ROSA? NO, ABBIAMO BISOGNO DI QUOTE AZZURE

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Alle superiori, solo 4 prof. su 10 sono uomini, meno di 3 su 10 alle medie. Insegnanti, baby sitter, assistenti di direzione: tutte donne o quasi. Sì, le quote azzurre servono. Si laureano piu’ femmine che maschi: ahi, anche all’Università servono le quote azzurre? Purtroppo se i ragazzi si laureano di meno e’ perche’ ne hanno meno voglia. La differenza fra quote rosa e quote azzurre e’ tutta qui.

Gli uomini sono assenti perche’ non vogliono, non perche’ non riescono ad esserci!

La buona notizia e’ che la situazione migliora, lentamente.

The good news is we are making progress, but very slowly

                                                  Saidia Zandi – World Economic Forum

Lentamente migliora nel mondo, lentamente migliora in Italia.

L’Italia resta al 71° posto su 136 Paesi presi in esame dal World Economic Forum – una delle piu’ autorevoli voci nel mondo in materia di analisi economiche e sociali.  Recuperiamo qualche posizione rispetto al 2012: piu’ donne in politica. Sarò mica un effetto quote rosa?

La nostra esperta Cinzia Gatti ha preparato  una sintesi dei dati mondiali, italiani e della provincia del VCO:  la trovate su slideshare  .Ne abbiamo parlato a “Donne per la sostenibilità” il 15 novembre.

I NUMERI

I dati servono: innanzitutto per vedere la realtà come e’, non come ci piacerebbe che fosse.

Senza dati, ci sentiamo un pò come nel paese dei bugiardi. Il paese inventato (inventato?) da un uomo che ha avuto voglia di fare anche il maestro:

In quel paese nessuno /diceva la verità,/ non chiamavano col suo nome/ nemmeno la cicoria:

la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole/ c’era subito uno pronto/ a dire: “Che bel tramonto!”

                                                                                                                                                            Gianni Rodari – Il Paese dei bugiardi

Nel Verbano Cusio Ossola 1 impresa su 4 è governata da donne. Prevalgono turismo, dove quasi la metà delle imprese sono governate da donne, e commercio.

Il contributo delle donne all’economia provinciale e ai settori trainanti dell’economia provinciale e’ evidente. Tutto bene? No.

Le donne sono piu’ della metà dei cittadini (51%) e poco meno del 60% dei residenti laureati. Eppure  nel VCO il tasso di disoccupazione femminile e’ 3,6 punti percentuali piu’ di quello maschile.  Moltissime le donne scoraggiate  che abbandonano il mercato del lavoro. Il tasso di inattività femminile tra i 35-44 anni,  passa dal 17% nel 2011 ad oltre il 25% nel 2012.

E LA POLITICA?

Sono poche donne le  sindaco nel Verbano Cusio Ossola: 9 su 77 comuni.  Ancora meno le donne presenti in Giunte e Consigli comunali: risultati ben al di sotto delle medie regionali e nazionali.

Questi e molti altri dati li trovate nel bilancio integrato 2012 della Camera di commercio: contiene un primo bilancio di genere.

Detto altrimenti:

I temi posti dalle donne, la loro responsabilità, concretezza, il loro senso immediato di ciò che è primario, la loro vicinanza alla vita, la loro idea di economia di  crescita e di sviluppo NON ENTRANO NELLE AGENDE POLITICHE

                                                                                                                                                                                                                                    Pieranna Margaroli – imprenditrice

 Della stessa opinione la Premier Neozelandese Hellen Clark : ne abbiamo parlato sulle nostre pagine facebook qui.

Sono opinioni, per quanto autorevoli. Ma rispecchiano i numeri.

