AL LAVORO DOPO LA MATERNITA’ – Darsi una mano 3
Pubblicato: dicembre 3, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, darsi una mano, lavoro e famiglia, sostenibilità | Tags: conciliazione, fa, flessibilità, sostenibilità, tempo 1 CommentoRientrare al lavoro dopo la maternità o paternità non e’ semplice. Nel frattempo, fra il prima e il dopo, e’ cambiato il mondo: quello dei genitori e quell’altro, in azienda e fuori.
C’è anche una diffusa cultura “contro” , che rende impossibile conciliare lavoro e figli. Se diventi genitore e sei donna, sul lavoro sembra che hai chiuso, o quasi. Lo dicono i numeri, ma qui parliamo dei fatti. Statistiche e dati in un’altro post.
I FATTI
Dopo un’assenza prolungata, il rientro al lavoro e’ di per se’ un trauma: sono cambiate le procedure, i clienti, i colleghi, la concorrenza, il mercato, i prodotti. Bisogna ri-adattarsi a orari, tempi, luoghi e modi.
E poi, c’e’ il nuovo capo: una boss o un boss che strilla, chiama a qualsiasi ora, non sente ragioni e impone mansioni non sempre qualificate o gradevoli… Genitore, At-ttenti!
Un bel casino, chi lo conosce lo sa. Eppure qualcosa si può fare.
Whirpool, multinazionale che ha una sede a Varese, ha un “programma” per il rientro.
“Welcome back kit” : “bentornata, bentornato – ecco come fare”.
Colleghi e consulenti spiegano cosa e’ successo durante l’assenza, gli aspetti contrattuali legati alla maternità/paternità e come affrontare alcuni punti “critici” – la gestione del tempo, le relazioni con i colleghi dopo il rientro etc.
Piu’ in dettaglio il programma lo trovate qui http://www3.varesenews.it/economia/welcome-back-training-per-le-mamme-un-ritorno-al-lavoro-guidato-276611.html
Whirpool non e l’unica azienda che offre programmi per chi tiene famiglia: PWC offre servizi e assistenza prima, durante e dopo la nascita dei figli. L’intervista al responsabile del personale e’ qui http://donne.manageritalia.it/2013/11/27/smart-welfare-pwc/ Il linguaggio “tecnico” e’ faticoso, ma comunque bravi anche a quelli di pidabliusì (e all’orgoglioso manager-papà intervistato).
E’ vero, queste non sono piccole aziende:
ma non ci avevano detto che le dimensioni non contano?
Le imprese piccole possono fare lo stesso unendosi, divendo le spese, aiutate magari da Comitati per l’imprenditoria femminile, associazioni di categoria etc. (ci siete?)
Foto Beautiful women by Ray RLJ Photography NYC su Flickr
Donne per la sostenibilità: collaboriamo? Il 29 novembre il primo evento dedicato all’economia collaborativa
Pubblicato: novembre 11, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, creatività e innovazione, finanziamenti, lavoro, lavoro e famiglia, sostenibilità | Tags: co-working, collaborazione, conciliazione, darsi unam mano, flessibilità, lavoro autonomo, lavoro creativo, mettersi in proprio, tempo 1 CommentoC’e’ il coworking e le warmshowers, il crowd funding e il carpooling. Ci sono molte nuove imprese: di giovani e di donne. Sul coworking trovate un post qui , le docce calde sono per i cicloturisti, la raccolta di fondi per le buone idee, il carpooling per muoversi spendendo e inquinando meno. Tutte vogliono dire: fiducia, voglia di stare insieme e collaborare.
Sharitaly e’ un grande evento dedicato all’economia collaborativa. Al mattino vengono presentate due ricerche, dell’Università Cattolica e di Duepuntozero Research. Al pomeriggio confronto fra start up, grandi imprese, enti pubblici e società civile. Il progamma qui http://www.sharitaly.com/programma-sharitaly.php. Da leggere questo articolo di Marta Maineri, fondatrice di Collaboriamo!
