AL LAVORO DOPO LA MATERNITA’ – Darsi una mano 3

Beautiful womenRientrare al lavoro dopo la maternità o paternità non e’ semplice.  Nel frattempo, fra il prima e il dopo, e’ cambiato il mondo: quello dei genitori e quell’altro,  in azienda e fuori.

 

C’è anche una diffusa cultura “contro” ,  che rende impossibile conciliare lavoro e figli. Se diventi genitore e sei donna, sul lavoro  sembra che hai chiuso, o quasi.  Lo dicono i numeri, ma qui parliamo dei fatti.  Statistiche e dati in un’altro post.

I FATTI

Dopo un’assenza prolungata, il rientro al lavoro e’ di per se’ un trauma:  sono cambiate le procedure, i clienti, i colleghi, la concorrenza, il mercato, i prodotti.  Bisogna ri-adattarsi a orari, tempi, luoghi e modi.

E poi, c’e’ il  nuovo capo: una boss o un boss che strilla, chiama a qualsiasi ora, non sente ragioni e impone mansioni non sempre qualificate o gradevoli… Genitore, At-ttenti!

Un bel casino, chi lo conosce lo sa.   Eppure qualcosa si può fare.

Whirpool, multinazionale che ha una sede a Varese, ha un “programma” per il rientro.

“Welcome back kit” : “bentornata, bentornato – ecco come fare”.

Colleghi e consulenti spiegano cosa e’ successo durante l’assenza, gli aspetti contrattuali legati alla maternità/paternità e come affrontare alcuni punti “critici” – la gestione del tempo, le relazioni con i colleghi dopo il rientro etc.

Piu’ in dettaglio il programma lo trovate qui http://www3.varesenews.it/economia/welcome-back-training-per-le-mamme-un-ritorno-al-lavoro-guidato-276611.html

Whirpool non e l’unica azienda che offre programmi per chi tiene famiglia: PWC offre servizi e assistenza prima, durante e dopo la nascita dei figli. L’intervista al responsabile del personale e’ qui  http://donne.manageritalia.it/2013/11/27/smart-welfare-pwc/    Il linguaggio “tecnico” e’ faticoso, ma comunque bravi anche a quelli di pidabliusì (e all’orgoglioso manager-papà intervistato).

E’ vero, queste non sono piccole aziende:

ma non ci avevano detto che le dimensioni non contano?

Le imprese piccole possono fare lo stesso unendosi, divendo le spese, aiutate magari da Comitati per l’imprenditoria femminile, associazioni di categoria etc.  (ci siete?)

Foto Beautiful women by Ray RLJ Photography NYC  su Flickr


Donne per la sostenibilità: collaboriamo? Il 29 novembre il primo evento dedicato all’economia collaborativa

http://flic.kr/p/9fPtsT

C’e’ il coworking  e le warmshowers, il crowd funding e il carpooling.  Ci sono molte nuove imprese: di giovani e di donne. Sul coworking trovate un post qui  , le docce calde sono per i cicloturisti, la raccolta di fondi per le buone idee, il carpooling per muoversi spendendo e inquinando meno. Tutte vogliono dire: fiducia, voglia di stare insieme e collaborare.

Sharitaly e’ un grande evento dedicato all’economia collaborativa. Al mattino  vengono presentate  due ricerche, dell’Università Cattolica e di Duepuntozero Research. Al pomeriggio confronto fra start up, grandi imprese, enti pubblici e società civile.  Il progamma qui  http://www.sharitaly.com/programma-sharitaly.php.  Da leggere questo articolo di Marta Maineri, fondatrice di Collaboriamo!

Secondo gli organizzatori, l’economia collaborativa o sharing economy e’:

“un nuovo modello economico, capace di rispondere alle sfide della crisi e di promuovere forme di consumo più consapevoli basate sul riuso piuttosto che sull’acquisto e sull’accesso al bene piuttosto che sulla proprietà”

Voi che  ne dite? La foto  e’ “share some LOVE” – by Antony Cain su Flickr


Turismo e arte: nasce il Coworking alla Città dell’Arte di Biella

terzo-paradisoFondazione Pistoletto ,Viaggi e Miraggi e Movimento Lento lanciano  un progetto di coworking in uno spazio prestigioso: la Città dell’Arte creata a Biella dall’artista Michelangelo Pistoletto.

L’obiettivo è quello di condividere uno spazio lavorativo anche con professionisti e aziende attive nello slow tourism. Open day il 16 novembre: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto – News.


TRA DISEGNI E PROGETTI..IO VALGO!

