AVERE SUCCESSO E DIVERTIRSI: INTERVISTA ALLA DONNA DEI RECORD
Pubblicato: agosto 19, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: anni 50, cambiamento, capacità, giornaliste sportive, lavoro autonomo, mettersi in proprio, mille miglia, moda, motivazione, salto dal trampolino, tina onassis, trovare lavoro 2 commentiMaria Luisa Zambrini e’ la donna dei record. Una macchina per vincere , titolava La Repubblica in questo divertente articolo di Ormezzano che ne ripercorre l’incredibile carriera . E’ una donna vivace, arguta, disponibile. Ama la vita, vivendola. La sua energia e passione sono contagiose. Abbiamo avuto il grande piacere ed il grande onore di incontrarla durante il suo soggiorno sul Lago Maggiore. Ci ha spiegato come raggiungere tanti traguardi e fare cose per altri difficili: con la regola del tre. Riassumo le tante cose belle che ci ha raccontato. E spero di non farle torto: Marisa ha una personalità spiccata, ma soprattutto ha tanto da dire e da insegnare.
I RECORD? SONO ANOMALA PERCHE’ VIVO
Roberta: hai lavorato a fianco di molti uomini di spicco e di carattere non certo morbido. Imprenditrice nella moda, giornalista sportiva, pluripremiata. E incontri scintillanti: come quella volta che la bellissima Tina Onassis….
Marisa: sono anomala per come ho vissuto e come vivo la mia età. Compio 90 anni a gennaio.
Sono anomala perche’ ho fatto tante cose, e le ho fatte perche’ mi piacevano tutte. E’ vivendo che si impara qualche cosa, credo.
Sono una donna fortunata, così si sarebbe intitolata la mia autobiografia, se l’avessi scritta (sei ancora in tempo! NdR)
E così che ho ottenuto i miei record. Sono l’unica giornalista donna ad avere corso la Mille Miglia, vincendola nella categoria, negli anni ’50. Sono stata una delle prime giornaliste sportive donna, negli anni ’50. Azzurra di tuffi, a 75 anni l’ultimo salto dal trampolino dei 5 metri. Sono una delle poche donne, 30 su 3000 uomini, premiate dal CONI con la “Stella d’Oro al Merito Sportivo”. E sono stata:
-
il primo Segretario di una squadra di calcio maschile – e che squadra: la Juve, dal ’55 al ’59.
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l’unica donna a dirigere una squadra di corse automobilistiche, negli anni ’60
LA FAMOSA REGOLA DEL 3 – OVVERO COME FARE TANTE COSE E AVERE SUCCESSO
Roberta: alla base dei tuoi record sportivi e professionali e forse di tutta la tua vita c’è la “regola dei 3 anni”. Come funziona?
Marisa: Ho cambiato spesso,
diciamo che ogni 3 anni ho cambiato attività.
Dopo un po’ che faccio una cosa mi viene in mente di farne un’altra o me ne viene offerta un’altra. Spesso me ne viene offerta un’altra. Perche’ ho il coraggio di dire sì quando penso di essere in grado di farlo. Non posso fare quella che ha fatto Margherita Hack, ad esempio, non ho la preparazione. Ma altre cose sì.
Se lo fanno gli altri posso farlo anch’io, e’ il mio motto.
Se leggo un’offerta di lavoro interessante, mi viene da rispondere subito. Poi mi dico “alla mia età..”, sono del ’24.
Ho l’interesse per le cose nuove. Questo mi ha sempre dato la volontà di dire “buongiorno, signori, me ne vado”. E lascio a vuoto, senza avere altre proposte, altre offerte. Arrivano sempre dopo.
Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano: mai pensando questo mi rende, qui mi pagano tanto. Ho avuto incarichi molto ben remunerati, alla Juventus o alla Scuderia “Serenissima” per esempio, avrei potuto aggrapparmi a questi incarichi per averne altri, ma non l’ho fatto.
Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano:
perciò quando non mi piacevano più me ne andavo, potevo andarmene.
Il caso ha avuto la sua parte: sono diventata azzurra di tuffi per caso, ho fatto la Mille Miglia al posto di un altro che non ha potuto partire.
VINCERE LA PAURA, VIVERE NELL’INCERTEZZA: “IL SEGRETO” (DI MARISA)
Roberta: Hai sempre avuto il coraggio di lasciare, senza sapere se ci sarebbe stata un’altra occasione. Incertezza e cambiamento segnano la nostra vita, vissuti anche con angoscia e timore. Qual’e’ il segreto per affrontare l’incertezza?
Marisa:
- Il primo segreto e’ dire sì. Mi chiedono e dico sì, vado.
- Ho l’idea che ogni lavoro e’ dignitoso se lo fai come si deve. In periodi difficili, ce ne sono stati, ero disponibile anche a fare la donna di servizio. Non ho mai avuto problemi perché sono sempre stata disponibile a fare qualsiasi lavoro.
- Non ammetto di non fare qualcosa, se posso: vado avanti a testa bassa. Forse anche questo e’ un pregio: non desistere.
- Il senso dell’ironia mi e’ servito molto. Trovo che oggi il senso dell’ironia manchi, specialmente alle giovani donne. Si possono affrontare molte situazioni complicate con l’ironia – non parliamo poi dei corteggiatori indesiderati!