Nelle Camere di commercio le quote rosa sono state appena introdotte: oggi il 7% dei componenti di Giunta e’ donna. Prima erano il 2%.  Nessuna donna e’ Presidente di Camera di commercio. Ci sono solo due Vicepresidenti donna: una e’ Vittorina Prina, nel VCO.                                                                                Monica Onori – Unioncamere

                                                                                                                                                                                                                                             

Nelle società quotate sono state imposte le “quote rosa”. Oggi le donne sono piu’ presenti nei Consigli di amministrazione, ma sono

 appena l’11,8%. (erano il 6,8 prima della legge)  la situazione peggiora se si guarda ai ruoli ricoperti dalle donne: il 2,3% sono Presidenti del Cda e meno del 4% sono Amministratore Delegato                                                                                                                                                                                         http://www.linkiesta.it/donne-cda 

I dati dicono, sull’interpretazione si corre. C’e’ chi si arrovella, chi strilla:  piu’ donne nel cda = piu’ redditiviità. No, piu’ donne nel cda=piu’ propensione al rischio!.

E’ davvero necessario chiedersi e indagare cosa porta una donna in un cda? Cosa portano gli uomini con gli occhi verdi? E quelli con i calzini corti?

Ma che domande vi fate, ci facciamo?  Le donne non sono nei consigli di amministrazione, non sono dove si decide e questa e’ una stortura. Punto.

QUOTE AZZURRE? UN SUGGERIMENTO

6971031213_26ed7805da_zBoneyard_1Chiediamo le quote azzurre: alle simpaticissime feste scolastiche e di compleanno, in attesa nella sala d’aspetto del pediatra e del medico che visita genitori e zii,  a cercare parcheggio vicino alla scuola o all’asilo e così via. Su, via:  il mondo e’ bellissimo perche’ e’ fatto di tanti colori. Altrimenti e’ monotono.

LAVORIAMOCI SU, ALLORA.

La realtà e’ quella che e’: va cambiata. Lavoriamoci su. Mettiamo insieme i colori. Non e’ sempre necessario immaginare grandi cose: può bastare pensarle diverse.

Anche una sciarpa può essere concettuale: una riga al giorno, dell’identico colore del cielo: sky scarf Le cose a volte sono piu’ facili di quel che sembra,  come la sciarpa indossata da Steve West :  il modello gratis lo trovate qui.

L’ha disegnato proprio lui, Steve West: anche gli uomini ci riescono, se vogliono


FINANZIAMENTI per imprese e occupazione femminile – domande entro il 30 novembre 2013

Finanziamenti a fondo perduto per l’occupazione femminile | Dols Magazine.


Se mi assumi, ci guadagni. Incentivi per assunzioni donne disoccupate

Riduzione del 50% dei contributi per chi assume donne, disoccupate da 24 mes i (12  mesi se hanno piu’ di 50 anni) .

Questa pagina web  Incentivi assunzione donne 2013: agevolazioni disoccupate e over 50. chiarisce requisiti, modalità e così via.

Così chi assume donne, ci guadagna due volte.


AVERE SUCCESSO E DIVERTIRSI: INTERVISTA ALLA DONNA DEI RECORD

Maria Luisa Zambrini

Maria Luisa Zambrini

Maria Luisa Zambrini e’ la donna dei record.  Una macchina per vincere , titolava La Repubblica in questo divertente articolo di Ormezzano che  ne ripercorre l’incredibile carriera .  E’ una donna vivace, arguta, disponibile. Ama la vita,  vivendola.  La sua energia e passione sono contagiose.  Abbiamo avuto il grande piacere ed il grande onore di incontrarla  durante il suo soggiorno sul Lago Maggiore.  Ci ha spiegato come raggiungere tanti traguardi e fare cose per altri difficili: con  la regola del tre.  Riassumo le tante cose belle che ci ha raccontato. E spero di non farle torto: Marisa ha una personalità spiccata, ma soprattutto ha tanto da dire e da insegnare.

I RECORD? SONO ANOMALA PERCHE’ VIVO

Roberta:  hai lavorato a fianco di molti uomini di spicco e di carattere non certo morbido. Imprenditrice nella moda, giornalista sportiva, pluripremiata.  E incontri scintillanti: come quella volta che la bellissima Tina Onassis….

Marisa: sono anomala per come ho vissuto e come vivo la mia età. Compio 90 anni a gennaio.

Sono anomala perche’ ho fatto tante cose, e le ho fatte perche’ mi piacevano tutte.  E’ vivendo che si impara qualche cosa, credo.