Sara Rossi

SARA ROSSI, 48 anni, madre di due figlie di 16 e 21 anni, è una libera professionista impegnata in una dimensione professionale storicamente maschile che da anni si “ritaglia”, anche nella nostra provincia, spazi completamente rosa. Il  suo diploma di maturità non è rimasto nel cassetto nemmeno con la maternità, permettendole di avere uno stipendio e di sviluppare la propria creatività senza penalizzare la vita privata.

1Che studi hai fatto e cosa facevi prima di diventare imprenditrice?

Sono diplomata Geometra. Prima di diventare imprenditrice collaboravo per la parte tecnica presso cooperative edilizie.

2.  C’è un momento, un’occasione in cui scatta la molla che ci fa decidere: qual’ è stata per te la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?

Un libero professionista, secondo me, deve da subito essere arbitro del suo lavoro rispondendone in prima persona.

3.  Raccontaci del tuo lavoro

 Lavoro presso uno studio associato di architettura che svolge variegati servizi. Ci occupiamo, per conto di società immobiliari, di acquisizione aree edificabili, progettazione di edifici residenziali, ottenimento dei titoli abilitativi all’edificazione, computi metrici e contratti d’appalto con imprese, direzione lavori, la gestione vendita delle unità, l’accatastamento e stesura e le regolamentazioni condominiali ma anche pratiche di progettazione accatastamento e pratiche tecniche per privati.

4. Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te.

Il lavoro di progettazione di edifici di dimensioni medio grandi porta la componente maschile dell’ufficio a sentirsi più idonea alla mansione.Alle volte non è così semplice portare avanti un ruolo di Direzione Lavori con manovalanza di imprese costruttrici quando già in ufficio le tue capacità sono considerate meno attinenti.

5.  La tua giornata tipo

 La sveglia suona alle 6. La giornata parte con il disbrigo delle faccende di casa (stirare, stendere..). Alle 9 prende il via l’attività lavorativa in ufficio sino alle 13 quando scatta la pausa pranzo che dura sino alle 14.30. Rientrata in ufficio ci rimango sino alle 18.30/19.

6.  Quali difficoltà hai incontrato?

E’ difficile a volte far valere la propria professionalità nei confronti dei colleghi maschi che mi attorniano.

 7.  Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?

 Credo che l’aspetto più bello del mio lavoro sia la creatività. La predisposizione allo studio delle funzionalità e praticità che, storicamente, è legata alle mansioni del ruolo donna all’interno della casa e della famiglia nei lavori quotidiani.

8.  C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio per dimostrare quello che valgono. La tua esperienza?

Non credo che sia necessario impegnarsi il doppio per dimostrare il valore del proprio operato. L’impegno doppio nasce dalla necessità di coniugare lavoro e famiglia.

9. Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente.

Senza ombra di dubbio gli orari flessibili, ma in tutti i sensi. Se hai bisogno ti organizzi per “staccare” prima; se non hai finito vai avanti senza rispettare orari.

10. Tre consigli per chi oggi vuole aprire un’attività in proprio.

Primo: cercare sempre un confronto con gli altri per valutare la positività del proprio operato. Secondo: non pensare che il luogo migliore di lavoro per una donna sia la propria casa e pensando, in questo modo, di gestire meglio il tempo disponibile. Terzo: continuare a ripetersi “io valgo”.

11. Ti sei mai chiesta “chi me l’ha fatto fare”?

No, assolutamente no. Avrei fatto comunque altro oltre che la mamma.


Mi prendo la luna (ovunque sia)

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Chi l’avrebbe mai detto, che dopo avere ispirato sogni, poesie, canzoni, quadri, fatto riflettere e gioire, dopo essere stata complice di innamoramenti, dopo tanti rapimenti, chi l’avrebbe mai detto che la luna sarebbe stata usata dall’onorevole Mole’, deputato italiano, per dirci che ““da studi specifici sulla funzione intellettuale in rapporto alle necessità fisiologiche dell’ uomo e della donna risultano certe diversità, specialmente in determinati periodi della vita femminile” e pertanto – questo e’ l’onorevole Codacci -“la donna non può giudicare”, fare il magistrato. (Tutte le dichiarazioni, che non risalgono al medioevo, compresa quella di un futuro Presidente della Repubblica le trovate qui ). Le porte della magistratura le donne le aprirono dopo il ricorso di Rosanna Oliva alla Corte Costituzionale, che diede alle donne il pieno accesso agli uffici pubblici nel 1960: 5 cittadine italiane vinsero il concorso nel 1963 ed entrarono in magistratura nel 1965. Rosanna Oliva oggi è Presidente di Aspettare Stanca. Stanca, davvero: una delle prime donne magistrato, Livia Pomodoro, è stata anche la prima donna ad essere nominata Presidente del Tribunale di Milano: nel 2007, dopo 42 anni, 42 anni, in magistratura.