Secondo gli organizzatori, l’economia collaborativa o sharing economy e’:
“un nuovo modello economico, capace di rispondere alle sfide della crisi e di promuovere forme di consumo più consapevoli basate sul riuso piuttosto che sull’acquisto e sull’accesso al bene piuttosto che sulla proprietà”
Voi che ne dite? La foto e’ “share some LOVE” – by Antony Cain su Flickr
Turismo e arte: nasce il Coworking alla Città dell’Arte di Biella
Pubblicato: novembre 7, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, creatività e innovazione, lavoro, lavoro e famiglia, sostenibilità | Tags: co-working, collaborazione, conciliazione, creatività, impresa, lavoro autonomo, lavoro creativo Lascia un commentoFondazione Pistoletto ,Viaggi e Miraggi e Movimento Lento lanciano un progetto di coworking in uno spazio prestigioso: la Città dell’Arte creata a Biella dall’artista Michelangelo Pistoletto.
L’obiettivo è quello di condividere uno spazio lavorativo anche con professionisti e aziende attive nello slow tourism. Open day il 16 novembre: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto – News.
AVERE SUCCESSO E DIVERTIRSI: INTERVISTA ALLA DONNA DEI RECORD
Pubblicato: agosto 19, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: anni 50, cambiamento, capacità, giornaliste sportive, lavoro autonomo, mettersi in proprio, mille miglia, moda, motivazione, salto dal trampolino, tina onassis, trovare lavoro 2 commentiMaria Luisa Zambrini e’ la donna dei record. Una macchina per vincere , titolava La Repubblica in questo divertente articolo di Ormezzano che ne ripercorre l’incredibile carriera . E’ una donna vivace, arguta, disponibile. Ama la vita, vivendola. La sua energia e passione sono contagiose. Abbiamo avuto il grande piacere ed il grande onore di incontrarla durante il suo soggiorno sul Lago Maggiore. Ci ha spiegato come raggiungere tanti traguardi e fare cose per altri difficili: con la regola del tre. Riassumo le tante cose belle che ci ha raccontato. E spero di non farle torto: Marisa ha una personalità spiccata, ma soprattutto ha tanto da dire e da insegnare.
I RECORD? SONO ANOMALA PERCHE’ VIVO
Roberta: hai lavorato a fianco di molti uomini di spicco e di carattere non certo morbido. Imprenditrice nella moda, giornalista sportiva, pluripremiata. E incontri scintillanti: come quella volta che la bellissima Tina Onassis….
Marisa: sono anomala per come ho vissuto e come vivo la mia età. Compio 90 anni a gennaio.
Sono anomala perche’ ho fatto tante cose, e le ho fatte perche’ mi piacevano tutte. E’ vivendo che si impara qualche cosa, credo.
Sono una donna fortunata, così si sarebbe intitolata la mia autobiografia, se l’avessi scritta (sei ancora in tempo! NdR)
E così che ho ottenuto i miei record. Sono l’unica giornalista donna ad avere corso la Mille Miglia, vincendola nella categoria, negli anni ’50. Sono stata una delle prime giornaliste sportive donna, negli anni ’50. Azzurra di tuffi, a 75 anni l’ultimo salto dal trampolino dei 5 metri. Sono una delle poche donne, 30 su 3000 uomini, premiate dal CONI con la “Stella d’Oro al Merito Sportivo”. E sono stata:
-
il primo Segretario di una squadra di calcio maschile – e che squadra: la Juve, dal ’55 al ’59.
-
l’unica donna a dirigere una squadra di corse automobilistiche, negli anni ’60
LA FAMOSA REGOLA DEL 3 – OVVERO COME FARE TANTE COSE E AVERE SUCCESSO
Roberta: alla base dei tuoi record sportivi e professionali e forse di tutta la tua vita c’è la “regola dei 3 anni”. Come funziona?
Marisa: Ho cambiato spesso,
diciamo che ogni 3 anni ho cambiato attività.