Sono una donna fortunata, così si sarebbe intitolata la mia autobiografia, se l’avessi scritta (sei ancora in tempo! NdR)

E così che ho ottenuto i miei record.  Sono l’unica giornalista donna  ad avere corso la Mille Miglia, vincendola nella categoria, negli anni ’50. Sono stata una delle prime giornaliste sportive donna, negli anni ’50. Azzurra di tuffi, a 75 anni l’ultimo salto dal trampolino dei 5 metri.  Sono una delle poche donne,  30 su  3000 uomini, premiate dal CONI  con la “Stella d’Oro al Merito Sportivo”. E sono stata:

  • il primo Segretario di una squadra di calcio maschile – e che squadra: la Juve, dal ’55 al ’59.

  • l’unica donna a dirigere una squadra di corse automobilistiche,  negli anni ’60

LA FAMOSA REGOLA DEL 3 – OVVERO COME FARE TANTE COSE E AVERE SUCCESSO

Roberta:  alla base dei tuoi record  sportivi e professionali  e forse di tutta la tua vita c’è la “regola dei 3 anni”. Come funziona?

Marisa: Ho cambiato spesso,

diciamo che ogni 3 anni ho cambiato attività.

Dopo un po’ che faccio una cosa mi viene in mente di farne un’altra o me ne viene offerta un’altra.  Spesso me ne viene offerta un’altra. Perche’ ho il coraggio di dire sì quando penso di essere in grado di farlo. Non posso fare quella che ha fatto Margherita Hack, ad esempio, non ho la preparazione. Ma altre cose sì.

Se lo fanno gli altri posso farlo anch’io, e’ il mio motto.

Se  leggo un’offerta di lavoro interessante, mi viene da rispondere subito. Poi mi dico “alla mia età..”, sono del ’24. 

Ho l’interesse per le cose nuove. Questo mi ha sempre dato la volontà di dire “buongiorno, signori, me ne vado”.  E lascio a vuoto, senza avere altre proposte, altre offerte.  Arrivano sempre dopo.

Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano: mai pensando questo mi rende, qui mi pagano tanto. Ho  avuto incarichi molto ben remunerati, alla Juventus o alla Scuderia “Serenissima” per esempio, avrei potuto aggrapparmi a questi incarichi per averne altri, ma non l’ho fatto.

Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano:

perciò quando non mi piacevano più me ne andavo, potevo andarmene.

Il caso ha avuto la sua parte: sono diventata azzurra di tuffi per caso, ho fatto la Mille Miglia al posto di un altro che non ha potuto partire.

VINCERE LA PAURA, VIVERE NELL’INCERTEZZA: “IL SEGRETO” (DI MARISA)

Roberta: Hai sempre avuto il coraggio di lasciare, senza sapere se ci sarebbe stata un’altra occasione. Incertezza e cambiamento segnano la nostra vita, vissuti anche con angoscia e timore. Qual’e’ il segreto per affrontare l’incertezza?

Marisa:

  1. Il primo segreto e’ dire sì. Mi chiedono e dico sì, vado.
  2. Ho l’idea che ogni lavoro e’ dignitoso se lo fai come si deve. In periodi difficili, ce ne sono stati, ero disponibile anche a fare la donna di servizio.  Non ho mai avuto problemi perché sono sempre stata disponibile a fare qualsiasi lavoro.
  3. Non ammetto di non fare qualcosa, se posso: vado avanti a testa bassa. Forse anche questo e’ un pregio: non desistere.
  4. Il senso dell’ironia mi e’ servito molto. Trovo che oggi il senso dell’ironia manchi, specialmente alle giovani donne. Si possono affrontare molte situazioni complicate con l’ironia – non parliamo poi dei corteggiatori indesiderati!
  5.  Non ho mai ammesso di avere dei complessi. Avevo il complesso del lato sud, l’ho vinto tuffandomi,  con il sud rivolto al pubblico. Ho vinto la paura del buio, la paura dei cavalli e altre. Mi sono costretta a stare al buio e in mezzo ai cavalli. Se vivi le situazioni che ti fanno paura, scopri che alla fine non ti succede niente.

