Donne per la sostenibilità: collaboriamo? Il 29 novembre il primo evento dedicato all’economia collaborativa

http://flic.kr/p/9fPtsT

C’e’ il coworking  e le warmshowers, il crowd funding e il carpooling.  Ci sono molte nuove imprese: di giovani e di donne. Sul coworking trovate un post qui  , le docce calde sono per i cicloturisti, la raccolta di fondi per le buone idee, il carpooling per muoversi spendendo e inquinando meno. Tutte vogliono dire: fiducia, voglia di stare insieme e collaborare.

Sharitaly e’ un grande evento dedicato all’economia collaborativa. Al mattino  vengono presentate  due ricerche, dell’Università Cattolica e di Duepuntozero Research. Al pomeriggio confronto fra start up, grandi imprese, enti pubblici e società civile.  Il progamma qui  http://www.sharitaly.com/programma-sharitaly.php.  Da leggere questo articolo di Marta Maineri, fondatrice di Collaboriamo!

Secondo gli organizzatori, l’economia collaborativa o sharing economy e’:

“un nuovo modello economico, capace di rispondere alle sfide della crisi e di promuovere forme di consumo più consapevoli basate sul riuso piuttosto che sull’acquisto e sull’accesso al bene piuttosto che sulla proprietà”

Voi che  ne dite? La foto  e’ “share some LOVE” – by Antony Cain su Flickr


Turismo e arte: nasce il Coworking alla Città dell’Arte di Biella

terzo-paradisoFondazione Pistoletto ,Viaggi e Miraggi e Movimento Lento lanciano  un progetto di coworking in uno spazio prestigioso: la Città dell’Arte creata a Biella dall’artista Michelangelo Pistoletto.

L’obiettivo è quello di condividere uno spazio lavorativo anche con professionisti e aziende attive nello slow tourism. Open day il 16 novembre: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto – News.


DA DOVE VENGONO LE BUONE IDEE? ancora sulla creatività

Steven Johnson illustra la nascita delle idee in questo bel video di 4 minuti:

Le idee hanno necessità di incontrarsi

Le intuizioni devono collidere con altre intuizioni, dice Johnson

spesso quel che trasforma una idea in una cosa di successo e’ un’altra intuizione che ronza nella testa di un’altra persona

La creatività e l’innovazione richiedono anche il confronto, lo scambio, il mescolarsi.

Servono quindi degli spazi dove questo possa avvenire. Il web, certo : sempre disponibile, gratuito o quasi, si trova tutto e tutti. Ma non basta. I caffe’ letterari sono stati un sistema che connetteva idee ed intuizioni.

Idee ed intuizioni, certo, ma teniamo conto anche del sincero piacere di incontrarsi, ri-trovarsi, fare parte di una comunità che ci riconosce, divertirsi e scoprire il piacere di condividere. Qualcosa che ha a che fare anche con la libertà , anche quella di sbagliare. Questione di cuore, sì a volte mi ripeto. Se non e’ bello, se non c’e’ gioia ne’ piacere, perche’ farlo?

La creatività e’ (anche) una questione di spazio

Ne L’ultimo teorema di Fermat Simon Singh racconta la passione che richiede la soluzione di un problema matematico e descrive un ambiente straordinario, l’Isaac Newton Institute di Cambridge:

“Il solo scopo dell’esistenza di quell’istituto e’ di riunire le piu’ grandi intelligenze del mondo..allo scopo di discutere e tenere seminari avanzati di ricerca (…) …

l’edificio e’ progettato in maniera particolare per favorire la collaborazione e lo scambio di idee degli accademici.

Non ci sono corridoi chiusi dove ci si possa occultare.. I matematici vengono invitati a passare il tempo” nell’area comune.

Viene favorita la collaborazione anche quando ci si sposta nell’istituto: l’ascensore, che mette in comunicazione i tre piani, contiene una lavagna. In ogni stanza dell’edificio c’e’ almeno una lavagna, bagni compresi (!)

C’e’ il coworking ne abbiamo già parlato qui, citando l’esperienza di TAG e di Davide Dattoli, imprenditore di 22 anni. Dopo di noi ne parla anche Repubblica, in un lungo articolo del 6 agosto:

Il vero valore aggiunto di questo formula e’ di riunire le persone e i rispettivi talenti.

Se io sto tutti i giorni in un ambiente dove mi dicono che non ho speranze certo che mi rassegno. Ma se mi circondo di ragazzi pieni di idee che stanno provando a realizzare, cambia tutto.

Certo, e’ impegnativo e rischioso: quando le idee girano, poi di chi sono? E chi le usa e ne trae utilità ed utili?