Dopo un po’ che faccio una cosa mi viene in mente di farne un’altra o me ne viene offerta un’altra. Spesso me ne viene offerta un’altra. Perche’ ho il coraggio di dire sì quando penso di essere in grado di farlo. Non posso fare quella che ha fatto Margherita Hack, ad esempio, non ho la preparazione. Ma altre cose sì.
Se lo fanno gli altri posso farlo anch’io, e’ il mio motto.
Se leggo un’offerta di lavoro interessante, mi viene da rispondere subito. Poi mi dico “alla mia età..”, sono del ’24.
Ho l’interesse per le cose nuove. Questo mi ha sempre dato la volontà di dire “buongiorno, signori, me ne vado”. E lascio a vuoto, senza avere altre proposte, altre offerte. Arrivano sempre dopo.
Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano: mai pensando questo mi rende, qui mi pagano tanto. Ho avuto incarichi molto ben remunerati, alla Juventus o alla Scuderia “Serenissima” per esempio, avrei potuto aggrapparmi a questi incarichi per averne altri, ma non l’ho fatto.
Ho sempre fatto le cose perche’ mi piacevano:
perciò quando non mi piacevano più me ne andavo, potevo andarmene.
Il caso ha avuto la sua parte: sono diventata azzurra di tuffi per caso, ho fatto la Mille Miglia al posto di un altro che non ha potuto partire.
VINCERE LA PAURA, VIVERE NELL’INCERTEZZA: “IL SEGRETO” (DI MARISA)
Roberta: Hai sempre avuto il coraggio di lasciare, senza sapere se ci sarebbe stata un’altra occasione. Incertezza e cambiamento segnano la nostra vita, vissuti anche con angoscia e timore. Qual’e’ il segreto per affrontare l’incertezza?
Marisa:
- Il primo segreto e’ dire sì. Mi chiedono e dico sì, vado.
- Ho l’idea che ogni lavoro e’ dignitoso se lo fai come si deve. In periodi difficili, ce ne sono stati, ero disponibile anche a fare la donna di servizio. Non ho mai avuto problemi perché sono sempre stata disponibile a fare qualsiasi lavoro.
- Non ammetto di non fare qualcosa, se posso: vado avanti a testa bassa. Forse anche questo e’ un pregio: non desistere.
- Il senso dell’ironia mi e’ servito molto. Trovo che oggi il senso dell’ironia manchi, specialmente alle giovani donne. Si possono affrontare molte situazioni complicate con l’ironia – non parliamo poi dei corteggiatori indesiderati!
- Non ho mai ammesso di avere dei complessi. Avevo il complesso del lato sud, l’ho vinto tuffandomi, con il sud rivolto al pubblico. Ho vinto la paura del buio, la paura dei cavalli e altre. Mi sono costretta a stare al buio e in mezzo ai cavalli. Se vivi le situazioni che ti fanno paura, scopri che alla fine non ti succede niente.
LO SPORT – QUALCHE LEZIONE PER LA VITA E IL LAVORO
Roberta: perche’ lo sport e’ importante?
Marisa:
Lo sport aiuta a capire che le difficoltà esistono e che c’è la possibilità di superarle
Cerco sempre di spiegare queste tre regole, soprattutto a ragazze e ragazzi:
- Lo sport deve essere divertimento, piacere. E’ gioco, innanzitutto. E’ bene che lo sappiano i ragazzi e anche i genitori. I miei genitori erano grandi sportivi, mio papà uno schermitore e Segretario della Nazionale di scherma: ma non mi ha mai detto di tirar di scherma. Ho provato, non era per me
- C’e’ sempre qualcuno piu’ forte di noi. Anche se oggi sono la piu’ forte o il piu’ bravo, fra un anno verrà fuori qualcuno può forte. Quindi, non diamoci delle arie, se siamo i primi.
- Le sconfitte esistono. Io anche se perdevo non ne facevo una malattia.