LO SPORT – QUALCHE LEZIONE PER LA VITA E IL LAVORO

Roberta: perche’ lo sport e’ importante?

Marisa:

Lo sport aiuta a capire che le difficoltà esistono e che c’è la possibilità di superarle

Cerco sempre di spiegare queste tre regole, soprattutto a ragazze e ragazzi:

  1. Lo sport deve essere divertimento, piacere. E’ gioco, innanzitutto. E’ bene che lo sappiano i ragazzi e anche i genitori.  I miei genitori erano grandi sportivi, mio papà uno schermitore e  Segretario della Nazionale di scherma: ma non mi ha mai detto di tirar di scherma. Ho provato, non era per me
  2. C’e’ sempre qualcuno piu’ forte di noi. Anche se oggi sono la piu’ forte o  il piu’ bravo, fra un anno  verrà fuori qualcuno può forte.  Quindi, non diamoci delle arie, se siamo i primi.
  3. Le sconfitte esistono. Io anche se perdevo non ne facevo una malattia.

Roberta: Lo sport ci insegna anche qualcosa sulle donne? Poche fanno sport, da noi un’indagine recente evidenzia una grande differenza fra ragazze e ragazzi  delle superiori.

Marisa: E’ vero, le ragazze in Italia fanno meno sport dei ragazzi: da una parte le ragazze si sentono inferiori in qualche cosa, mi sembra.. Dall’altra, la cultura e l’organizzazione non le aiuta. I genitori spesso non le incoraggiano e anzi sono un ostacolo: andare in giro, in trasferta? No, no. I maschi iniziano a giocare al calcio: iniziano fin da piccoli a fare cose insieme, a sentire l’importanza della squadra, a praticare uno sport come deve essere inizialmente, un gioco. Questo li aiuta molto. Pensiamo ad esempio agli USA: ci sono i college, lì tutti fanno sport, ragazze e ragazzi. Eppure

quando le donne riescono ad emergere spesso riescono meglio degli uomini

Pensa ai successi di questi giorni: nella scherma, alla maratona di Berlino. Grandi donne, grandi storie.

SI’, PER LE DONNE E’ PIU’ DIFFICILE

Roberta: sei stata ai vertici in attività difficili. Ma e’ vero che per una donna e’ diverso o ci piace raccontarcelo?

Marisa: Ho fatto molte cose, anche nel lavoro, che le donne in Italia non facevano e non avevano mai fatto. Ho ricoperto incarichi “da uomo”. Consapevole che se avessi sbagliato io, una donna. .. Non erano tanto le persone, ma il contesto, la cultura a rendere difficile o impossibile ad una donna  di avere certi incarichi.

C’era chi, come Umberto Agnelli, era aperto a fare lavorare le donne: mi ha chiamato, una donna, in una squadra di calcio, mai visto prima. Sapendo che venivo da tutt’altro settore, dall’automobilismo.

Mi e’ capitato che fossimo in 3000 ed ero l’unica donna. Ma ho sentito i miei bei no:

corrispondente donna per lo corse alla RAI? Negli anni ’60: no. Direttore Sportivo dell’Alfa Romeo? Dirigenti donne: qui, no. A meno di accettare di fare la dirigente “fantasma”. No allora l’ho detto io:

no grazie, io voglio gli onori, non solo gli oneri.

Eppure non ho mai rinunciato alla femminilità, ad essere donna: anche alla Mille Miglia avevo un bel tailleur ( e mi sono sentita dire “finalmente una pilota vestita da donna”). Facevo i tuffi e mi mettevo il rossetto.

GLI ALTRI SONO IMPORTANTI

Roberta: hai lavorato per squadre sportive, quando hai iniziato con i tuffi a Torino c’era molti bravi atlete e atleti. Quanto contano gli altri?

Marisa: Gli altri sono importanti, soprattutto per l’amicizia. Ho moltissimi amici, soprattutto uomini. Di Enzo Ferrari ad esempio ero amica, perche’ gli dicevo chiaro in faccia quel che pensavo e lui era circondato da troppi yes-man.  Abbiamo fatto delle litigate da paura!