- Non ho mai ammesso di avere dei complessi. Avevo il complesso del lato sud, l’ho vinto tuffandomi, con il sud rivolto al pubblico. Ho vinto la paura del buio, la paura dei cavalli e altre. Mi sono costretta a stare al buio e in mezzo ai cavalli. Se vivi le situazioni che ti fanno paura, scopri che alla fine non ti succede niente.
LO SPORT – QUALCHE LEZIONE PER LA VITA E IL LAVORO
Roberta: perche’ lo sport e’ importante?
Marisa:
Lo sport aiuta a capire che le difficoltà esistono e che c’è la possibilità di superarle
Cerco sempre di spiegare queste tre regole, soprattutto a ragazze e ragazzi:
- Lo sport deve essere divertimento, piacere. E’ gioco, innanzitutto. E’ bene che lo sappiano i ragazzi e anche i genitori. I miei genitori erano grandi sportivi, mio papà uno schermitore e Segretario della Nazionale di scherma: ma non mi ha mai detto di tirar di scherma. Ho provato, non era per me
- C’e’ sempre qualcuno piu’ forte di noi. Anche se oggi sono la piu’ forte o il piu’ bravo, fra un anno verrà fuori qualcuno può forte. Quindi, non diamoci delle arie, se siamo i primi.
- Le sconfitte esistono. Io anche se perdevo non ne facevo una malattia.
Roberta: Lo sport ci insegna anche qualcosa sulle donne? Poche fanno sport, da noi un’indagine recente evidenzia una grande differenza fra ragazze e ragazzi delle superiori.
Marisa: E’ vero, le ragazze in Italia fanno meno sport dei ragazzi: da una parte le ragazze si sentono inferiori in qualche cosa, mi sembra.. Dall’altra, la cultura e l’organizzazione non le aiuta. I genitori spesso non le incoraggiano e anzi sono un ostacolo: andare in giro, in trasferta? No, no. I maschi iniziano a giocare al calcio: iniziano fin da piccoli a fare cose insieme, a sentire l’importanza della squadra, a praticare uno sport come deve essere inizialmente, un gioco. Questo li aiuta molto. Pensiamo ad esempio agli USA: ci sono i college, lì tutti fanno sport, ragazze e ragazzi. Eppure
quando le donne riescono ad emergere spesso riescono meglio degli uomini
Pensa ai successi di questi giorni: nella scherma, alla maratona di Berlino. Grandi donne, grandi storie.
SI’, PER LE DONNE E’ PIU’ DIFFICILE
Roberta: sei stata ai vertici in attività difficili. Ma e’ vero che per una donna e’ diverso o ci piace raccontarcelo?
Marisa: Ho fatto molte cose, anche nel lavoro, che le donne in Italia non facevano e non avevano mai fatto. Ho ricoperto incarichi “da uomo”. Consapevole che se avessi sbagliato io, una donna. .. Non erano tanto le persone, ma il contesto, la cultura a rendere difficile o impossibile ad una donna di avere certi incarichi.
C’era chi, come Umberto Agnelli, era aperto a fare lavorare le donne: mi ha chiamato, una donna, in una squadra di calcio, mai visto prima. Sapendo che venivo da tutt’altro settore, dall’automobilismo.
Mi e’ capitato che fossimo in 3000 ed ero l’unica donna. Ma ho sentito i miei bei no:
corrispondente donna per lo corse alla RAI? Negli anni ’60: no. Direttore Sportivo dell’Alfa Romeo? Dirigenti donne: qui, no. A meno di accettare di fare la dirigente “fantasma”. No allora l’ho detto io:
no grazie, io voglio gli onori, non solo gli oneri.
Eppure non ho mai rinunciato alla femminilità, ad essere donna: anche alla Mille Miglia avevo un bel tailleur ( e mi sono sentita dire “finalmente una pilota vestita da donna”). Facevo i tuffi e mi mettevo il rossetto.
GLI ALTRI SONO IMPORTANTI
Roberta: hai lavorato per squadre sportive, quando hai iniziato con i tuffi a Torino c’era molti bravi atlete e atleti. Quanto contano gli altri?
Marisa: Gli altri sono importanti, soprattutto per l’amicizia. Ho moltissimi amici, soprattutto uomini. Di Enzo Ferrari ad esempio ero amica, perche’ gli dicevo chiaro in faccia quel che pensavo e lui era circondato da troppi yes-man. Abbiamo fatto delle litigate da paura!
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Non c’è spazio per altro, nemmeno la storia della scuderia piu’ buffa del mondo, la Serenissima in Florida, con Consiglieri dell’ONU e marchesi… Grandi donne, grandi storie. Avevo molti timori, prima di incontrare Marisa Zambrini e di intervistarla, non avevo mai intervistato nessuno: ma qualche paura la affronto anch’io. Grazie mille Marisa! Date un’occhiata al suo curriculum manoscritto qui
Grazie anche a Claudia Campagnoli, anche lei ha superato qualche timore, e alla famiglia Campagnoli dell’agriturismo “Al Motto”, se siete sul Lago fate un salto su http://www.agriturismoalmotto.com , per avermi fatto incontrare la bellissima donna dei record.