“non avendo invenzioni da brevettare i matematici.. sono fra le persone meno gelose dei loro lavori. La comunità dei matematici e’ orgogliosa di avere uno scambio di idee libero e aperto …” Simon Singh

L’innovazione e’ – in estrema sintesi – la capacità di usare idee a fini di lucro. Concorrenza perfetta e innovazione vanno in direzioni diverse – così insegnano. Poi siamo umane, ci piace anche farci dire brave, ogni tanto (se l’idea non ce la ruba il solito signore magari piu’ dotato di noi ma di certo piu’ bravo a farsi vedere).

L’idea eccola qui

Possono esserci altri spazi e sistemi, diversi dal coworking o paralleli: occasioni e luoghi fisici dove le persone si incontrano, raccontano la propria esperienza, condividono quel che sanno e quello che hanno imparato con l’esperienza e ascoltano e rispondono a chi meno sa e vorrebbe sapere, a chi a delle idee ma non sa bene, a chi e’ piu’ giovane o giovanissimo e allora gli spazi son tutti presi o sono un po’ ghetti (solo per giovani, solo per quelli che no eccetera). Troppo spesso non ci accorgiamo di quanto sappiamo e di quanto potrebbe interessare ad altri.

Che ne dite? Ah, mi raccomando: ricordatevi che l’idea e’ anche un pò mia…

Annamaria Testa

Io invece dico grazie ad Anna Maria Testa, la signora della creatività – Liscia, gassata o Ferrarelle? – che mette a disposizione quel che sa: il video di Johnson lo trovate qui e tantissimo altro sul suo Nuovo e Utile . Non vi titilla la papilla?

 


Ancora a proposito di coworking

Il blog la 27^ ora segnala il “Piano C” e cioè coworking, cobaby e servizi salvatempo, per le donne che hanno perso il lavoro.


Creatività&innovazione: più facile col co-working

Dai fondatori di TAG consigli per chi vuole organizzare e gestire uno spazio di co-working: 11 consigli per creare una COMMUNITY – Talent Garden Blog – Passion Working Place | Talent Garden Blog.

Oltre agli abitanti, in TAG si organizzano eventi, workshop e corsi questo permette di veder transitare nell’arco di una settimana un folto gruppo di persone, racconta Davide Tattoli su Che futuro


La flessibilità positiva

 

 

Il Corriere della Sera raccoglie una positiva esperienza  ideata da Riccarda Zezza , basata sulla condivisione di spazi lavorativi e collaborazione – coworking – e di spazi per i figli – cobaby.

Ma cos’è il co-working?

In pratica, con il coworking ho il  mio ufficio (scrivania, postazione internet, stampante, fax, sala riunioni…), ma lo utilizzo e lo pago quando mi serve. In più, vicino a me ci sono altri co-worker: mantengo la mia autonomia, ma non sono sola.

Una soluzione a misura di donna e ideale per chi inizia un lavoro autonomo.

Lavorare fianco a fianco permette di ridurre i costi e di fare parte di un gruppo, una comunità dove altre imprenditrici/ori condividono o hanno già affrontato le sfide – ed alcuni dei problemi – che affrontiamo quotidianamente.  Alcuni vantaggi:

  •  si lavora in uno spazio  attrezzato e si condividono spazi e costi, senza gli investimenti che un ufficio richiede
  • si evita l’isolamento, professionale e personale
  • si evita di sovrapporre troppo vita lavorativa e privata.

Ma soprattutto

  • si lavora fianco a fianco e, quando si vuole, insieme: i co-worker ci possono dare un consiglio o ascoltarci quando abbiamo dubbi – come ogni buon vicino di scrivania – e hanno competenze e conoscenze che integrano nel nostre. Vorremmo proprio accettare quell’incarico, ma ci  serve un grafico, un esperto di social media, una consulenza fiscale? Et voilà: una delle nostre co-worker, una persona che abbiamo già visto al lavoro,  fa proprio quello. E vale il viceversa!  I co-worker possono essere i nostri clienti e fornitori. Spesso poi si sviluppano insieme progetti, si acquiscono commesse: si cresce insieme.

“Il punto di vista economico è giusto ma è riduttivo. Non si tratta infatti di un ufficio ‘low cost’, qui parliamo di ‘high value’ per le relazioni professionali che si creano”

Parola di Massimo Carraro, fondatore del network COWO . Che aggiunge:

“Non c’entra essere giovani o creativi, è un luogo comune. C’entra essere professionisti che condividono lo stesso contesto e la stessa modalità di lavoro”. 

Comunità di coworker sono un pò ovunque. Ad esempio ad Omegna, Lip gestito dalla cooperativa Aurive.