Roberta: Lo sport ci insegna anche qualcosa sulle donne? Poche fanno sport, da noi un’indagine recente evidenzia una grande differenza fra ragazze e ragazzi delle superiori.
Marisa: E’ vero, le ragazze in Italia fanno meno sport dei ragazzi: da una parte le ragazze si sentono inferiori in qualche cosa, mi sembra.. Dall’altra, la cultura e l’organizzazione non le aiuta. I genitori spesso non le incoraggiano e anzi sono un ostacolo: andare in giro, in trasferta? No, no. I maschi iniziano a giocare al calcio: iniziano fin da piccoli a fare cose insieme, a sentire l’importanza della squadra, a praticare uno sport come deve essere inizialmente, un gioco. Questo li aiuta molto. Pensiamo ad esempio agli USA: ci sono i college, lì tutti fanno sport, ragazze e ragazzi. Eppure
quando le donne riescono ad emergere spesso riescono meglio degli uomini
Pensa ai successi di questi giorni: nella scherma, alla maratona di Berlino. Grandi donne, grandi storie.
SI’, PER LE DONNE E’ PIU’ DIFFICILE
Roberta: sei stata ai vertici in attività difficili. Ma e’ vero che per una donna e’ diverso o ci piace raccontarcelo?
Marisa: Ho fatto molte cose, anche nel lavoro, che le donne in Italia non facevano e non avevano mai fatto. Ho ricoperto incarichi “da uomo”. Consapevole che se avessi sbagliato io, una donna. .. Non erano tanto le persone, ma il contesto, la cultura a rendere difficile o impossibile ad una donna di avere certi incarichi.
C’era chi, come Umberto Agnelli, era aperto a fare lavorare le donne: mi ha chiamato, una donna, in una squadra di calcio, mai visto prima. Sapendo che venivo da tutt’altro settore, dall’automobilismo.
Mi e’ capitato che fossimo in 3000 ed ero l’unica donna. Ma ho sentito i miei bei no:
corrispondente donna per lo corse alla RAI? Negli anni ’60: no. Direttore Sportivo dell’Alfa Romeo? Dirigenti donne: qui, no. A meno di accettare di fare la dirigente “fantasma”. No allora l’ho detto io:
no grazie, io voglio gli onori, non solo gli oneri.
Eppure non ho mai rinunciato alla femminilità, ad essere donna: anche alla Mille Miglia avevo un bel tailleur ( e mi sono sentita dire “finalmente una pilota vestita da donna”). Facevo i tuffi e mi mettevo il rossetto.
GLI ALTRI SONO IMPORTANTI
Roberta: hai lavorato per squadre sportive, quando hai iniziato con i tuffi a Torino c’era molti bravi atlete e atleti. Quanto contano gli altri?
Marisa: Gli altri sono importanti, soprattutto per l’amicizia. Ho moltissimi amici, soprattutto uomini. Di Enzo Ferrari ad esempio ero amica, perche’ gli dicevo chiaro in faccia quel che pensavo e lui era circondato da troppi yes-man. Abbiamo fatto delle litigate da paura!
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Non c’è spazio per altro, nemmeno la storia della scuderia piu’ buffa del mondo, la Serenissima in Florida, con Consiglieri dell’ONU e marchesi… Grandi donne, grandi storie. Avevo molti timori, prima di incontrare Marisa Zambrini e di intervistarla, non avevo mai intervistato nessuno: ma qualche paura la affronto anch’io. Grazie mille Marisa! Date un’occhiata al suo curriculum manoscritto qui
Grazie anche a Claudia Campagnoli, anche lei ha superato qualche timore, e alla famiglia Campagnoli dell’agriturismo “Al Motto”, se siete sul Lago fate un salto su http://www.agriturismoalmotto.com , per avermi fatto incontrare la bellissima donna dei record.
L’importante e’ finire
Pubblicato: luglio 29, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: cambiamento, lavoro autonomo, mettersi in proprio, motivazione, tempo 3 commentiQuesta mattina ho fatto fatica a concludere la mia corsetta. Ho un pò esagerato con bici&corsa. No, questo l’ho già detto l’altro giorno. Dieta sbagliata, pochi carboidrati? E poi l’umidità, il caldo. Eh certo: e’ estate!