L’importante e’ finire
Pubblicato: luglio 29, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: cambiamento, lavoro autonomo, mettersi in proprio, motivazione, tempo 3 commentiQuesta mattina ho fatto fatica a concludere la mia corsetta. Ho un pò esagerato con bici&corsa. No, questo l’ho già detto l’altro giorno. Dieta sbagliata, pochi carboidrati? E poi l’umidità, il caldo. Eh certo: e’ estate!
Insomma, stamattina
qual’e’ la scusa?
Mentre arrancavo con ignominia nella salitella finale, ho avuto il tempo di pensare alla scusa.
E’ facile dire vado a correre. Anche alzarsi appena suona la sveglia, tutto sommato. Una si sente a posto, a dirsi: io, mi impegno.
La cosa difficile e’ farla tutta, la corsa.
Obiettivi, buoni propositi e voglia non bastano: occorre impegnarsi per tutto il percorso.
Questa la riflessione mattutina: avere attenzione e cura e dedizione per tutto il tempo che ci vuole.
Per tutte le cose, o almeno per le cose importanti, le uniche che meritano impegno ed attenzione.
Perche’ la corsa perfetta esiste, ma le condizioni ideali non ci sono (quasi) mai.
Le salite le affronto sempre con qualche timore, chiedendomi se ce la farò. Ma la vera domanda che mi faccio è: quanto dovrò faticare? Ho paura della fatica, dell’impegno e so che la parte piu’ dura e’ questa, continuare, avere fiducia o almeno tenacia.
La mia corsetta inizia in discesa, la salita al ritorno. Non e’ forse sempre così?
Gli ostacoli li troviamo a metà o alla fine: altrimenti che ostacoli sono? Prima e’ tutto facile, abbiamo lo slancio e la voglia.
E con questa scusa, oggi la corsa l’ho finita. Alla fine, e’ questo che fa la differenza fra il successo e il resto.
Temporary manager (in rosa)
Pubblicato: giugno 27, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: cambiamento, casa propria, lavoro autonomo, lavoro creativo, mettersi in proprio, moda, motivazione, tempo, trovare lavoro Lascia un commentoRosaria Brambilla, 50 anni e due figli di 22 e 19 anni , è titolare di Melting Pot, una società di consulenza per l’internazionalizzazione delle aziende settore alberghiero e casalingo. I suoi clienti sono importatori, negozi di articoli casalinghi e cookshop, department stores e mail orders. La sua metafora e’ il viaggio: non fermarsi, guardare avanti, coltivare la curiosità.
Che studi hai fatto e cosa facevi prima ?
Sono diplomata alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori- Simultanea e Consecutiva Tedesco, Inglese e Spagnolo. Ho lavorato come export manager per un’azienda di rilievo nel settore e due anni nell’alta moda come area manager.
Qual’ è stata la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?
La crisi e il posizionamento delle figure come la mia nelle aziende.
Trasformare una parola come “crisi” in “cambiamento”, un nuovo percorso di vita e l’ennesimo viaggio nel mio viaggio quotidiano
Raccontaci della tua impresa
Ho cercato di offrire a piu’ aziende per le quali gestisco il settore Export lo stesso servizio di marketing, ricerca clienti e strategia aziendale come temporary manager. Così le imprese dividono i costi: questo permette loro di avere una figura onerosa ad un costo minimo.
Visito clienti all’estero, seguo le strategie, organizzo fiere e follow up… quello che fa il manager in azienda ma per più aziende.
Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?
Il mio capitale è la mia esperienza e la mia volontà
Ho chiesto il classico fido per inizio attività e sono partita per questo “viaggio”.
Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te
Le persone che lavorano con me sono i miei clienti, tutti diversi tra loro, da cui ho molto da imparare e che mi appoggiano nelle mie proposte.
La tua giornata-tipo
Sveglia alle 6:15 preparo colazione per me e mio figlio Matteo che va ancora a scuola, controllo le email e organizzo la giornata: se sono in Italia esco, vado dalle mie aziende o da potenziali clienti, se sono all’estero mi reco agli appuntamenti, rientro e a volte dopo cena lavoro ancora un pò fino alle 21, ma le mie giornate non sono mai uguali. Salto da un aereo all’altro e via, sempre in movimento.
Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato sinora e come le hai risolte?
Le difficoltà sono sempre tante ma basta considerarle nuovi orizzonti da raggiungere e quindi non demordere mai. Certo la situazione attuale non è la più rosea dal punto di vista economico, ma lamentarsi e non agire non serve a nulla
Quindi: Adelante Chica Adelante mi dico, e vado avanti.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Tutto! lavoro con passione e con il cuore. Incontrare la gente di varie culture, cogliere le sfumature del quotidiano, le sfide.
C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio, per dimostrare quel che valgono. Alcune imprenditrici raccontano invece di non avere avuto particolari difficoltà perché donne. Nella tua esperienza, quale delle due è più vera?
Ho esperienze differenti; spesso per una donna non è tutto semplice, molte volte l’uomo ha una considerazione maggiore, meno difficoltà nell’imporsi, ma me la sono sempre cavata e ho gestito un pool di tanti ometti.