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Non c’è spazio per altro, nemmeno la storia della  scuderia piu’ buffa del mondo, la Serenissima in Florida, con Consiglieri dell’ONU e marchesi… Grandi donne, grandi storie.  Avevo molti timori, prima di incontrare Marisa Zambrini e di intervistarla, non avevo mai intervistato nessuno: ma qualche paura la affronto anch’io. Grazie mille Marisa!  Date un’occhiata al suo curriculum manoscritto qui 

Grazie  anche a Claudia Campagnoli, anche lei ha superato qualche timore, e alla famiglia Campagnoli dell’agriturismo “Al Motto”, se siete sul Lago fate un salto su http://www.agriturismoalmotto.com  , per avermi fatto incontrare la bellissima donna dei record.


Sogni un lavoro nel turismo? Fai domanda per 20 settimane di formazione e lavoro all’estero (scade il 2 settembre)

100 borse di studio disponibili, se hai meno di 35 anni, sei diplomata/o  oppure  laureata/o  e parli l’inglese. Viaggio, alloggio e assicurazione pagati, pocket money per vitto/trasporti in loco:

Austria:n.posti disponibili 20;

Cipro:n.posti disponibili 20;

Spagna:n.posti disponibili 20;

Olanda:n.posti disponibili 20;

Repubblica Ceca:n.posti disponibili: 20.

Al via il Progetto Leonardo da Vinci Mobility:”Bando per l’assegnazione di n.100 borse di studio di mobilità nell’ambito del Progetto “Go Tour” – Competenze per lo sviluppo del lavoro nel settore turistico”Lifelong Learning Programme”..


Un lavoro dopo la laurea: OGGI!

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Una borsa di studio da 500 euro al mese per 6 mesi, 30 ore di impegno settimanale, formazione, inserimento in azienda.

Una porta d’ingresso al mondo del lavoro, o un bello spiraglio.

Eppure – ci crederete? – nel Verbano Cusio Ossola non ci sono neolaureate/i interessati. 

Abbiamo selezionato alcune tirocinanti, sono rimasti 3 posti scoperti: se siete laureate/i da non piu’ di 12 mesi e parlate almeno l’inglese, contattate il Servizio Promozione della Camera di commercio – tel. 0323.912.803/833  email promozione@vb.camcom.it

Oggi!


Temporary manager (in rosa)

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Rosaria Brambilla, 50 anni e due figli di 22 e 19 anni , è titolare di Melting Pot, una società di consulenza per l’internazionalizzazione delle aziende settore alberghiero e casalingo. I suoi clienti sono importatori,  negozi di articoli casalinghi e cookshop, department stores e mail orders. La sua metafora e’ il viaggio: non fermarsi, guardare avanti, coltivare la curiosità.

Che studi hai fatto e cosa facevi prima ?

Sono diplomata alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori- Simultanea e Consecutiva Tedesco, Inglese e Spagnolo. Ho lavorato come export manager per un’azienda di rilievo nel settore e due anni nell’alta moda come area manager.

Qual’ è stata la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?

La crisi e il posizionamento delle figure come la mia nelle aziende.

Trasformare una parola  come “crisi” in “cambiamento”, un nuovo percorso di vita e l’ennesimo viaggio nel mio viaggio quotidiano

Raccontaci della tua impresa

Ho cercato di offrire a piu’ aziende per le quali gestisco il settore Export lo stesso servizio di marketing, ricerca clienti e strategia aziendale come temporary manager. Così le imprese dividono i costi: questo  permette loro di avere una figura onerosa ad un costo minimo.

Visito clienti all’estero, seguo le strategie, organizzo fiere e follow up… quello che fa il manager in azienda ma per più aziende.

Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?

Il mio capitale è la mia esperienza e la mia volontà

Ho chiesto il classico fido per inizio attività e sono partita per questo “viaggio”.

Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te

Le persone che lavorano con me sono i miei clienti, tutti diversi tra loro, da cui ho molto da imparare e che mi appoggiano nelle mie proposte.