Cosa vuol dire? Forse che ci sono persone che hanno opinioni bizzarre (e le raccontano in modo bizzarro) ed altre che si impegnano a portare avanti le proprie idee e realizzare sogni, propri ed altrui. Studiano, lavorano, faticano, provano, riprovano e cambiano le cose. E, alcune, nel frattempo si innamorano, allevano figli, fanno la spesa, bruciano la cena, vanno al cinema, si innamorano di nuovo, puliscono sederi, leggono romanzi, stanno in coda, litigano, ridono, stirano, comprano un altro paio di scarpe. Epperò! Non e’ mica difficile, no?

COSA E’ DIFFICILE

A parte scrivere per la festa della donna, l’ottomarzo: un sacco di parole, oggi. “E’ questa la declinazione più frequente dell’indifferenza: si neutralizzano le richieste di cambiamento in un fragore di applausi” – Marco Paolillo sul Sole 24ore del 25.11.12. Cosa e’ più difficile per una donna? Alcune persone, uomini e donne, han voluto rispondere a questa domanda: qui ci sono le loro riflessioni e le loro parole. Quasi unanime l’osservazione “difficile rispondere”. Domanda mal posta, allora, non c’e’ niente di difficile. Per alcune , e’ difficile fare tutto, ricoprire al meglio diversi ruoli, trovare il tempo per se’. Spesso le imprenditrici dicono che no, loro non hanno trovato più difficile aprire un’impresa e farla crescere perche’ donne. Donne capaci possono essere brave imprenditrici, essere brave nel proprio lavoro (almeno) quanto gli uomini capaci. Più difficile il resto, il tenere insieme, lo dicono anche le parole degli uomini che ci vedono divise tra lavoro/casa/figli. E’ una questione questa che torna sempre e tocca tanti aspetti, a cominciare dai servizi pubblici e dall’organizzazione del lavoro. Proviamo oggi a trovare un’altra possibile strada, praticabile subito, adesso.

Se quel tenere insieme fosse anche: fare insieme? condividere con altre persone. Condividere compiti e responsabilità, condividere spazi e tempi, condividere progetti e trovare insieme soluzioni.

Insieme sul lavoro, fare insieme un’impresa, decidere ad esempi oche quando i servizi pubblici mancano o sono carenti, li non ci rassegnamo e proviamo a progettarli e realizzarli insieme, cittadini ed istituzioni. Fra qualche giorno, Roberta Manganelli ci racconterà di come ha sviluppato la sua attività nel mondo della moda. Altre imprenditrici hanno dato la loro disponibilità a condividere e raccontarsi: anche questo e’ un modo per fare insieme.

FIN DOVE SI PUO’ ARRIVARE

251785_edurne_pasaban_dest_2Edurne Pasaban – la prima donna a scalare tutti i 14 ottomila della Terra – dice di se’ “credo di essere una persona fortunata a fare quello che io voglio”. Una persona che non ha fatto alcune cose per farne altre, per vivere la propria passione. La sua definizione dell’estremo e’ questa: che tu scali un ottomila o timbri il cartellino alle 8

qualunque cosa fai, devi sapere qual’e’ il punto dove tu puoi arrivare

Volere. E potere. Conoscersi e mettersi alla prova, senza superare il limite, ma spostandolo man mano, fin che si può. Volere e potere: capacità, possibilità di influenzare gli altri, autorità, potenza decisionale. Quale potere?

NIENTE BUGIE

A volte

le donne al massimo fanno un doppio di tennis – gli uomini riescono a mettere in piedi una squadra di rugby!

Ma cosa vuol dire squadra? Risolvere, anziche’ parlarne. Trovare il modo per risolvere i problemi e sfruttare le occasioni, senza dire toccava a te, a me, a lui: e’ il risultato che conta, per tutti. E ricordarsi, sempre, che

non si può dire all’avversario passami una palla facile.

Lo spiega un allenatore, secondo alcuni un bravissimo allenatore, Julio Velasco, qui. E anche per lui

non ci sono cose facili o difficili. Ci sono cose che sai fare o che non sai fare

BE DIFFERENT

La cosa più difficile e’ rispettare ed affermare la propria differenza, la propria verità –

rispettare l’altro non cedere alle certezze e rassicurazioni del così fan tutti, alle consuetudini, alle convenzioni….rispettare il valore della differenza, non solo di genere.