Comunque trovo che tra donne ci sia molta complicità
Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente
Non ho mai lavorato come dipendente, ma sempre come consulente.
Certo che lavorare in proprio significa rischio e non guardare la lancetta dell’orologio, svegliarsi di notte e chiedersi “ cosa sarà il mio domani”.. ma credo che oggi giorno anche per un dipendente la vita non sia facile.
Ti confronti o lavora insieme ad altre imprese?
Si: nel mio pool ci sono 6 aziende e il nostro è un confronto e una crescita quotidiana.
Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?
Ho iniziato lo scorso anno a settembre, credo sia ancora prematuro definire questo punto. Certo è, che il contatto con i clienti e la buona relazione è fondamentale.
Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio
1 Astute come la volpe 2 Semplici come la colomba 3 Metteteci il cuore, come solo le donne sanno fare.
Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare? E come ti rispondi?
ADELANTE ADELANTE CHICA, il viaggio e’ appena iniziato ed io sono una viaggiatrice instancabile. Non a caso ho risposto in rosa.
B&B: IMPRESARIE DI CASA PROPRIA
Pubblicato: Maggio 17, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro e famiglia | Tags: capacità, fasi di lavoro, impresa, motivazione, tempo 2 commentiE’ il Bed & Breakfast la parola vincente, la risposta immediata ad una fame di incentivazione turistica che mai come in questo periodo di crisi vuole essere saziata. Sembra una nuova forma di accoglienza turistica invece altro non è che l’applicazione di uno schema semplice attuabile in quasi tutti i contesti abitativi con l’applicazione di poche ma precise regole. Gran Bretagna e Irlanda custodiscono le radici di questo modello di ricezione turistica che nei paesi del Nord Europa ha conosciuto il suo massimo sviluppo. In Italia ha fatto capolino negli anni 90 prendendo piede nelle aree più turistiche di mare e montagna sviluppandosi nel tempo in tutti gli angoli del Paese. Ma, in pratica, come si fa ad aprire un B&B? Cosa serve e cosa va fatto? Innanzi tutto aprire un B&B significa offrire pernottamento e prima colazione. Dal 2001 esiste una legge nazionale che norma queste gestioni ma ogni Regione ha la sua applicazione specifica.
Nella Regione Piemonte?
Innanzi tutto per aprire un B&B non occorre essere residenti nel luogo in cui si trova la struttura che abbiamo scelto. Si può aprire anche in seconde case; l’importante è che il proprietario nel periodo d’apertura conviva nella struttura con i propri ospiti dato che il B&B si basa sul concetto di ospitalità a casa propria.
Bisogna aprire Partita Iva per gestire un B&B?
Il carattere occasionale che contraddistingue l’apertura di questo servizio ne consente l’esclusione. Al Comune in cui ha sede il B&B si deve spedire per via telematica il modello Scia, (Segnalazione certificata di inizio attività) corredato dagli allegati elencati al fondo del modello stesso. Sarà poi il Municipio ad inviare la documentazione a Provincia, Asl e Atl (Associazione turistica locale)All’esterno della struttura verrà posto un logo distintivo dell’attività con il numero di stelle segnale la categoria assegnata all’esercizio, così come avviene per gli alberghi.L’eliminazione delle barriere architettoniche permette di acquisire un alto punteggio di categoria come pure la qualità e quantità di servizi offerti.
Ma di quanto spazio si può disporre?
Non più di tre camere con un massimo di sei posti letto. Sulle dimensioni delle stanze si rimanda alla legge come pure quelle dei servizi igienici che devono essere in prossimità delle camere e/o possono comunicare direttamente, completi di sanitari (con vasca o doccia) e con ventilazione naturale o forzata.
Una volta chiariti questi passaggi va detto che chi apre un B&B deve garantire ai propri ospiti-oltre alla cortesia della modalità di accoglienza che ne definiscono un buon operatore di struttura- semplici norme igieniche quali:
- la pulizia dei locali quotidiana,
- la fornitura di biancheria (compresa quella del bagno) almeno due volte alla settimana oltre che ad ogni cambio cliente.
In riferimento al sevizio della prima colazione (chiamata da alcuni anche piccola colazione) va detto che bisogna garantire la sicurezza dei prodotti che vanno somministrati. La legge vieta la somministrazione di prodotti fatti in casa- come ad esempio una torta- ed impone solo cibi confezionati.
A questo si aggiunge una notifica sanitaria relativa alla sicurezza alimentare dei cibi messi a disposizione degli ospiti che va presentata all’Asl competente.
I prezzi chi li stabilisce?
Le tariffe sono libere e vanno comunicate al Comune ed all’Atl. Si possono effettuare sconti per gruppi o formule di risparmio. L’importante è rispettarle . Il titolare del B&B rilascia all’ospite una semplice ricevuta di quietanza che attesti l’avvenuto pagamento del soggiorno. Chi sceglie di aprire un B&B vive un’esperienza gratificante che avvicina culture, usi e costumi diversi e ne arricchisce i soggetti che si prestano a questa interazione.