Insomma, stamattina
qual’e’ la scusa?
Mentre arrancavo con ignominia nella salitella finale, ho avuto il tempo di pensare alla scusa.
E’ facile dire vado a correre. Anche alzarsi appena suona la sveglia, tutto sommato. Una si sente a posto, a dirsi: io, mi impegno.
La cosa difficile e’ farla tutta, la corsa.
Obiettivi, buoni propositi e voglia non bastano: occorre impegnarsi per tutto il percorso.
Questa la riflessione mattutina: avere attenzione e cura e dedizione per tutto il tempo che ci vuole.
Per tutte le cose, o almeno per le cose importanti, le uniche che meritano impegno ed attenzione.
Perche’ la corsa perfetta esiste, ma le condizioni ideali non ci sono (quasi) mai.
Le salite le affronto sempre con qualche timore, chiedendomi se ce la farò. Ma la vera domanda che mi faccio è: quanto dovrò faticare? Ho paura della fatica, dell’impegno e so che la parte piu’ dura e’ questa, continuare, avere fiducia o almeno tenacia.
La mia corsetta inizia in discesa, la salita al ritorno. Non e’ forse sempre così?
Gli ostacoli li troviamo a metà o alla fine: altrimenti che ostacoli sono? Prima e’ tutto facile, abbiamo lo slancio e la voglia.
E con questa scusa, oggi la corsa l’ho finita. Alla fine, e’ questo che fa la differenza fra il successo e il resto.
Temporary manager (in rosa)
Pubblicato: giugno 27, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: cambiamento, casa propria, lavoro autonomo, lavoro creativo, mettersi in proprio, moda, motivazione, tempo, trovare lavoro Lascia un commentoRosaria Brambilla, 50 anni e due figli di 22 e 19 anni , è titolare di Melting Pot, una società di consulenza per l’internazionalizzazione delle aziende settore alberghiero e casalingo. I suoi clienti sono importatori, negozi di articoli casalinghi e cookshop, department stores e mail orders. La sua metafora e’ il viaggio: non fermarsi, guardare avanti, coltivare la curiosità.
Che studi hai fatto e cosa facevi prima ?
Sono diplomata alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori- Simultanea e Consecutiva Tedesco, Inglese e Spagnolo. Ho lavorato come export manager per un’azienda di rilievo nel settore e due anni nell’alta moda come area manager.
Qual’ è stata la molla che ti ha fatto dire “voglio fare qualcosa di mio”?
La crisi e il posizionamento delle figure come la mia nelle aziende.
Trasformare una parola come “crisi” in “cambiamento”, un nuovo percorso di vita e l’ennesimo viaggio nel mio viaggio quotidiano
Raccontaci della tua impresa
Ho cercato di offrire a piu’ aziende per le quali gestisco il settore Export lo stesso servizio di marketing, ricerca clienti e strategia aziendale come temporary manager. Così le imprese dividono i costi: questo permette loro di avere una figura onerosa ad un costo minimo.
Visito clienti all’estero, seguo le strategie, organizzo fiere e follow up… quello che fa il manager in azienda ma per più aziende.
Hai iniziato con un capitale tuo o hai ottenuto un finanziamento?
Il mio capitale è la mia esperienza e la mia volontà
Ho chiesto il classico fido per inizio attività e sono partita per questo “viaggio”.
Raccontaci qualcosa delle persone che lavorano con te
Le persone che lavorano con me sono i miei clienti, tutti diversi tra loro, da cui ho molto da imparare e che mi appoggiano nelle mie proposte.