La tua giornata-tipo

Sveglia alle 6:15 preparo colazione per me e mio figlio Matteo che va ancora a scuola, controllo le email e organizzo la giornata: se sono in Italia esco, vado dalle mie aziende o da potenziali clienti, se sono all’estero mi reco agli appuntamenti, rientro e a volte dopo cena lavoro ancora un pò fino alle 21, ma le mie giornate non sono mai uguali. Salto da un aereo all’altro e via, sempre in movimento.

Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato sinora e come le hai risolte?

Le difficoltà sono sempre tante ma basta considerarle nuovi orizzonti da raggiungere e quindi non demordere mai. Certo la situazione attuale non è la più rosea dal punto di vista economico, ma lamentarsi e non agire non serve a nulla

Quindi: Adelante Chica Adelante mi dico, e vado avanti.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Tutto! lavoro con passione e con il cuore. Incontrare la gente di varie culture, cogliere le sfumature del quotidiano, le sfide.

C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio, per dimostrare quel che valgono. Alcune imprenditrici raccontano invece di non avere avuto particolari difficoltà perché donne. Nella tua esperienza, quale delle due è più vera?

Ho esperienze differenti; spesso per una donna non è tutto semplice, molte volte l’uomo ha una considerazione maggiore, meno difficoltà nell’imporsi, ma me la sono sempre cavata e ho gestito un pool di tanti ometti.

Comunque trovo che tra donne ci sia molta complicità

Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente

Non ho mai lavorato come dipendente, ma sempre come consulente.

Certo che lavorare in proprio significa rischio e non guardare la lancetta dell’orologio, svegliarsi di notte e chiedersi “ cosa sarà il mio domani”.. ma credo che oggi giorno anche per un dipendente la vita non sia facile.

Ti confronti o lavora insieme ad altre imprese?

Si: nel mio pool ci sono 6 aziende e il nostro è un confronto e una crescita quotidiana.

 Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?

Ho iniziato lo scorso anno a settembre, credo sia ancora prematuro definire questo punto. Certo è, che il contatto con i clienti e la buona relazione è fondamentale.

Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio

1 Astute come la volpe 2 Semplici come la colomba 3 Metteteci il cuore, come solo le donne sanno fare.

Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare? E come ti rispondi?

ADELANTE ADELANTE CHICA, il viaggio e’ appena iniziato ed io sono una viaggiatrice instancabile. Non a caso ho risposto in rosa.


Opportunità per neolaureate/i ed imprese del Verbano Cusio Ossola

  • 6 mesi di tirocinio; borsa di studio mensile 500 euro lordi; formazione
  • consulenza per la realizzazione di un progetto di internazionalizzazione>

Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura del Verbano Cusio Ossola – Risorse per nuovi mercati.


L’impossibile di oggi può non esserlo l’indomani – virtu’ del pericolo

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Il rischio e’ insito nell’attività d’impresa:

L’imprenditorialità fiorisce grazie alla scelta di persone mentalmente libere che scelgono di lasciare posizioni sicure per perseguire nuove idee e promuovere nuove imprese

Gestire e ridurre il rischio e’ possibile, in una certa misura. Ad esempio con un buon  business plan.  Ma comunque chi ha un’impresa e chi lavora in proprio opera costantemente in situazioni di incertezza. Per questo e’ importante capire quale e’ la nostra sensibilità, il nostro modo di vivere il rischio: se non siamo a nostro agio, se fuggiamo i rischi, questa non e’ la nostra strada.

Il rischio ha a che fare con tre elementi: incertezza, i risultati nel futuro, le nostre decisioni. Il rischio non ci capita, lo corriamo, sapendo che non siamo noi a determinare il risultato . Paradossalmente e’ la responsabilità di decidere a darci le vertigini.

Il rischio chiede di metterci in gioco: per questo attrae e respinge.