Inoltre costituisce una valida integrazione al bilancio familiare. La sua gestione consente di guadagnare ed allo stesso tempo di avere del tempo libero a disposizione. Una proposta interessante per la donna casalinga divisa tra impegni domestici e famigliari.
Il voucher per baby sitting ti da una mano!
Pubblicato: aprile 22, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, finanziamenti, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: bonus, capacità, fasi di lavoro, motivazione, tempo Lascia un commentoUna mano con i bambini?
Arriva il voucher per baby sitting.
Si tratta di una sperimentazione triennale (2013/2015) che tutti si augurano proficua. Destinatarie sono le mamme lavoratrici che hanno terminato il periodo di astensione dal lavoro prima e dopo il parto, come previsto dalla legge e in alternativa al congedo parentale . Il contributo elargito ammonta a 300 euro mensili donato per 6 mesi (al massimo), spendibile negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio. Serve per affrontare le spese relative ai servizi per l’infanzia pubblici o privati.
CREAZIONI D’ARTISTA BELLE, DOLCI E … POSSIBILI!
Pubblicato: aprile 15, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, azienda artigiana, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: bomboniere, buffets, capacità, impresa, lavoro creativo, mettersi in proprio, motivazione 1 Commento
50 anni, vende prodotti dolciari di qualità all’ingrosso ed al dettaglio curando anche l’allestimento di buffet nuziali e la creazione di bomboniere.
Condivide questa esperienza con Angelica socia in affari che, in fatto di gusti e strategia lavorativa, ben si “sposa” con quelli di Marina.
1. Che studi hai fatto e cosa facevi prima di diventare imprenditrice?
Ho frequentato un corso di studi per Segretaria d’Azienda. In seguito ho vissuto molti anni all’estero e quando sono tornata in Italia ho lavorato come aiuto alle vendite in un negozio.
2. C’è un momento, un’occasione in cui scatta la molla che ci fa decidere: qual’ è stata per te la molla che ti ha fatto dire :“voglio fare qualcosa di mio”?
A far scattare in me la voglia di iniziare qualcosa di mio sono state le esperienze e le idee maturate nell’esperienza svolta all’estero.
3. Raccontaci del tuo lavoro
La Chocolaterie des Iles, questo è il nome della mia attività, è un negozio che vende al dettaglio e all’ingrosso prodotti di altissima qualità che vengono scelti in tutte le parti del mondo in cerca di “eccellenze” e che poi vengono incastonate in confezioni preziose e molto curate, con prezzi abbordabili a tutti. Inoltre ci occupiamo anche di bomboniere, allestiamo i buffets per le feste di matrimonio mettendo a disposizione (in affitto) le nostre fontane di cioccolato.
4. Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te
Lavoro con una socia, Angelica Destefanis. Abbiamo la fortuna di avere le stesse idee e gli stessi gusti quindi non abbiamo mai attriti quando dobbiamo fare delle scelte per la nostra attività.
5. La tua giornata tipo
Mi alzo alle 7 e vado in negozio alle 9. Dopo aver fatto accurate pulizie mi dedico al confezionamento dei nostri prodotti, consiglio i clienti nei loro acquisti e confeziono bomboniere o preparo il necessario per i nostri buffets a seconda delle richieste giornaliere. Alle 12.30 chiudo il negozio per poi riaprirlo alle 15. Vi rimango sino alle 19. Se ci sono delle feste o dei matrimoni per i quali devo preparare il buffets, mi fermo anche in serata. Mi piace seguire in ogni minimo dettaglio affinché i nostri clienti siano sempre soddisfatti.
6. Quali difficoltà hai incontrato?
Le difficoltà non mancano e si presentano ogni giorno soprattutto in questo periodo.Tuttavia cerco di essere positiva e guardo avanti con fiducia.
7. Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Amo questo lavoro perché mi da la possibilità di liberare il mio lato creativo e fare ogni giorno nuove vetrine o nuove confezioni. In più mi dedico alla scoperta dei prodotti; amo stupire i nostri clienti con sempre nuove chicche da fargli assaggiare.
8. C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio per dimostrare quello che valgono. La tua esperienza?
Credo che, come in tutte le cose, ci sia sempre il rovescio della medaglia. Essere donne ha i suoi lati negativi e positivi in termini di lavoro. Non come essere uomini dove tutto è estremante relativo e oggettivo. Io cerco di prendere e vedere tutto il buono che c’è nell’essere donna imprenditrice e quando necessario cerco di tirare fuori le “caratteristiche maschili” che servono.
9. Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente.
I vantaggi sono: la possibilità di decidere il proprio tempo e la propria vita.
Gli svantaggi sono: i rischi che si corrono e la paura di fare scelte.
10. Ti confronti o lavori con altre imprese?
Il mio confronto quotidiano avviene con i clienti al dettaglio e all’ingrosso: in generale mi confronto ogni giorno con tutti cercando di imparare il più possibile
11. Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti la necessità?
Per lavorare meglio mi piacerebbe (come a tutti) essere meno oberata dalle spese e dalla burocrazia per poter pensare più serenamente a come fare al meglio il proprio lavoro. Mi piacerebbe che ci fosse più spirito di collaborazione tra le diverse realtà locali. All’estero si lavora molto in team invece qui c’è ancora molta diffidenza, rivalità….Credo che una buona collaborazione e sinergia tra i negozi, i ristoranti e i grandi alberghi facciano la forza e la bellezza di un luogo.Spero che presto anche a Stresa (e chi come me la rappresenta), apra gli occhi a questa politica collaborativa.
12. Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio
I consigli sono spesso dati con troppa leggerezza. Ogni situazione è a se. Però credo che la cosa più importante sia valutare accuratamente il business che si vuole aprire, i rischi, le proprie capacità economiche e l’impegno necessario.
13. Ti chiedi mai: “ma chi me l’ha fatto fare”?
A volte me lo chiedo.. ma trovo sempre delle buone risposte per tirarmi su di morale!
L’impossibile di oggi può non esserlo l’indomani – virtu’ del pericolo
Pubblicato: aprile 11, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, lavoro | Tags: capacità, impresa, lavoro autonomo, mettersi in proprio, motivazione, trovare lavoro Lascia un commentoIl rischio e’ insito nell’attività d’impresa:
L’imprenditorialità fiorisce grazie alla scelta di persone mentalmente libere che scelgono di lasciare posizioni sicure per perseguire nuove idee e promuovere nuove imprese
Gestire e ridurre il rischio e’ possibile, in una certa misura. Ad esempio con un buon business plan. Ma comunque chi ha un’impresa e chi lavora in proprio opera costantemente in situazioni di incertezza. Per questo e’ importante capire quale e’ la nostra sensibilità, il nostro modo di vivere il rischio: se non siamo a nostro agio, se fuggiamo i rischi, questa non e’ la nostra strada.
Il rischio ha a che fare con tre elementi: incertezza, i risultati nel futuro, le nostre decisioni. Il rischio non ci capita, lo corriamo, sapendo che non siamo noi a determinare il risultato . Paradossalmente e’ la responsabilità di decidere a darci le vertigini.
Il rischio chiede di metterci in gioco: per questo attrae e respinge.
Un coraggio da leoni…
Il rischio non ci piace perche’ siamo così. Dipende dalla nostra natura, dalla conservazione della specie. Questo e’ uno dei motivi per cui perdere fa tanto male, a tutti. Il predatore preferisce i deboli: meno fatica, meno rischi di restare senza cena. Noi non siamo tanto diverse/i. La valutazione del rischio e’ influenzata dalle perdite che ci prefiguriamo. E non valutiamo allo stesso modo tutti i rischi: “ se dovessimo pensare al rischio di essere uccisi da un’ auto ogni volta che attraversiamo la strada, resteremmo tappati in casa per tutta la vita …” Studiando l’avversione alle perdite il premio Nobel Daniel Kahneman ha scoperto che anche “l’eccesso di fiducia è una nostra caratteristica innata”. Insomma, guidiamo con il pilota automatico, grazie a meccanismi nati per assicurare sopravvivenza ed efficienza. Anche quando non e’ piu’ questione di sopravvivenza.
..grazie a dio
Già il poeta Euripide ricordava che “Gli dei ci creano tante sorprese: l’atteso non si compie e all’inatteso un dio apre la porta”. Ma l’incertezza e’ davvero una condizione della nostra epoca. Il filosofo francese Edgard Morin ritiene per questo che affrontare le incertezze sia un sapere fondamentale, che va appreso ed insegnato. Voi come fate? Quante cose nuove avete fatto negli ultimi 3 mesi? E nell’ultimo anno? Affrontate volentieri nuove esperienze, vi piace farvi nuovi amici? Giocate a golf o fate immersioni?
A matter of the heart
15-20 anni fa ai convegni si chiedeva “imprenditori si nasce o si diventa?”. “Si nasce” era la risposta,i relatori sempre uomini . Ecco, bisogna pur farsi una ragione che le cose son come sono, ma ogni volta mi veniva un po’ il nervoso. Lo nacqui o non lo nacqui, che problema. Ma davvero ? mi chiedevo sempre. Convegno dopo convegno, finalmente 10 anni fa un imprenditore belga rispose
“fare l’imprenditore dipende dal cuore”
I discorsi di Steve Jobs non erano ancora famosi. Ammirai perciò il coraggio di quest’uomo grande e grosso che smentiva gli altri relatori. Un imprenditore vero: dipendente di una banca, aveva fatto il salto nell’informatica. Gli era andata male: “ho perso l’impresa, i soldi, la casa e la moglie”. Ma aveva ricominciato, con successo. Il cuore, disse. Si riferiva anche all’educazione ed alla scuola. Un ambiente che tollera il fallimento, che non lo punisce con la riprovazione, aiuta molto. Ma parlava soprattutto di quel che ciascuno ha dentro di se’. Niente determinismo, fatalismo ne’ pacata rassegnazione: quel che siamo, quel che abbiamo nel cuore cambia, si evolve, cresce.
Un po’ come per l’evoluzione: exaptation e’ il riutilizzo di un sistema biologico ad altri fini. Siam fatti così: ma il nostro cervello e’ plastico ed ha saputo riciclare alcune aree per nuove funzioni, ad esempio per il linguaggio e la scrittura. Tornando a noi, abbiamo risorse e potenzialità che attiviamo o meno a seconda della nostra esperienza, degli eventi e del caso.
