Mi prendo la luna (ovunque sia)

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Chi l’avrebbe mai detto, che dopo avere ispirato sogni, poesie, canzoni, quadri, fatto riflettere e gioire, dopo essere stata complice di innamoramenti, dopo tanti rapimenti, chi l’avrebbe mai detto che la luna sarebbe stata usata dall’onorevole Mole’, deputato italiano, per dirci che ““da studi specifici sulla funzione intellettuale in rapporto alle necessità fisiologiche dell’ uomo e della donna risultano certe diversità, specialmente in determinati periodi della vita femminile” e pertanto – questo e’ l’onorevole Codacci -“la donna non può giudicare”, fare il magistrato. (Tutte le dichiarazioni, che non risalgono al medioevo, compresa quella di un futuro Presidente della Repubblica le trovate qui ). Le porte della magistratura le donne le aprirono dopo il ricorso di Rosanna Oliva alla Corte Costituzionale, che diede alle donne il pieno accesso agli uffici pubblici nel 1960: 5 cittadine italiane vinsero il concorso nel 1963 ed entrarono in magistratura nel 1965. Rosanna Oliva oggi è Presidente di Aspettare Stanca. Stanca, davvero: una delle prime donne magistrato, Livia Pomodoro, è stata anche la prima donna ad essere nominata Presidente del Tribunale di Milano: nel 2007, dopo 42 anni, 42 anni, in magistratura.

Cosa vuol dire? Forse che ci sono persone che hanno opinioni bizzarre (e le raccontano in modo bizzarro) ed altre che si impegnano a portare avanti le proprie idee e realizzare sogni, propri ed altrui. Studiano, lavorano, faticano, provano, riprovano e cambiano le cose. E, alcune, nel frattempo si innamorano, allevano figli, fanno la spesa, bruciano la cena, vanno al cinema, si innamorano di nuovo, puliscono sederi, leggono romanzi, stanno in coda, litigano, ridono, stirano, comprano un altro paio di scarpe. Epperò! Non e’ mica difficile, no?

COSA E’ DIFFICILE

A parte scrivere per la festa della donna, l’ottomarzo: un sacco di parole, oggi. “E’ questa la declinazione più frequente dell’indifferenza: si neutralizzano le richieste di cambiamento in un fragore di applausi” – Marco Paolillo sul Sole 24ore del 25.11.12. Cosa e’ più difficile per una donna? Alcune persone, uomini e donne, han voluto rispondere a questa domanda: qui ci sono le loro riflessioni e le loro parole. Quasi unanime l’osservazione “difficile rispondere”. Domanda mal posta, allora, non c’e’ niente di difficile. Per alcune , e’ difficile fare tutto, ricoprire al meglio diversi ruoli, trovare il tempo per se’. Spesso le imprenditrici dicono che no, loro non hanno trovato più difficile aprire un’impresa e farla crescere perche’ donne. Donne capaci possono essere brave imprenditrici, essere brave nel proprio lavoro (almeno) quanto gli uomini capaci. Più difficile il resto, il tenere insieme, lo dicono anche le parole degli uomini che ci vedono divise tra lavoro/casa/figli. E’ una questione questa che torna sempre e tocca tanti aspetti, a cominciare dai servizi pubblici e dall’organizzazione del lavoro. Proviamo oggi a trovare un’altra possibile strada, praticabile subito, adesso.

Se quel tenere insieme fosse anche: fare insieme? condividere con altre persone. Condividere compiti e responsabilità, condividere spazi e tempi, condividere progetti e trovare insieme soluzioni.

Insieme sul lavoro, fare insieme un’impresa, decidere ad esempi oche quando i servizi pubblici mancano o sono carenti, li non ci rassegnamo e proviamo a progettarli e realizzarli insieme, cittadini ed istituzioni. Fra qualche giorno, Roberta Manganelli ci racconterà di come ha sviluppato la sua attività nel mondo della moda. Altre imprenditrici hanno dato la loro disponibilità a condividere e raccontarsi: anche questo e’ un modo per fare insieme.

FIN DOVE SI PUO’ ARRIVARE

251785_edurne_pasaban_dest_2Edurne Pasaban – la prima donna a scalare tutti i 14 ottomila della Terra – dice di se’ “credo di essere una persona fortunata a fare quello che io voglio”. Una persona che non ha fatto alcune cose per farne altre, per vivere la propria passione. La sua definizione dell’estremo e’ questa: che tu scali un ottomila o timbri il cartellino alle 8

qualunque cosa fai, devi sapere qual’e’ il punto dove tu puoi arrivare

Volere. E potere. Conoscersi e mettersi alla prova, senza superare il limite, ma spostandolo man mano, fin che si può. Volere e potere: capacità, possibilità di influenzare gli altri, autorità, potenza decisionale. Quale potere?

NIENTE BUGIE

A volte

le donne al massimo fanno un doppio di tennis – gli uomini riescono a mettere in piedi una squadra di rugby!

