perché devo mettere a fuoco il cambiamento. Ci ho pensato più volte e ho maturato l’idea che sia la sola dimensione lavorativa compatibile con la mia personalità: Questa scelta non è sempre a buon mercato ovviamente, perché

autodeterminarsi significa anche sopportare il peso della responsabilità delle scelte che riguardano sé e gli altri,

ma ritengo che chi lavora mettendo a frutto un proprio talento intellettuale o manuale ha in ogni caso l’opportunità di trovare una strada di espressione privilegiata, a volte, per alcune logiche, negata o limitata in contesti di lavoro dipendente. Se poi il governo e le istituzioni ci dessero una mano in più a non farci desistere scoraggiati sarebbe anche meglio! Ma questo è un altro capitolo…

Per saperne di piu’ : www.bwconsulenza.it e www.comunicazionegreen.it

Antonia e’ di casa su molti social network:

http://it.linkedin.com/in/antoniasantopietro

http://www.facebook.com/greenmarketingbusinessworld

https://twitter.com/bworldgreen

http://www.scoop.it/t/green-marketing


Cosa c’è alla fine del mondo?

Angel by peasap

Angel by peasap

UNA POESIA

Ci vuole, ogni tanto. E chi si aspettava folgori e lampi, non sia deluso.

Il giorno della fine del mondo – di Czesław Miłosz

Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.

Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,

L’ubriaco si…………………..

Per sapere cosa c’è alla fine del mondo e gustarvi la bella versione video guardate farsi leggere , il sorprendente blog di Francesco Vignotto, che parla di comunicazione, web, filosofia, scienza..

Tantissime belle foto di peasap su http://www.flickr.com/photos/peasap/