La misura del rischio
Walter Bonatti scriveva:
“le grandi montagne hanno il valore dell’uomo che vi si misura, altrimenti rimangono soltanto sterili mucchi di pietre”
Walter Bonatti, grandissimo alpinista, di batoste nella vita ne ha prese tante. Senza perdere il senso della propria misura e del proprio valore. E che ironia: ha persino rischiato di mancare all’appuntamento con l’amore di tutta una vita. Si era perso. A Roma.
Siamo l’unità di misura delle sfide che incontriamo. E noi decidiamo cosa abbiamo davanti: sfide o mucchi di pietre senza significato. Come?
“ Sebbene la ragione sia l’organo della verità, è l’immaginazione ad essere l’organo del significato” C.S. Lewis
Il protagonista di Lontano dal pianeta silenzioso vive suo malgrado un’avventura rischiosa su un pianeta sconosciuto. Il corpo vorrebbe solo sfuggire ai pericoli. Lo sguardo invece no. Scopre così una bellezza insospettabile e riesce persino a vedere l’invisibile. Il corpo e la ragione gli dicono “sopravvivi!”. Cambiare sguardo lo fa vivere, affrontando i rischi.
Niente di nuovo: 45.000 anni fa l’homo sapiens ha sviluppato l’intelligenza simbolica (Homo Sapiens a Novara). Una piccola rivoluzione, che ci ha portati molto lontano:
“come se avessimo imparato a creare mondi possibili nelle nostre teste, anziche’ accettare passivamente la dura realtà naturale per come è”
Da homo sapiens a homo faber: artefice del proprio destino.
Anche gli altri contano
I nostri famigliari, compagni, socie/i cosa ne pensano? Chi ci sta intorno si trova a disagio quando lo stress per l’incertezza sale? Siamo in grado di gestire anche questo ? E quanto ci costerà?
Se ci occupiamo di altri – figli, collaboratori.. – aiutiamoli. Lasciamoli prendere decisioni e sbagliare e mostriamo che i fallimenti non sono una catastrofe. La storia di Edison la conosciamo tutti: migliorò la lampadina inventata da altri. Ma dopo migliaia di tentativi infruttuosi.
E ricordiamo che i risultati delle nostre decisioni non cadono solo su di noi. Gli altri sono e devono essere il nostro limite nell’assumere rischi. Anche loro fanno parte della “misura”. Vale per chi amiamo e per gli sconosciuti. Scaricare sugli altri rischi e perdite e’ un crimine. Contro l’umanità, innanzitutto: contro quelle qualità che ci caratterizzano e danno a ciascuno la misura del proprio valore.
Cambiare prospettiva
Possiamo credere che tutto risponda ad un ordine razionale. Come la prospettiva lineare di Brunelleschi usata da Piero della Francesca: la realtà a una sola faccia– ne parliamo qui.
Oppure farci prendere dal fascino della vertigine, suggerisce Correggio. Tenere conto di molteplici punti di vista, come nel cubismo di Léger. Sarebbe infinito il bacio di Berengo Gardin senza prospettiva?
Cambiare prospettiva significa riconoscere che la razionalità perfetta non esiste. Valutiamo i rischi in base alle nostre percezioni e alle nostre emozioni. Per questo sbagliamo: non sempre ci fa paura quello che e’ più pericoloso. La parola cancro ci spaventa molto più che correre in macchina perche’ ci prefiguriamo una lunga sofferenza.
1) se guardiamo alla stessa situazione in termini di possibili vincite, la nostra valutazione cambia. E’ un esercizio interessante. Lo usano anche pubblicitari e qualche politico, ma al contrario. Usare parole che evocano le nostre paure aiuta a vendere, ad esempio i farmaci
2) e’ la nostra storia a determinare i nostri comportamenti: ma le diverse situazioni in cui ci troviamo, l’ambiente, l’incontro con gli altri provocano in noi risposte diverse. Attivano risorse diverse. L’impossibile di oggi può non esserlo l’indomani – diceva Bonatti
3) se il rischio e’ familiare, lo affrontiamo meglio. Aiutano anche l’autostima, la fiducia nelle proprie risorse: per questo mettersi alla prova e’ un valore.
Sì, e’ un po’ faticoso. Del resto, se non ci fosse nessun senso non dovremmo trovarne uno.
Ma come?
Probabilmente e’ una questione di equilibrio, di misura. Trovare il nostro equilibrio significa sapere capire quando possiamo spingerci più in là e quando invece dobbiamo fare un passo indietro. Perche’ per noi , in quel momento, e’ troppo. In quel momento, non per sempre.
E’ un po’ come nella danza. Le foto iniziali sono un omaggio alla coreografa e ballerina Pina Bausch. Conosceva bene il rischio. Dovette persino rifugiarsi con tutta la compagnia in un teatro assediato dal pubblico scontento. Ma chi ha partecipato ai suoi spettacoli dice “non dimenticherò mai”. Si può rischiare, essere ridicoli e persino fastidiosi. Perdere e farsi male. Ma ammirevoli – the man I love
Lavorare nella moda
Pubblicato: marzo 11, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: collaborazione, fasi di lavoro, forme giuridiche, impresa, lavoro autonomo, lavoro creativo, mettersi in proprio, moda, motivazione, tempo, trovare lavoro 3 commentiROBERTA MANGANELLI
lavoratrice autonoma, 48 anni con due figlie di 12 e 5 anni, lavora nel settore moda dal 1989 come consulente stilista design collezioni maglieria, total look uomo e donna e consulente collezioni filati.