La tua giornata-tipo
Sveglia alle 6:15 preparo colazione per me e mio figlio Matteo che va ancora a scuola, controllo le email e organizzo la giornata: se sono in Italia esco, vado dalle mie aziende o da potenziali clienti, se sono all’estero mi reco agli appuntamenti, rientro e a volte dopo cena lavoro ancora un pò fino alle 21, ma le mie giornate non sono mai uguali. Salto da un aereo all’altro e via, sempre in movimento.
Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato sinora e come le hai risolte?
Le difficoltà sono sempre tante ma basta considerarle nuovi orizzonti da raggiungere e quindi non demordere mai. Certo la situazione attuale non è la più rosea dal punto di vista economico, ma lamentarsi e non agire non serve a nulla
Quindi: Adelante Chica Adelante mi dico, e vado avanti.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Tutto! lavoro con passione e con il cuore. Incontrare la gente di varie culture, cogliere le sfumature del quotidiano, le sfide.
C’è chi sostiene che le donne debbono sempre impegnarsi il doppio, per dimostrare quel che valgono. Alcune imprenditrici raccontano invece di non avere avuto particolari difficoltà perché donne. Nella tua esperienza, quale delle due è più vera?
Ho esperienze differenti; spesso per una donna non è tutto semplice, molte volte l’uomo ha una considerazione maggiore, meno difficoltà nell’imporsi, ma me la sono sempre cavata e ho gestito un pool di tanti ometti.
Comunque trovo che tra donne ci sia molta complicità
Vantaggi e svantaggi del lavoro in proprio rispetto a quello dipendente
Non ho mai lavorato come dipendente, ma sempre come consulente.
Certo che lavorare in proprio significa rischio e non guardare la lancetta dell’orologio, svegliarsi di notte e chiedersi “ cosa sarà il mio domani”.. ma credo che oggi giorno anche per un dipendente la vita non sia facile.
Ti confronti o lavora insieme ad altre imprese?
Si: nel mio pool ci sono 6 aziende e il nostro è un confronto e una crescita quotidiana.
Per sviluppare la tua attività o per lavorare meglio, di cosa senti necessità?
Ho iniziato lo scorso anno a settembre, credo sia ancora prematuro definire questo punto. Certo è, che il contatto con i clienti e la buona relazione è fondamentale.
Tre consigli a chi oggi vuole aprire un’attività in proprio
1 Astute come la volpe 2 Semplici come la colomba 3 Metteteci il cuore, come solo le donne sanno fare.
Ti chiedi mai : ma chi me l’ha fatto fare? E come ti rispondi?
ADELANTE ADELANTE CHICA, il viaggio e’ appena iniziato ed io sono una viaggiatrice instancabile. Non a caso ho risposto in rosa.
AFFITTI BREVI: risorsa per il territorio o concorrenza sleale?
Pubblicato: Maggio 24, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, azienda artigiana, finanziamenti, lavoro, lavoro e famiglia | Tags: casa propria, lavoro autonomo, lavoro creativo, mettersi in proprio, prima colazione, tempo 3 commenti
Pubblichiamo di seguito il contributo di Lorella Granzotto su un’interesante tipo di servizio turistico: l’affitto breve.
Nelle scorse settimane, presso la sede del Distretto Turistico dei Laghi a Stresa, si è svolta un’interessante iniziativa dedicata a “Come avviare e gestire gli affitti brevi” a cura di Rita Apollonio e Giulia Carosella.
La relatrice, co-autrice di una pubblicazione a moduli che si può ordinare attraverso internet** , ha cercato di chiarire l’argomento ad una nutrita platea molto interessata.
La premessa del seminario si è svolta parlando della nuova tipologia di turismo che predilige l’affitto breve: turisti-esploratori che da Viaggiatori diventano Viaggi-attori (protagonisti del loro viaggio e non passivi utilizzatori di pacchetti) e Viaggi-autori (che al ritorno pubblicano su internet foto e diari di viaggio).
Questi turisti vogliono essere indipendenti, integrarsi con i residenti, usare gli stessi negozi, frequentare gli stessi locali e svolgere le attività dei residenti; sono molto esigenti nei servizi richiesti, vogliono una iper-personalizzazione della vacanza e se la costruiscono su misura seguendo stimoli ben precisi. Se la città si apre a questo turismo può fare il bene anche dei residenti e diventare più accogliente per tutti.