Ci ha detto un’amica. Essere unici e’ un valore e deve essere considerato tale. La cosa bella e’ che vale per tutti, nel senso che dà un vantaggio a tutti: ai singoli e alla collettività.

E si, vale anche nella vita d’impresa: avere capacità distintiva. Saperla comunicare. Tra l’altro, la prima lezione di marketing di solito e’ “copiare, nella comunicazione, non rende mai”. Ma non basta: esplorare, non fermarsi, cercare nuovi bisogni e nuove soluzioni, immaginare il domani.

Rispettare gli altri, le persone che lavorano con noi , fornitori e clienti. Anche se gli altri fanno diversamente. Ivanhoe Lo Bello, imprenditore siciliano che si e’ impegnato molto in questi anni per pretendere ed ottenere il rispetto delle regole, chiedendo a tutti di dire NO, ha usato proprio queste parole “combattere la mafia conviene”, rispettare le regole fa bene anche al portafoglio.

THINK DIFFERENT

Un’osservazione molto interessante mette in evidenza i legami fra cultura e rispetto

Il deficit culturale della nostra Italia, “sì bella e perduta”, è ancora gravissimo: non c’è rispetto per le donne come non c’è adeguato rispetto per l’ambiente, per le risorse culturali, per il bello immateriale e non profit

E così capita anche che siano le donne a farsi trascinare da modi di pensare generati da un’incultura di fondo, che per ignoranza e timore non sa capire che le differenze e’ ricchezza, umana ed economica. Questa può essere la cosa più difficile

liberare sé stesse da una visione maschilista

Come?

Un certo tipo di “culturismo” si combatte con la cultura. In tutte le sue forme: educazione al bello, apprendimento, conservazione e valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio “storico” – che vuol dire musei e ville e giardini e storia del lavoro e delle produzioni, paesaggi, fatiche e sacrifici, sviluppo della creatività, innovazione. Cultura d’impresa, diffusione di esempi positivi. Cultura della legalità. Rispettare le regole, semplicement,e e farle rispettare.

rosaria_schifani

Ce lo ricorda ad esempio Letizia Battaglia, fotografa italiana che si definisce così

mi prendo il mondo ovunque sia

Sua e’ questa famosa foto di Rosaria Schifani, vedova di Vito, ucciso a maggio di 21 anni fa.

QUATTRO PROPOSTE SEMISERIE PER L’8 MARZO

  • Niente fiori? Qualche idea era già qui. Oppure andiamo insieme a fare orti e giocare a Montorfano – Somariamente. Regaliamoci o regaliamo biglietti e abbonamenti del festival Tones of the Stones – ideato e realizzato da una donna, Maddalena Calderoni. Andiamo in biblioteca dove ci sono in sacco di eventi e cose da fare.
  • Pensiamo diverso il rapporto con il denaro. Ad esempio, partecipando agli incontri organizzati dall’Associazione Libera del VCO, il programma e la registrazione degli incontri già avvenuti le trovate qui
  • Una borsa, nuova o prestata. una borsetta. Piccola, che ci stiano solo chiavi, portafoglio, telefono, tablet se lo usate, un libro. Si, è un modo per cambiare, almeno per tutte quelle signore che han per borsa una valigia. Dentro ci sono anche, sempre, calzini e biancheria di ricambio per bimbi, pezzi di giochi, merende di emergenza, magari un cerotto o due, biberon, pannolini, ciucci, sonagli, libricini, pennarelli. Sì, di solito c’e’ anche un libro, magari un romanzo, che non si sa mai. Loro, invece, han le tasche: fazzoletto, portafoglio, telefono, chiavi. Salvo che in versione da ufficio, c’e’ la borsa per il tablet . Ecco, viaggiamo leggere, facciamo portare il resto a loro. Almeno qualche volta, come gesto simbolico ma non solo: e’ con l’abitudine, che si cambia
  • se volete scoprire qualcosa di nuovo sulla natura umana, non perdetevi questo – Human Nature

(e forse, potremmo decidere di farci sorprendere qualche volta senza diadema, come la Natura – per parafrasare Emily Dickinson. Non possiamo cambiare il mondo facendo tutto insieme)


Ancora a proposito di coworking

Il blog la 27^ ora segnala il “Piano C” e cioè coworking, cobaby e servizi salvatempo, per le donne che hanno perso il lavoro.


Conciliare lavoro e famiglia: anche in estate

Un bell’esempio, basato sulla collaborazione. Ne parla Michela Colombarini, presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Valle d’Aosta, in questo bel post di “genitori crescono”.

Quello che la famiglia può “contro” la lunga pausa estiva (della scuola) | genitoricrescono.com.