Un coraggio da leoni…

Il rischio non ci piace perche’ siamo così. Dipende dalla nostra natura, dalla conservazione della specie. Questo e’ uno dei motivi per cui perdere fa tanto male, a tutti. Il predatore preferisce i deboli: meno fatica, meno rischi di restare senza cena.  Noi non siamo tanto diverse/i.  La valutazione del rischio e’ influenzata dalle perdite che ci prefiguriamo. E  non valutiamo allo stesso modo tutti i rischi: “ se dovessimo pensare al rischio di essere uccisi da un’ auto ogni volta che attraversiamo la strada, resteremmo tappati in casa per tutta la vita …”  Studiando l’avversione alle perdite il premio Nobel Daniel Kahneman ha scoperto che anche “l’eccesso di fiducia è una nostra caratteristica innata”.  Insomma, guidiamo con il pilota automatico, grazie a meccanismi nati per assicurare sopravvivenza ed efficienza. Anche quando non e’ piu’ questione di sopravvivenza.

..grazie a dio

Già il poeta Euripide  ricordava che “Gli dei ci creano tante sorprese: l’atteso non si compie e all’inatteso un dio apre la porta”. Ma l’incertezza e’ davvero una condizione della nostra epoca.  Il filosofo francese  Edgard  Morin  ritiene per questo che affrontare le incertezze sia un sapere fondamentale, che va appreso ed insegnato.  Voi come fate? Quante cose nuove avete fatto negli ultimi 3 mesi? E nell’ultimo anno? Affrontate volentieri nuove esperienze, vi piace farvi nuovi amici? Giocate a golf o fate immersioni?

A matter of the heart

15-20 anni fa ai convegni  si chiedeva  “imprenditori si nasce o si diventa?”. “Si nasce” era la risposta,i relatori  sempre uomini . Ecco, bisogna pur farsi una ragione che le cose son come sono, ma ogni volta   mi veniva un po’ il nervoso.  Lo nacqui o non lo nacqui, che problema.  Ma davvero ? mi chiedevo sempre.  Convegno dopo convegno, finalmente 10 anni fa un imprenditore belga rispose

fare l’imprenditore dipende dal cuore

I discorsi di Steve Jobs non erano ancora famosi. Ammirai perciò il coraggio di quest’uomo grande e grosso che smentiva gli altri relatori. Un imprenditore vero: dipendente di una banca, aveva fatto il salto nell’informatica. Gli era andata male: “ho perso l’impresa, i soldi, la casa e la moglie”. Ma aveva ricominciato, con successo. Il cuore, disse. Si riferiva anche all’educazione ed alla scuola. Un ambiente che tollera il fallimento, che non lo punisce con la riprovazione, aiuta molto. Ma parlava soprattutto di quel che ciascuno ha dentro di se’. Niente determinismo, fatalismo ne’ pacata rassegnazione: quel che siamo, quel che abbiamo nel cuore cambia, si evolve, cresce.

Un po’ come per l’evoluzione: exaptation e’ il riutilizzo di un sistema biologico ad altri fini. Siam fatti così: ma il nostro cervello e’ plastico ed ha saputo riciclare alcune aree per nuove funzioni, ad esempio per il linguaggio e la scrittura. Tornando a noi, abbiamo risorse e potenzialità che attiviamo o meno a seconda della nostra esperienza, degli eventi e del caso.  

La misura del rischio

Walter Bonatti scriveva:

le grandi montagne hanno il valore dell’uomo che vi si misura, altrimenti rimangono soltanto sterili mucchi di pietre

Walter Bonatti, grandissimo alpinista, di batoste nella vita ne ha prese tante. Senza perdere il senso della propria misura e del proprio valore. E che ironia: ha persino rischiato di mancare all’appuntamento con l’amore di tutta una vita. Si era perso. A Roma.

Siamo l’unità di misura delle sfide che incontriamo. E noi decidiamo cosa abbiamo davanti: sfide o mucchi di pietre senza significato. Come?

“ Sebbene la ragione sia l’organo della verità, è l’immaginazione ad essere l’organo del significato” C.S. Lewis

Il protagonista di Lontano dal pianeta silenzioso  vive suo malgrado un’avventura rischiosa su un pianeta sconosciuto.  Il corpo  vorrebbe solo sfuggire ai pericoli. Lo sguardo invece no.  Scopre così una bellezza insospettabile e riesce persino a vedere l’invisibile. Il corpo e la ragione gli dicono “sopravvivi!”. Cambiare sguardo lo  fa vivere, affrontando i rischi.