Molte persone nella nostra zona, molto provata economicamente dalla chiusura di aziende e dall’alto tasso di disoccupazione, cercano da qualche anno di far rendere le seconde case con affittanza turistica. Spesso offrono case accoglienti, comode, ben arredate, dotate di tecnologia e soddisfano una tipologia di turisti che non vorrebbe altre forme di ospitalità. Ma si sentono in concorrenza con alberghi e residence e vorrebbero affittare in modo rispettoso della legge.
Gli interrogativi principali che si pone chi affitta a turisti si possono così riassumere:
– qual è la normativa a riguardo?
– come avviare l’attività?
– come fare il contratto?
– come regolarsi col pagamento dell’affitto?
– come pagare le tasse (entrate e spese)?
– quali obblighi?
In sostanza le risposte sono state molto semplici, forse troppo semplici per essere convincenti perché si pongono in un sostanziale vuoto normativo a riguardo (la Legge n. 79 del 2011 sulle “Unità ammobiliate ad uso turistico” ribadisce che sono regolate dalle disposizioni del Codice Civile in tema di locazione):
– Non esiste una normativa specifica né nazionale né regionale (a differenza del Bed and breakfast che sono invece una specifica tipologia ricettiva con una precisa normativa regionale). Non essendo una tipologia ricettiva (e questa è la cosa fondamentale da tener presente!) non si può parlare di attività ed il riferimento normativo può essere solo il Codice Civile e le disposizioni in tema di locazione (L. 431/1998 “Disciplina locazioni immobili ad uso abitativo”).
Va fatto un contratto in forma scritta che non va registrato se la locazione è inferiore a 30 giorni.
– Il pagamento va effettuato in cambio di ricevuta madre/figlia (con eventuale marca da bollo sopra una certa cifra).
– Le tasse vanno pagate nel 730 nella parte “Altri redditi” dichiarando le entrate senza scaricare le spese.
– Non si paga la tassa di soggiorno (se il proprio Comune l’ha introdotta) e non si ha l’obbligo della statistica da mandare mensilmente alla Provincia.
– La dichiarazione alla Pubblica Sicurezza va fatta solo nel caso di affittuari extra-comunitari o apolidi.
– NO pulizia finale, NO biancheria, NO colazione: sono tutti servizi di tipo ricettivo e quindi non ammessi visto che si tratta di locazione
– Si possono gestire in questo modo al massimo 3 appartamenti altrimenti si devono gestire in modo imprenditoriale e a questo punto possiamo parlare di tipologia ricettiva “Alloggi vacanze” con tutti gli obblighi conseguenti.
Questo riassunto è molto sintetico ma per chi vuole praticare questo tipo di locazione il consiglio è quello di procurarsi le dispense realizzate da chi ha relazionato – con molta competenza e precisione – a Stresa sull’argomento.
La pubblicazione sugli affitti brevi redatta da Rita Apollonio e Giulia Carosella “Come avviare e gestire gli affitti brevi – Short lets in Italia” si divide in 4 sezioni:
– inquadramento normativo
– aspetti commerciali e fiscali
– aspetti di marketing e promozionali
– gestione ottimale
I moduli**si possono acquistare anche separatamente ad euro 30,00 facendone richiesta a:
rapollonio@aries2-consulting.it
gcarosella@aries2-consulting.it
Lorella Granzotto- Settore Turismo Comune di Verbania
B&B: IMPRESARIE DI CASA PROPRIA
Pubblicato: Maggio 17, 2013 Archiviato in: Aprire un'impresa, chi me l'ha fatto fare?, interviste, lavoro e famiglia | Tags: capacità, fasi di lavoro, impresa, motivazione, tempo 2 commentiE’ il Bed & Breakfast la parola vincente, la risposta immediata ad una fame di incentivazione turistica che mai come in questo periodo di crisi vuole essere saziata. Sembra una nuova forma di accoglienza turistica invece altro non è che l’applicazione di uno schema semplice attuabile in quasi tutti i contesti abitativi con l’applicazione di poche ma precise regole. Gran Bretagna e Irlanda custodiscono le radici di questo modello di ricezione turistica che nei paesi del Nord Europa ha conosciuto il suo massimo sviluppo. In Italia ha fatto capolino negli anni 90 prendendo piede nelle aree più turistiche di mare e montagna sviluppandosi nel tempo in tutti gli angoli del Paese. Ma, in pratica, come si fa ad aprire un B&B? Cosa serve e cosa va fatto? Innanzi tutto aprire un B&B significa offrire pernottamento e prima colazione. Dal 2001 esiste una legge nazionale che norma queste gestioni ma ogni Regione ha la sua applicazione specifica.