Una grande passione, la voglia di esprimere la propria creatività e la gioia di essere donna e madre. Da un’idea prende forma un abito: per farlo si compongono forme e colori, fasi di lavoro, si distribuiscono i compiti fra soci e collaboratori. Con proporzione: nasce così l’armonia, l’accordo ed il legame fra le parti che in alcuni momenti ha ritmi vivaci e in altri fluisce. Fra le maglie dei tessuti, sul lavoro, fra le persone.
Roberta ci racconta come è riuscita e riesce in un lavoro creativo e coinvolgente: con successo, perche’ il successo è fare bene cio’ che amiamo.
1. Che studi hai fatto e cosa facevi prima di metterti in proprio?
Dopo aver conseguito la maturità linguistica nel 1984, ho frequentato l’Istituto Marangoni a Milano, un corso triennale di specializzazione di disegno di moda con indirizzo maglieria uomo/donna
2. C’è un momento, un’occasione in cui scatta la molla che ci fa decidere: qual’ è stata per te la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?
Dopo varie esperienze lavorative presso note case di moda (Mila Schon, Dolce Gabbana e altri brand minori), a volte anche non retribuite,
ho deciso di mettermi in proprio per poter esprimere pienamente le mie potenzialità creative.
Con molta fatica ed impegno sono riuscita a crearmi una rete di clienti che mi hanno dato fiducia ed ho consolidato nel tempo.
3. Raccontaci del tuo lavoro
Ho uno studio di design e consulenze stilistiche nato nel 1998 come studio “associato” con la collaborazione di altre persone che lavorano nello stesso campo, ma anche con mansioni diverse in modo da sfruttare tutte le esperienze e sinergie da mettere a disposizione dei clienti. Per avviare tutto ciò non ho avuto la necessità di richiedere alcun finanziamento; le spese di gestione dello studio sono sempre state suddivise in modo equo. Attualmente ho un socio-collega con il quale collaboro da molti anni e una designer che si occupa principalmente del lavoro esecutivo.
4. La tua giornata-tipo
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Ore 7 sveglia, accompagno le bambine a scuola/asilo
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Ore 8.30/9 ufficio controllo mail e organizzazione del lavoro giornaliero, a seguire visita quando é programmata presso i clienti (Milano, Carpi, Firenze, Brescia)
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Ore 18/18.30 fine della giornata quando sono in ufficio (Devo dire che ogni giornata é diversa dall’altra, solo in fase di progettazione mi fermo molto in ufficio, altrimenti sono in giro nelle aziende a seguire la realizzazione dei prototipi)
5. Quali difficoltà hai incontrato?
Lavoro e famiglia devono trovare la giusta armonia; l’aiuto dei miei familiari é stato ed é fondamentale. La principale difficoltà che ho riscontrato quando sono diventata lavoratrice autonoma é stata gestire il lavoro dello studio e seguire la realizzazione delle collezioni in azienda in quanto
il tempo non bastava mai; ecco perché ho pensato ad uno studio associato in modo che ognuno avesse i propri compiti e in caso di necessità uno poteva sostituire l’altro, cosa che a una donna con famiglia capita molto spesso.
6. Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Il mio lavoro é essenzialmente un lavoro creativo in cui la passione é la cosa più importante; è sicuramente un lavoro ricco di soddisfazioni, tutto parte da un’idea schizzata che poi prende forma e diventa un capo di abbigliamento; sono nata nella boutique milanese di famiglia ,
mi é sempre piaciuto essere a contatto con le donne che amano vestirsi e sentirsi diverse.
7. C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio, per dimostrare quel che valgono. La tua esperienza?
Per quanto riguarda la mia esperienza non ho avuto particolari difficoltà in quanto donna, certo é che una donna deve dividersi tra impegni lavorativi e famiglia quindi in questo senso deve dimostrare di impegnarsi il doppio.
8. Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio
Sicuramente uno dei vantaggi é l’auto gestione del lavoro e l’indipendenza; il mettere in gioco le tue competenze e conoscenze é sempre rischioso, ma l‘indipendenza e la possibilità di esprimere compiutamente le tue doti creative, sottoposte al solo giudizio del cliente, non hanno confronti ed é sempre gratificante.
9. Ti confronti o lavora insieme ad altre imprese?
Lavoro a stretto contatto con le aziende che mi commissionano il lavoro, cercando di comprendere al meglio le loro esigenze e molto spesso mi confronto con le loro problematiche che inevitabilmente sorgono.
10. Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?
Vorrei avere molto più tempo a disposizione.
11. Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività
1- credere in se stessi e nelle proprie capacità
2- avere passione per questo lavoro
3- tenacia, umilta’, accettare le critiche e farne tesoro per migliorarsi
12. Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare? E come ti rispondi?