Niente di nuovo: 45.000 anni fa l’homo sapiens ha sviluppato l’intelligenza simbolica (Homo Sapiens a Novara). Una piccola rivoluzione, che ci ha portati molto lontano:

come se avessimo imparato a creare mondi possibili nelle nostre teste, anziche’ accettare passivamente la dura realtà naturale per come è

Da homo sapiens a homo faber: artefice del proprio destino.

Anche gli altri contano

I nostri famigliari, compagni, socie/i  cosa ne pensano? Chi ci sta intorno si trova a disagio quando lo stress per l’incertezza sale?  Siamo in grado di gestire anche questo ? E quanto ci costerà?

Se ci occupiamo di altri – figli, collaboratori.. – aiutiamoli. Lasciamoli prendere decisioni e sbagliare e mostriamo che i fallimenti non sono una catastrofe. La storia di Edison  la conosciamo tutti: migliorò la lampadina inventata da altri. Ma dopo migliaia di tentativi  infruttuosi.

E ricordiamo che  i risultati delle nostre decisioni non cadono solo su di noi. Gli altri sono e devono essere il nostro limite nell’assumere rischi. Anche loro fanno parte della “misura”. Vale per chi amiamo e per gli sconosciuti. Scaricare sugli altri rischi e perdite e’ un crimine. Contro l’umanità, innanzitutto: contro quelle qualità che ci caratterizzano e danno a ciascuno la misura del proprio valore.

Cambiare prospettiva

Possiamo credere che tutto risponda ad un ordine razionale.  Come la  prospettiva lineare  di  Brunelleschi usata da Piero della Francesca: la realtà a una sola faccia– ne parliamo qui.

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Oppure farci prendere dal fascino della vertigine, suggerisce Correggio. Tenere conto di molteplici punti di vista, come nel cubismo di Léger.  Sarebbe infinito il bacio di Berengo Gardin  senza prospettiva?

Cambiare prospettiva significa riconoscere che la razionalità perfetta non esiste.  Valutiamo i rischi in base alle nostre percezioni e alle nostre emozioni. Per questo sbagliamo: non sempre ci fa paura quello che e’ più pericoloso. La parola cancro ci spaventa molto più che correre in macchina perche’ ci prefiguriamo una lunga sofferenza.

1)      se guardiamo alla stessa situazione in termini di possibili vincite,  la nostra valutazione cambia. E’ un esercizio interessante. Lo usano anche pubblicitari e qualche politico, ma al contrario. Usare parole che evocano le nostre paure aiuta a vendere, ad esempio i farmaci

2)      e’  la nostra storia a determinare i nostri comportamenti: ma le diverse situazioni in cui ci troviamo,  l’ambiente,  l’incontro con gli altri  provocano in noi risposte diverse. Attivano risorse diverse. L’impossibile di oggi può non esserlo l’indomani – diceva Bonatti

3)      se il rischio e’ familiare, lo affrontiamo meglio. Aiutano anche l’autostima, la fiducia nelle proprie risorse: per questo mettersi alla prova e’ un valore.

Sì, e’ un po’ faticoso. Del resto, se non ci fosse nessun senso non dovremmo trovarne uno.

Ma come?

Probabilmente e’ una questione  di equilibrio, di misura. Trovare il nostro equilibrio significa sapere capire quando possiamo spingerci più in là e quando invece dobbiamo fare un passo indietro. Perche’ per noi , in quel momento, e’ troppo.  In quel momento, non per sempre.

E’ un po’ come nella danza. Le foto iniziali sono un omaggio alla coreografa e ballerina Pina Bausch. Conosceva bene il rischio. Dovette persino rifugiarsi con tutta la compagnia  in un teatro assediato dal pubblico scontento.  Ma chi ha partecipato ai suoi spettacoli dice “non dimenticherò mai”. Si può rischiare, essere ridicoli e persino fastidiosi. Perdere e farsi male. Ma ammirevoli –  the man I love