Nella Regione Piemonte?
Innanzi tutto per aprire un B&B non occorre essere residenti nel luogo in cui si trova la struttura che abbiamo scelto. Si può aprire anche in seconde case; l’importante è che il proprietario nel periodo d’apertura conviva nella struttura con i propri ospiti dato che il B&B si basa sul concetto di ospitalità a casa propria.
Bisogna aprire Partita Iva per gestire un B&B?
Il carattere occasionale che contraddistingue l’apertura di questo servizio ne consente l’esclusione. Al Comune in cui ha sede il B&B si deve spedire per via telematica il modello Scia, (Segnalazione certificata di inizio attività) corredato dagli allegati elencati al fondo del modello stesso. Sarà poi il Municipio ad inviare la documentazione a Provincia, Asl e Atl (Associazione turistica locale)All’esterno della struttura verrà posto un logo distintivo dell’attività con il numero di stelle segnale la categoria assegnata all’esercizio, così come avviene per gli alberghi.L’eliminazione delle barriere architettoniche permette di acquisire un alto punteggio di categoria come pure la qualità e quantità di servizi offerti.
Ma di quanto spazio si può disporre?
Non più di tre camere con un massimo di sei posti letto. Sulle dimensioni delle stanze si rimanda alla legge come pure quelle dei servizi igienici che devono essere in prossimità delle camere e/o possono comunicare direttamente, completi di sanitari (con vasca o doccia) e con ventilazione naturale o forzata.
Una volta chiariti questi passaggi va detto che chi apre un B&B deve garantire ai propri ospiti-oltre alla cortesia della modalità di accoglienza che ne definiscono un buon operatore di struttura- semplici norme igieniche quali:
- la pulizia dei locali quotidiana,
- la fornitura di biancheria (compresa quella del bagno) almeno due volte alla settimana oltre che ad ogni cambio cliente.
In riferimento al sevizio della prima colazione (chiamata da alcuni anche piccola colazione) va detto che bisogna garantire la sicurezza dei prodotti che vanno somministrati. La legge vieta la somministrazione di prodotti fatti in casa- come ad esempio una torta- ed impone solo cibi confezionati.
A questo si aggiunge una notifica sanitaria relativa alla sicurezza alimentare dei cibi messi a disposizione degli ospiti che va presentata all’Asl competente.
I prezzi chi li stabilisce?
Le tariffe sono libere e vanno comunicate al Comune ed all’Atl. Si possono effettuare sconti per gruppi o formule di risparmio. L’importante è rispettarle . Il titolare del B&B rilascia all’ospite una semplice ricevuta di quietanza che attesti l’avvenuto pagamento del soggiorno. Chi sceglie di aprire un B&B vive un’esperienza gratificante che avvicina culture, usi e costumi diversi e ne arricchisce i soggetti che si prestano a questa interazione.
Inoltre costituisce una valida integrazione al bilancio familiare. La sua gestione consente di guadagnare ed allo stesso tempo di avere del tempo libero a disposizione. Una proposta interessante per la donna casalinga divisa tra impegni domestici e famigliari.