Ma cosa vuol dire squadra? Risolvere, anziche’ parlarne. Trovare il modo per risolvere i problemi e sfruttare le occasioni, senza dire toccava a te, a me, a lui: e’ il risultato che conta, per tutti. E ricordarsi, sempre, che

non si può dire all’avversario passami una palla facile.

Lo spiega un allenatore, secondo alcuni un bravissimo allenatore, Julio Velasco, qui. E anche per lui

non ci sono cose facili o difficili. Ci sono cose che sai fare o che non sai fare

BE DIFFERENT

La cosa più difficile e’ rispettare ed affermare la propria differenza, la propria verità –

rispettare l’altro non cedere alle certezze e rassicurazioni del così fan tutti, alle consuetudini, alle convenzioni….rispettare il valore della differenza, non solo di genere.

Ci ha detto un’amica. Essere unici e’ un valore e deve essere considerato tale. La cosa bella e’ che vale per tutti, nel senso che dà un vantaggio a tutti: ai singoli e alla collettività.

E si, vale anche nella vita d’impresa: avere capacità distintiva. Saperla comunicare. Tra l’altro, la prima lezione di marketing di solito e’ “copiare, nella comunicazione, non rende mai”. Ma non basta: esplorare, non fermarsi, cercare nuovi bisogni e nuove soluzioni, immaginare il domani.

Rispettare gli altri, le persone che lavorano con noi , fornitori e clienti. Anche se gli altri fanno diversamente. Ivanhoe Lo Bello, imprenditore siciliano che si e’ impegnato molto in questi anni per pretendere ed ottenere il rispetto delle regole, chiedendo a tutti di dire NO, ha usato proprio queste parole “combattere la mafia conviene”, rispettare le regole fa bene anche al portafoglio.

THINK DIFFERENT

Un’osservazione molto interessante mette in evidenza i legami fra cultura e rispetto

Il deficit culturale della nostra Italia, “sì bella e perduta”, è ancora gravissimo: non c’è rispetto per le donne come non c’è adeguato rispetto per l’ambiente, per le risorse culturali, per il bello immateriale e non profit

E così capita anche che siano le donne a farsi trascinare da modi di pensare generati da un’incultura di fondo, che per ignoranza e timore non sa capire che le differenze e’ ricchezza, umana ed economica. Questa può essere la cosa più difficile

liberare sé stesse da una visione maschilista

Come?

Un certo tipo di “culturismo” si combatte con la cultura. In tutte le sue forme: educazione al bello, apprendimento, conservazione e valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio “storico” – che vuol dire musei e ville e giardini e storia del lavoro e delle produzioni, paesaggi, fatiche e sacrifici, sviluppo della creatività, innovazione. Cultura d’impresa, diffusione di esempi positivi. Cultura della legalità. Rispettare le regole, semplicement,e e farle rispettare.

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Ce lo ricorda ad esempio Letizia Battaglia, fotografa italiana che si definisce così

mi prendo il mondo ovunque sia

Sua e’ questa famosa foto di Rosaria Schifani, vedova di Vito, ucciso a maggio di 21 anni fa.

QUATTRO PROPOSTE SEMISERIE PER L’8 MARZO

  • Niente fiori? Qualche idea era già qui. Oppure andiamo insieme a fare orti e giocare a Montorfano – Somariamente. Regaliamoci o regaliamo biglietti e abbonamenti del festival Tones of the Stones – ideato e realizzato da una donna, Maddalena Calderoni. Andiamo in biblioteca dove ci sono in sacco di eventi e cose da fare.
  • Pensiamo diverso il rapporto con il denaro. Ad esempio, partecipando agli incontri organizzati dall’Associazione Libera del VCO, il programma e la registrazione degli incontri già avvenuti le trovate qui
  • Una borsa, nuova o prestata. una borsetta. Piccola, che ci stiano solo chiavi, portafoglio, telefono, tablet se lo usate, un libro. Si, è un modo per cambiare, almeno per tutte quelle signore che han per borsa una valigia. Dentro ci sono anche, sempre, calzini e biancheria di ricambio per bimbi, pezzi di giochi, merende di emergenza, magari un cerotto o due, biberon, pannolini, ciucci, sonagli, libricini, pennarelli. Sì, di solito c’e’ anche un libro, magari un romanzo, che non si sa mai. Loro, invece, han le tasche: fazzoletto, portafoglio, telefono, chiavi. Salvo che in versione da ufficio, c’e’ la borsa per il tablet . Ecco, viaggiamo leggere, facciamo portare il resto a loro. Almeno qualche volta, come gesto simbolico ma non solo: e’ con l’abitudine, che si cambia
  • se volete scoprire qualcosa di nuovo sulla natura umana, non perdetevi questo – Human Nature

(e forse, potremmo decidere di farci sorprendere qualche volta senza diadema, come la Natura – per parafrasare Emily Dickinson. Non possiamo cambiare il mondo facendo tutto insieme)



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